
FLASH – BRUNO VESPA, LA “SPALLA” DEL GOVERNO MELONI: IL GIORNALISTA IN RAI E' PERFETTO PER DARE…
1- LA RETE DI FINMECCANICA PER I DOSSIER CON I SEGRETI IL CONSULENTE: COSÃ L'AZIENDA PAGAVA I POLITICI
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Potevano contare su una rete «privilegiata» di informatori i dirigenti di Finmeccanica. Uomini ai vertici degli apparati delle forze dell'ordine dai quali avrebbero cercato di ottenere notizie riservate da utilizzare nella preparazione di dossier contro gli avversari. Ma anche politici ai quali versavano tangenti per favorire nomine e appalti. Un fiume di denaro che sarebbe stato gestito in particolare da Lorenzo Borgogni, il responsabile delle Relazioni istituzionali.
Ad accusarlo di essere il «pagatore» è Lorenzo Cola - consulente del presidente della holding Pier Francesco Guarguaglini e di sua moglie Marina Grossi, amministratore delegato di Selex - che dopo l'arresto ha deciso di collaborare con i magistrati titolari dell'inchiesta su episodi di presunta corruzione nella gestione di incarichi e commesse. E ha dichiarato: «Il lavoro di Borgogni era quello di tenere i rapporti con i politici che avevano rapporti con le società del Gruppo. In un'occasione ho portato a Borgogni la somma di 250 mila euro che mi aveva dato Paolo Prudente (direttore generale di Alenia, ndr). I soldi servivano per pagare i politici che avevano nominato i vertici Enav».
LA GUERRA CON TREMONTI
à proprio Borgogni, nella primavera 2010, a parlare al telefono con altri manager di Finmeccanica delle vicende che riguardano il ministro Giulio Tremonti e il suo braccio destro Marco Milanese. I dirigenti sono convinti che sia proprio il titolare dell'Economia l'ispiratore delle indagini che li riguardano. E Borgogni annuncia che entro qualche giorno passerà al contrattacco. Parla della «barca con rate da 20 mila euro al mese», parla della «casa in affitto» così anticipando il contenuto di indagini che diventeranno pubbliche soltanto nei mesi successivi.
Ma soprattutto mostra di conoscere nei dettagli alcuni aspetti della vita privata di Tremonti, le persone che frequenta. E parlando di uno di loro avverte il suo interlocutore: «Io so pure dove sta».
La tensione nei rapporti emerge con chiarezza anche nella telefonata durante la quale il ministro chiede a Guarguaglini chiarimenti circa l'affare Digint, società ceduta in parte all'organizzazione criminale guidata da Gennaro Mokbel. Un'operazione che, dice l'accusa, serviva a creare «fondi neri».
Tremonti: «L'impressione è quella di una società strana, vorrei sapere quante ce ne sono in giro di questo tipo, all'estero con soci strani... à una società strana e autorizza a pensare che non sia la sola, no? Non sto formulando accusa di complicità ».
Guarguaglini: «No, questo l'ho capito».
Tremonti: «Sulla frode fiscale però c'è qualcosa che non gira no?».
CENE E INCONTRI
La rete di contatti dei manager di Finmeccanica è ampia e si concentra spesso sulle relazioni con generali della guardia di Finanza e dei carabinieri. Il capo del settore sicurezza Vincenzo Savino, ex generale dell'Arma, si mostra molto attivo nella ricerca di questi contatti. Attraverso Luca Mantovani, portavoce di Giuseppe Pisanu quando è al ministero dell'Interno, contatta il vicecapo di gabinetto di Tremonti, il generale della Finanza Vincenzo Delle Femmine.
Annotano gli investigatori: «L'incontro avviene il 21 aprile 2010 ed è propedeutico a successivi incontri con i vertici di Finmeccanica». Savino ha contatti con il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, grazie al generale dell'Arma Maurizio Scoppa. E, forse per ringraziarlo, ottiene per il figlio di quest'ultimo una promozione in Elsag Datamat, la società di Finmeccanica dove il ragazzo lavora.
Frequenta il generale Lucio Nobili, comandante interregionale di Sicilia e Calabria, il comandante della Dia Antonello Girone. Sono le intercettazioni attivate dai carabinieri del Ros a svelare i suoi movimenti. Compreso il legame strettissimo con il consulente Cola. E proprio a lui racconta di una cena con il comandante Gianpaolo Ganzer.
Marco Iannilli, il commercialista che ha fatto da tramite tra l'organizzazione criminale che fa capo a Gennaro Mokbel e Finmeccanica, si vanta invece di avere «fonti» interne alla Guardia di Finanza. Nel 2007 parla con Mokbel di alcuni affari con l'Enav.
Mokbel: «Domani incontro Zafarana».
Iannilli: «Zafarana a fine anno, il 31 dicembre, va alla direzione generale, primo Reparto, da quello che so io». Il riferimento è all'alto ufficiale della guardia di Finanza Giuseppe Zafarana, all'epoca comandante provinciale a Roma.
