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LA PRECISAZIONE DI "TRIBOO": “RICCARDO MARIA MONTI NON È FINITO IN ALCUNA INCHIESTA CIRCA MASCHERINE DI ALCUN GENERE E HA LASCIATO ICE DA OLTRE 5 ANNI. PARLARE DI CONFLITTO DI INTERESSE NON HA ALCUN SENSO"
Alessandro Da Rold per "la Verità"
Da più di 2 mesi è sbarcata su Instagram una nuova pagina chiamata «officialbe.it», sintetizzato in «be.IT», che dovrebbe promuovere il made in Italy nel mondo. Ha meno di 2.000 follower (tra cui si notano diversi bot indiani e pakistani), un logo che ricorda i caratteri in voga durante il ventennio fascista e che tra le sue storie invita chi la segue a scegliere la migliore canzone italiana.
A un ignaro utente potrebbe sembrare l'ennesima anonima pagina sul rilancio dell'Italia, in realtà dietro di essa c'è un bando di gara pubblico da 39 milioni di euro aperto nel luglio del 2020 dall'Istituto per il commercio estero (Ice) e assegnato solo nell'agosto scorso. Si tratta per di più di un appalto su cui gravano ben due ricorsi al Tar da parte delle aziende che si sono classificate al secondo e al terzo posto nella graduatoria.
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Lo scorso anno, in piena pandemia, l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (forte del fatto che la Farnesina ha strappato al Mise le deleghe sul commercio estero), annunciavano in pompa magna l'avvio di un bando per rilanciare la comunicazione del made in Italy. L'obiettivo sarebbe stato quello di lanciarlo nello stesso autunno del 2020 in più di 26 Paesi del mondo.
L'idea è quella di sostenere le imprese italiane penalizzate dalla pandemia nella ripartenza dell'export. Non accadrà mai. Tanto che quel progetto, di fatto, non ha ancora visto la luce. Anche perché i tempi si sono subito allungati, tra polemiche, ricorsi e persino presunti conflitti di interessi. Ma andiamo con ordine. A luglio 2020 esce il bando. E pochi mesi dopo, il 21 ottobre, vengono ammessi alla gara dieci operatori economici.
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Viene quindi creata la commissione giudicatrice da parte di Ice, che è stazione appaltante. Pronti via e all'apertura delle buste spunta subito, a detta di alcuni partecipanti, una possibile anomalia. Tra gli operatori che decidono di partecipare ce n'è uno che ha presentato un'offerta con il 56% di ribasso, di gran lunga superiore ai limiti consentiti dal bando stesso.
Ma il candidato con eccesso di ribasso non solo non viene escluso, ma gli viene persino assegnato il bando. Per di più secondo le rimostranze legali di altri due candidati che si costituiscono all'Anac (Autorità anti corruzione), la procedura si sarebbe conclusa in modo del tutto irrituale. Non sarebbero stati ascoltati i ricorrenti, la stessa commissione giudicatrice non avrebbe le competenze.
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Mancherebbe persino una controfirma del relatore alla delibera di Giuseppe Busia, il nuovo numero uno dell'Anac scelto dall'ex governo di Giuseppe Conte per sostituire Raffaele Cantone. Per di più, secondo il parere di alcuni legali le irregolarità sarebbero molteplici. Non riguarderebbero solo l'eccesso di ribasso, ma vi sarebbero anche svariati errori tecnici.
Eppure l'Anac non eccepisce nulla e autorizza Ice a procedere. Ma chi è il vincitore tanto contestato? Pomilio Blumm, una società esperta in bandi pubblici, partecipa alla gara con Triboo, una società quotata in Borsa specializzata nell'e-commerce, che vede come amministratore delegato Riccardo Monti. E qui c'è l'ennesima particolarità.
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Perché Monti - oltre a essere finito in alcune inchieste durante la pandemia per gli appalti sulle mascherine dell'ex commissario Domenico Arcuri - è stato presidente dello stesso Ice dal 2012 al 2016. Tra ricorsi e controricorsi è passato alla fine un anno. Ice firma il contratto il 13 agosto del 2021 e stabilisce un termine al 30 ottobre per presentare la pianificazione e la creatività. Ma c'è ancora ritardo.
Per evitare inadempimenti spunta fuori una campagna teaser semi clandestina in occasione dell'ultimo moto Gp di Valentino Rossi. E compare su Instagram la pagina beIT. Il malumore nel settore però si fa sentire. E anche la politica inizia a rumoreggiare e a fare domande. Così il 21 novembre Di Maio torna a parlare del progetto.
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«Oggi prende avvio in tutto il mondo "beIT", la campagna di comunicazione straordinaria a sostegno del Made In Italy. Si tratta della prima campagna di nation branding mai realizzata per l'Italia». Il web viene inondato di comunicati stampa. Ma la storia non è ancora finita. Perché sulla gara pende un ricorso al Tar su cui il tribunale amministrativo dovrebbe esprimersi il 13 dicembre.
E pensare che, nel 2017, ben 30 agenzie di comunicazione avevano inviato una lettera all'allora numero uno dell'Anac, Raffaele Cantone. Offrivano collaborazione per bonificare il settore degli appalti pubblici in materia di comunicazione.
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Nella missiva veniva sottolineato «il comportamento reiterato di alcuni operatori che fanno del ribasso non un'occasione per mettere in luce la loro capacità organizzativa e industriale ma uno strumento per falsare inequivocabilmente i risultati (abbiamo assistito in questi ultimi mesi a numerosi ribassi di molto superiori al 50)». Nessuno, però, sembra averle ascoltate.
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