IL FICCANASO - LA FIRST LADY ELSA MONTI GIRA CON UN’AUTO BLU CON TANTO DI “TUTELA” (UOMO ARMATO ADDETTO ALLA SICUREZZA). NON È UN BEL SEGNALE SE SI PENSA CHE UNO DEI CAVALLI DI BATTAGLIA DEL GOVERNO È PROPRIO LA LOTTA AI COSTI DELLA POLITICA. E C’È GIÀ CHI RIMPIANGE FLAVIA PRODI CHE ANDAVA A FARE LA SPESA A PIEDI RIENTRANDO A PALAZZO CHIGI CON LE BUSTE DELLA GS IN MANO - ANCHE MONTI HA IL SUO TREMONTI: DUMBO GIARDA - DE BORTOLI CRITICA MONTI (MA SU TWITTER) - L’EGO RICCARDI: “STORICO, È UNA DELLE PERSONALITÀ NAZIONALI DI MAGGIOR SPICCO”….

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Giò Venale per Pocket Parioli

1- LO SCIVOLONE DI ELSA
Lui (il marito presidente del Consiglio) lascia a terra l'Airbus presidenziale per volare con una manciata di collaboratori a Bruxelles su un "piccolo" Falcon 900 da dodici posti; rinuncia allo stipendio da premier e ministro dell'Economia e paga il biglietto se va a una mostra. Lei (la moglie first lady) gira con un'auto blu con tanto di "tutela" (uomo armato addetto alla sicurezza).

Parliamo di Elsa Monti che, un po' a sorpresa visto lo stile morigerato del marito, è stata vista aggirarsi per Roma con l'auto blu, una Lancia Thesis. Sicuramente dietro ci saranno motivi di sicurezza, ma non è un bel segnale se si pensa che uno dei cavalli di battaglia del governo è proprio la lotta ai costi della politica. E c'è già chi rimpiange Flavia Prodi che andava a fare la spesa a piedi rientrando a palazzo Chigi con le buste della GS in mano.

2- ANCHE MONTI HA IL SUO TREMONTI
Pedante, dal carattere difficile e soprattutto estremamente "professorale". Uno di quei tipi che "sanno tutto loro". No, non stiamo parlando di Giulio Tremonti, ma di Piero Giarda, a tutti noto come neo-ministro per i Rapporti con il Parlamento, ma in realtà vero deus ex machina della manovra lacrime e sangue varata da Mario Monti.

Raccontano infatti che sia il 75enne milanese, con studi in economia a Princeton e Harvard, il vero artefice del decreto "salva-Italia" e che l'elegante Vittorio Grilli sia poco più del suo contabile. L'andreottiano (nel senso delle orecchie) Giarda, del resto, ha anche la delega per l'Attuazione del Programma e il governo "tecnico", al di là dell'economia, ha ben poco da attuare.

Che sia lui il vero ministro dell'Economia è diventato a tutti chiaro nel corso della conferenza stampa convocata dopo il varo della manovra, quando si è sentito in dovere di correggere gli "errori" di Grilli, di Corrado Passera e dello stesso Monti. Scena che ha ricordato molto quando Tremonti diede del "cretino" a Renato Brunetta.

3- MENTANA VITTIMA DEI FINTI CINGUETTII DI PASSERA
Sarà perché scambiano il "governo tecnico" per un governo "tecnologico", ma molti sono convinti che i ministri del nuovo Esecutivo usino i social network come negli Stati Uniti, dove persino Barack Obama twitta con il popolo del web. E invece, forse complice l'età media del governo (non proprio bassa), a parte il responsabile della Farnesina Giuliomaria Terzi di Sant'Agata, nessun ministro sembra avere confidenza con le nuove tecnologie.

Nonostante ciò continuano gli scivoloni giornalistici, anche autorevoli. L'ultimo ad inciampare su un finto tweet è stato il navigato Enrico Mentana che, complice un'agenzia poco incline alle verifiche, ha letto un "cinguettio" attribuito a Corrado Passera: "Comprendo il disagio di molti cittadini di fronte ai sacrifici da affrontare, ma la catastrofe incombe e va evitata, anche se costa".

Eppure di indizi per capire che quel profilo non era del ministro dello Sviluppo Economico ce n'era più d'uno: a cominciare dal fatto che il primo tweet postato risaliva a poche ore prima del Cdm che ha varato la manovra. Giorno complicato per debuttare su un social network.

4- EMENDAMENTO DE BORTOLI
Correggere la manovra finanziaria con un tweet. Pochi ci avrebbero pensato, Ferruccio De Bortoli lo ha fatto. Il direttore del Corriere della Sera, il giorno prima del varo del decreto "salva-Italia", ha "postato" sul suo profilo Twitter un'insolita critica al governo Monti: "Alla fine verrà chiamato a pagare il prezzo più alto, ancora una volta, il ceto medio. Soprattutto quello che le tasse le paga tutte". Un chiaro riferimento all'ipotesi di un aumento dell'Irpef, ma soprattutto una vera bacchettata all'indirizzo del premier che del quotidiano di via Solferino era collaboratore. De Bortoli deve aver colto nel segno: l'aumento dell'imposta, infatti, alla fine è sparita dalla manovra.

5- L'EGO RICCARDI
"Andrea Riccardi, storico, è una delle personalità nazionali di maggior spicco". Credeteci o no è questo l'incipit della biografia del neo ministro per la Cooperazione e l'Integrazione pubblicata sul sito ufficiale del governo, anche se nessuno ha ancora capito con quali fondi coopererà e con chi si integrerà il fondatore della Comunità di Sant'Egidio. Quanto alla frase "incriminata", se pensate che sia frutto della piaggeria di qualche funzionario di Palazzo Chigi sbagliate: a fornire i testi delle biografie sono gli stessi ministri.


6- MINISTRI, QUESTI SCONOSCIUTI
Prima i giornalisti che il giorno del primo Cdm assaltano una sconosciuta funzionaria di Palazzo Chigi pensando fosse una "ministra", con lei costretta a urlare alle telecamere: "Io non sono nessuno". Poi i funzionari della Camera, famosi per riconoscere anche l'ultimo dei peones, che si aggirano per l'Aula con il "facciario" dei membri del governo per evitare di far sedere qualcun altro ai banchi dell'Esecutivo.

Ma anche a Palazzo Chigi hanno difficoltà a riconoscere i membri della squadra di Monti: dopo l'incredibile caso di omonimia di Franco Braga, un altro "incidente" ha rischiato di far ritardare il giuramento di Giampaolo D'Andrea. Raccontano che sia stato avvertito della nomina la mattina stessa del giuramento. Allertato da un politico amico, alla fine è arrivato in tempo, ma solo perché si è messo in macchina alle 4 del mattino dalla lontana Basilicata.

 

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