SENZA FUTURO - FINI HA DUE STRADE DAVANTI A SE’: NON CANDIDARSI E TORNARE A CASA A FARE IL BABY SITTER OPPURE UNIRSI DA FIGURANTE ALL’AMMUCCHIATONA PER UN MONTI-BIS - ANCHE METTERSI IN CODA ALL’UDC HA UN RISCHIO: CASINI FLIRTA CON BERSANI E SEGUIRLO SIGNIFICA ALLEARSI CON IL PD - NEL TITANIC DEGLI SFUTURATI, SI SALVI CHI PUÒ: DELLA VEDOVA NAVIGA VERSO MONTEZEMOLO E MEZZOBOCCHINO SPERA IN UN RITORNO AL PDL…

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Paolo Bracalini per "il Giornale"

Candidarsi o non ricandidarsi, pare sia questo il problema di Gianfranco Fini, che sta valutando anche l'exit strategy personale. Esserci (in Parlamento) o non esserci, è invece il problema di Fli, che nei sondaggi viaggia intorno al 2%, quindi sotto la soglia di accesso alle poltrone.

Per Fini, che siede alla Camera ininterrottamente dal 1983 (otto legislature), correre soltanto come leader di Fli comporta l'enorme rischio di restare a casa con la moglie, neo-stilista per bambini privilegiati. Dunque serve una coalizione che assicuri un posto alle sue componenti, e soprattutto ai rispettivi capi e capetti.

IL PDL SI RICOMPATTA CONTRO GIANFRANCO: "IDEA LUNARE"
Anzi una «grande coalizione», idea non proprio nuova che il presidente Fini ricicla sul Messaggero. Quel che ha in mente l'ex delfino del Pdl, dopo l'incredibile flop della sua Fli e l'aborto del Terzo Polo dei moderati, è un «polo riformatore» che ruoterebbe attorno all'Udc (non a caso lo dice sul giornale di famiglia Casini-Caltagirone), ago della bilancia che molti stanno tirando per la giacca.

Ormai a Fini «l'espressione moderati non dice più nulla», perciò, nel tentativo di creare una massa di voti sufficienti a sopravvivere elettoralmente, apre a tutti, «movimenti, associazioni, soggetti sociali», e ai partiti «che si collocano entro il perimetro rappresentato dalla maggioranza attuale», quindi anche il Pd, che però flirta con Casini senza pensare a Fini, costretto al tragico ruolo di corteggiatore tra indifferenti. Un vicolo cieco che dentro Fli addebitano proprio alle scelte sfortunate di Fini e al suo arroccamento nel Palazzo, nella carica di presidente della Camera cui tiene moltissimo ma che lo ha distolto dal partito, già affossato dopo pochi mesi di vita.

Il più finiano dei finiani, il triestino Roberto Menia, lo ha detto in faccia al suo presidente, prendendolo per il bavero della giacca prima dell'ufficio di presidenza. Ecco il colloquio orecchiato da passanti indiscreti. Menia: «Siamo diventati apolidi... Fregatene della presidenza. Smettila di stare chiuso nel palazzo a fare il nobile padrone perché le parolacce che dicono a noi devi sentirle anche tu. I militanti sono incazzati anche con te». Fini: «Tu sei un pessimista cosmico, ma hai ragione a dire che siamo diventati apolidi...».

Un po' di destra ma anche di sinistra, laici ma anche cristiani, patriottici ma anche europeisti, le mille capriole di Fini. Anche il presidenzialismo, una bandiera del Fini presidente di An, è stato abbandonato, come racconta l'ex aennino Massimo Corsaro (vicepresidente dei deputati Pdl) su suo blog: «Dopo avere abbandonato la lotta all'immigrazione clandestina, la tutela della famiglia, la difesa dell'identità nazionale, dopo avere aperto all'ipotesi di future coalizioni con Bersani e compagni, oggi Fini rinnega anche la battaglia per il presidenzialismo.

Lo dimostra il fatto che, causa l'astensione del rappresentante di Fli, la Commissione Affari costituzionali del Senato ha bocciato l'emendamento per consentire agli italiani di eleggere direttamente il Capo dello Stato». Mentre in un manifesto elettorale del 1996 si vede Fini a fianco della scritta: «Chiari e coerenti per il Presidenzialismo». Uno dei tanti ripensamenti dell'ex «fascista del duemila».

Nello stesso Fli gli «apolidi» cercano nuove patrie, magari fuori dal partito. Si vocifera di un avvicinamento dell'area liberista di Della Vedova, una spanna sopra la media finiana, verso Montezemolo. Così come è evidente il ridimensionamento nel partito di Italo Bocchino, cui viene addebitata larga parte degli errori che hanno portato il partito a percentuali microscopiche.

Da qualche mese Bocchino è più tenero col Pdl, che attaccava ferocemente in passato. L'unica via per stare a galla è unirsi in una coalizione che ricandidi Monti, ma che con grande probabilità penderà a sinistra (col Pd). Ma è tutto da verificare se allearsi con gli ex comunisti sia una scialuppa di salvezza o un boomerang elettorale per Fini&Co.

 

GIANFRANCO FINI Casini e FiniELISABETTA TULLIANI CON GIANFRANCO FINI ITALO BOCCHINO GIANFRANCO FINI fini e della vedova mediumPierferdinando Casini e Azzurra Caltagirone Roberto Menia