FISCO E PERNACCHIE - ITALIANI NEL MIRINO DELLE ARMI ANTIEVASIONE, MA A PAGARE SONO SEMPRE GLI STESSI - IL “SOMMERSO” VALE 275 MILIARDI, L’IMPONIBILE NON DICHIARATO OSCILLA TRA I 120 E I 150 - MA I FURBI DEL REDDITOMETRO E DELLO SPESOMETRO SE NE STRAFREGANO: LA PRESSIONE FISCALE SU CHI PAGA ARRIVA AL 55% - NON SOLO! 6 VOLTE SU 10 NELLE “LITI” TRA STATO E CONTRIBUENTE HA RAGIONE IL CITTADINO (CON BUONA PACE DI BEFERA)….

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Guido Gentili per "Il Sole 24 Ore"

L'economia sommersa, secondo l'Istat, vale in Italia circa 275 miliardi di euro, e l'imponibile sottratto all'erario ammonta a 120-150 miliardi. Basterebbero queste cifre da sole a confermare che la lotta all'evasione fiscale, per un Paese che su questo terreno colleziona indecorosi record nelle classifiche internazionali, è una necessità. Non bastasse, aggiungiamo che siamo al cospetto di una ferita due volte devastante. La prima: l'altissima evasione, che va a braccetto con l'altrettanto insostenibile pressione fiscale e un debito pubblico debordante, mina l'equilibrio delle finanze pubbliche.

La seconda: si vìola anche per questa strada la concorrenza e la trasparenza dei mercati e, soprattutto, si erode la coesione sociale. I "finti poveri" che possiedono in realtà un aeroplano e magari accedono anche alle prestazioni sociali destinate a chi ha davvero bisogno, sono lo specchio del Paese dei "furbi". Forti in uno Stato debole, opaco, maneggione. Una piaga storica. Ieri il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ha spiegato che sull'intera platea delle famiglie italiane risulta che 4,3 milioni di nuclei, uno su cinque, sostengono spese «non coerenti con i redditi» e circa un milione denuncia redditi «vicini allo zero» a fronte di esborsi «rilevanti e ricorrenti».

Sono dati che fanno riflettere. Dunque, fa bene il governo Monti a considerare la lotta all'evasione fiscale un obiettivo prioritario. E diciamo pure che alcuni degli strumenti più contestati, è il caso del nuovo redditometro, l'esecutivo dei professori li ha trovati sul tavolo. A mettercelo, nel 2010, fu il governo Berlusconi-Tremonti.

Chi ne contesta la logica illiberale da "economia del sospetto" dovrebbe comunque ricordarlo. Con altrettanta chiarezza va però avvertito che la lotta all'evasione (meglio forse sarebbe dire "contrasto") deve rimanere uno strumento utile nella cassetta degli attrezzi dei governi e dell'amministrazione pubblica e non una pistola da puntare contro i contribuenti, cittadini o imprese che siano (e in tanti casi, date le caratteristiche del nostro modello di capitalismo familiare, questi tendono a coincidere).

Il fisco "contro" questa o quella categoria da usare in chiave socio-politica è poi semplicemente un'aberrazione: il contrasto all'evasione non è una guerra ideologica al servizio di ribaltamenti o consolidamenti politici. Messi assieme, redditometro, spesometro (con accluso il Redditest per l'autodiagnosi preventiva) e anagrafe dei conti correnti costituiscono senza dubbio un formidabile strumento anti-evasione. Il suo uso può dare risultati importanti.

A condizione di tenere ben presente alcuni dati di fatto. Siamo in una recessione aggravata dal ricorso a una politica fiscale aggressiva per raggiungere il pareggio di bilancio che, per chi le tasse le paga, si traduce in una pressione effettiva del 55%. I consumi sono in caduta libera e il tono di fiducia generale è basso. Le prospettive di ripresa non sono a portata di mano. La questione fiscale è più che mai attuale. Il Fisco si porta sulle spalle il peso storico di un pessimo rapporto con i cittadini e le imprese. Le centinaia di violazioni dello Statuto del contribuente, dal 2000 ad oggi, ne sono la riprova.

E in troppi casi l'amministrazione ha fatto del suo procedere burocratico (e della presunzione legale come sola bussola), un'arma potente di fronte alle quale tanti si sono arresi. Alcuni fino alle estreme conseguenze. Il contenzioso Fisco-cittadini (871.127 pratiche a fine 2011, le liti durano circa due anni e mezzo e in 6 casi su 10 vincono i cittadini) dimostrano che su questo terreno l'Italia è il Paese più litigioso d'Europa e che il Fisco è più perdente che vincente.

La legge di stabilità attiva dal 2013 il "fondo taglia-tasse" a favore di famiglie e imprese da alimentare con gli introiti frutto del contrasto contro l'evasione fiscale. Novità importante e assai popolare ma da trattare con cura anche perché i "controllori" incassano premi e incentivi se raggiungono i risultati di budget prefissati. In conclusione. Servono prudenza, terzietà, regole eque e trasparenti, comportamenti rispettosi e vero contraddittorio con i contribuenti. Non serve, invece, una crociata che finirebbe, inevitabilmente, per raggiungere i risultati opposti a quelli previsti e auspicati.

 

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