GLI AFFARI LIBICI
Nelle operazioni internazionali Cola ha sempre avuto un ruolo di primo piano. E nel dicembre scorso mette a verbale: «Nel 2008, non sono sicuro della data, Guarguaglini venne convocato a Palazzo Chigi dal dottor Letta e dall'ambasciatore libico e gli fu rappresentata la possibilità che fondi sovrani libici acquisissero quote in Finmeccanica. Guarguaglini il giorno dopo mi rappresentò la proposta e iniziammo a lavorare all'ipotesi.
Si decise di avvisare Tremonti e io andai da lui al Senato nella primavera, estate 2009. L'incontro avvenne nello studio del senatore Andreotti, alla sua presenza, e con l'avvocato Vitali... Alla fine venne preferita l'ipotesi di una Newco che venne costituita anche grazie alla mia attività e per tale ragione venni pagato utilizzando la Print Sistem in Libia».
2- E LE TANGENTI DIVENTANO "ZUCCHINE" COSÃ FINMECCANICA PAGAVA I POLITICI - I VERBALI DEL SUPER-CONSULENTE COLA: "GUARGUAGLINI SAPEVA TUTTO"
Carlo Bonini e Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica"
La Finmeccanica di Pierfrancesco Guarguaglini è stata la "tasca" della Politica. Dal nero creato da alcune delle società controllate dalla holding sono state ritagliate in questi anni le provviste - «le zucchine» - per sedare gli appetiti del Palazzo. «Guarguaglini sapeva». Ma quel termine volgare - tangenti - «era bandito dalle discussioni». Quando si pagava e si truccavano i bilanci, si preferiva dirlo con un più morbido «abbiamo fatto bene i compiti». Il 19 novembre e il 22 dicembre del 2010, detenuto nel carcere di Regina Coeli, Lorenzo Cola, consulente personale e "speciale" del presidente e ad di Finmeccanica apre uno squarcio sul verminaio che i vertici della holding hanno disperatamente tentato di negare prima, di dissimulare, poi.
Svela i retroscena della trattativa tra il nostro Governo e i fondi sovrani della Libia di Muhammar Gheddafi. L´impegno per sostenere l´Ansaldo in un «progetto di centrale» in Iran. Ecco dunque il suo racconto, per come lo documentano i verbali di interrogatorio con il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, ora depositati con la chiusura delle indagini sull´affare "Digint".
BORGOGNI SMISTAVA - Sostiene Cola che l´ufficiale "pagatore" della holding è Lorenzo Borgogni, potente capo delle relazioni esterne. «Il suo lavoro era quello di tenere i contatti con i politici che avevano i rapporti con le società del Gruppo. Da un lato, Borgogni era informato, attraverso i suoi collaboratori, dei politici che chiedevano un colloquio con responsabili vari delle società e, dall´altro, egli stesso li indirizzava a questa o a quell´altra società , a seconda della loro esigenza.
Borgogni era a conoscenza, fin da epoca remota, del sistema di pagamento delle tangenti da parte dei fornitori di "Selex Sistemi Integrati" (controllata di Finmeccanica, al cui vertice siede Marina Grossi, moglie di Guarguaglini ndr). Lui stesso era beneficiario di una parte di queste tangenti. So questo con certezza perché in moltissime occasioni mi è accaduto di parlarne con lui». Borgogni dunque, «paga» e «smista» i questuanti del Palazzo, ritagliando per sé una fetta della torta. Ma Guarguaglini ne è consapevole?
COMPITI BEN FATTI - Dice Cola: «Con il Presidente non avevo mai argomenti specifici di discussione di tale natura, anche perché il suo interlocutore naturale era Borgogni. Nelle nostre conversazioni, tale attività di sovraffatturazione e di pagamento delle tangenti veniva definita "fare i compiti". Locuzione che serviva per definire anche l´attività di "mettere a posto le carte", la contabilità e tutto il resto per evitare che si scoprissero i fatti illeciti che intervenivano. Quando qualcuno incappava in qualche vicenda giudiziaria, dicevamo che "avevano fatto male i compiti". Per altro, tutte le mie attività erano coperte dall´input di Guarguaglini».
FALSE FATTURE - Cola sostiene di non parlare per sentito dire. «Consegnai del denaro in contanti a Borgogni in almeno due occasioni. Tra la fine del 2006 e l´inizio del 2007. Nella prima circostanza, Borgogni mi disse che aveva bisogno di 300 mila euro. E allora dissi a Marco Iannilli (socio di Cola e titolare della "Arc Trade", società che lavorava in subappalto con la "Selex") di procurarseli, attraverso le sovrafatturazioni delle commesse che riceveva. Consegnai il denaro a Borgogni nel suo ufficio, in Finmeccanica. Ed erano soldi destinati a lui per esigenze private».
