FINI SI AUTO-IMBALSAMA IN UNA FONDAZIONE E I SUOI TORNANO A CANOSSA DA SILVIO

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Tommaso Ciriaco per La Repubblica

Dopo la batosta elettorale, Gianfranco Fini era scomparso dai radar. Cellulare spento, comunicazioni interrotte e un unico desiderio: staccare la spina per un po'. Inquieti, gli uomini di Fli hanno atteso, mentre un partito precipitato allo zerovirgola e senza più una sede andava spegnendosi. Poi hanno iniziato a pressarlo: "Che si fa? E' tutto finito?".

L'idea dei reduci è di riunire le anime in pena della destra sotto lo stesso tetto. L'ex presidente della Camera ci ha ragionato qualche giorno, poi ha deciso di convocare un'assemblea per l'8 maggio. Sarà lì che comunicherà il suo addio. Affiderà la reggenza di Fli a un triumvirato. E, salvo improbabili ripensamenti, si tirerà fuori dal progetto di destra che alcuni dei suoi vogliono perseguire.

Da qualche settimana, Fini è tornato ad affacciarsi a Montecitorio. Lo fa di buon mattino, per chiacchierare con alcuni dei vecchi compagni di strada. A uno di loro, pochi giorni fa, ha confidato: «Sai, io ho già dato. I miei dirigenti vogliono trattare con i colonnelli dell'ex An. Io non mi metterò di traverso, ma questa non è la mia strada».

La sua strada passa da una pausa di riflessione (non si sa quanto lunga) e dalla voglia di ritagliarsi un ruolo "esterno". «Al massimo mi dedico a una mia Fondazione», ha detto ai suoi interlocutori.

Mentre il Capo sceglie il passo indietro, da qualche tempo i dirigenti di Fli e i reduci aennini che popolano Pdl e Fratelli d'Italia hanno ripreso a confrontarsi. Il motore è Roberto Menia, forse l'ultimo colonnello finiano. Si incontra con Domenico Nania, mentre Aldo Di Biagio parla con La Russa e Rampelli.

Fini lascia fare. Consegnerà il partito nelle mani di Menia, Di Biagio e Daniele Toto. E saluterà tutti con ragionamenti che ha già anticipato ai suoi: «Non voglio essere d'ostacolo. Con me nessuna ricomposizione è possibile, né posso essere l'uomo della riappacificazione ». E, d'altra parte, non considera opportuno costruire qualcosa con gli ex An rimasti nel Pdl, verso i quali il giudizio non cambia: «Hanno tradito la mia fiducia », ripete agli amici.

Se un progetto unitario (senza di lui) riuscisse a vedere la luce, diventerebbe forse un po' più facile siglare un armistizio anche sul patrimonio di An, già al centro di una causa civile avviata da Antonio Buonfiglio. A giugno è convocata l'assemblea dei soci della Fondazione An.
Fini non sarà più della partita. Soprattutto perché il nuovo contenitore potrebbe tornare ad allearsi con il Cavaliere: «E il mio progetto di destra - ha confidato - non è compatibile con quello di Berlusconi».

 

 

Fini e Bocchino davanti ai fotografi Italo Bocchino e Gianfranco Fini Fabrizio Alfano FIni e Menia pescante buonfiglio foto mezzelani gmt GIORGIA MELONI FABIO RAMPELLI LaRussa Ignazio