BUSTE CON I SOLDI - «Nella seconda occasione - prosegue Cola - portai a Borgo-gni 250 mila euro in contanti, che mi aveva dato per lui Paolo Prudente di "Selex". Io mi trovavo infatti in Selex e Prudente mi disse, sorridendo, che gli avrei risparmiato l´incomodo di portare a Borgogni 250 zucchine. Questi soldi gli servivano per pagare i politici che avevano nominato i vertici di Enav. Già un paio di anni prima, infatti, avevo assistito a un´accesa discussione tra Borgogni e Prudente, in cui Borgogni rimproverava Prudente perché diceva che i politici che avevano provveduto alla nomina dei vertici di Enav si lamentavano con lui.
La ragione era che gli amministratori di Enav, al cui pagamento provvedeva Prudente, non riconoscevano poi nulla ai loro referenti politici. Ricordo che in occasione di quella discussione, Borgogni aveva detto a Prudente che doveva rendersi disponibile al pagamento di somme, ogni qual volta ne avesse avuto necessità . Quei 250 mila euro, facevano parte di questo accordo. Ricordo che portai i soldi a Borgogni che si trovava nel suo ufficio con altre due persone. Gli dissi che avevo una busta per lui da Prudente e lui mi disse tranquillamente di entrare. Quindi, mise la busta sulla scrivania davanti a queste due persone».
I FONDI LIBICI - L´uomo che all´inizio di questa storia Guarguaglini giura a malapena di ricordare, ma dalla cui possibile confessione è semplicemente atterrito, tanto che il capo della sua sicurezza aziendale, l´ex generale dell´Arma Vittorio Savino, si affanna in contatti con gli apparati della sicurezza (incontra almeno una volta il comandante del Ros, Giampaolo Ganzer, il generale della Finanza e vicecapo di gabinetto di Tremonti, Vincenzo Delle Femmine, telefona con insistenza all´allora direttore della Dia Antonio Girone per chiedere un intervento sulle indagini della Procura) ha altro da dire. Perché è Cola l´uomo cui Finmeccanica consegna le chiavi delle operazioni politicamente più sconvenienti. A cominciare dall´accordo con i fondi sovrani libici di Muhammar Gheddafi.
Ricorda Cola: «Nel 2008, circa, Guarguaglini venne convocato nel suo studio da Gianni Letta e dall´ambasciatore libico e gli fu presentata la possibilità che fondi sovrani libici acquisissero quote di Finmeccanica. Il giorno successivo, il presidente mi convocò e insieme cominciammo a lavorare all´ipotesi di un ingresso libico all´8 per cento in Finmeccanica. Una percentuale che ci sembrava eccessiva e che nei nostri colloqui venne ridotta al cinque. Dell´ingresso dei fondi sovrani libici informai personalmente il ministro Tremonti nella primavera-estate del 2009.
Lo incontrai a palazzo Madama, nello studio del senatore Andreotti, alla presenza di Andreotti e dell´avvocato Vitali. Tremonti dei libici mi disse di non sapere nulla e comunque suggerì lo strumento della "Newco" per il loro ingresso. La parte operativa venne curata da Amededo Caporaletti, di Agusta, che era in contatto con i libici. Io venni pagato, utilizzando la "Print System" in Libia (società di Tommasso Di Lernia, arrestato per frode fiscale, acquirente a peso d´oro della barca di Marco Milanese e significativamente detto nel giro degli appalti Enav-Finmeccanica "er cowboy"). Guarguaglini sapeva come era stato pagato. Del resto, mi aveva detto di fare come credevo».
ANSALDO IN IRAN - Cola lavora anche per coinvolgere Finmeccanica nella costruzione di centrali nell´Iran di Ahmadinejad. Scrive in un memoriale dal carcere datato 1 ottobre 2010: «In presenza di problematiche di una certa rilevanza, veniva chiesto il mio contributo. Mi sono occupato, ad esempio, della problematica contrattuale che ha coinvolto Ansaldo in ordine alla richiesta dell´Iran di poter costruire una centrale, che poteva essere un ottimo affare per l´Italia e Finmeccanica. Ma con l´Iran ci sono regole internazionali che possono, se gestite male, avere ripercussioni negative». Nessuno sa (Cola non ha elaborato sul punto, né è stato stimolato) se e quale accordo «per il bene dell´Italia» l´uomo di Guarguaglini abbia fatto con gli Ayatollah.
TREMONTI, MAI INCONTRATO COLA...
(ANSA) - "Leggo sui giornali le dichiarazioni del signor Cola Lorenzo secondo cui, nella primavera 2009, l'avrei incontrato a Palazzo Giustiniani nello studio del senatore Giulio Andreotti alla presenza dello stesso Andreotti. E' totalmente falso e facilmente riscontrabile sui passi di Palazzo Giustiniani". Lo afferma in ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in una nota, a proposito degli ultimi sviluppi delle inchieste riguardanti Finmeccanica.
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