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L’OPA DI CONTE SULLA SINISTRA - FOLLI: “IL 'NO' DI CONTE AL 'BELLICISMO' DELL’UE MODIFICA I TERMINI DEL RAPPORTO NELL’ORMAI DISINTEGRATO 'CAMPO LARGO'. I 5STELLE AMBISCONO AD ASSUMERE UNA LEADERSHIP POLITICA NEL CENTROSINISTRA IN BASE A UNA LINEA CHE ROVESCIA LA TRADIZIONE EUROATLANTICA. IL PROBLEMA È CHE QUASI NESSUNO STA CONTRASTANDO QUESTA OPERAZIONE. LA SINISTRA DI AVS, FRATOIANNI E BONELLI, TENDE A CONDIVIDERE IL PUNTO DI VISTA. E IL PD È DIVISO AL SUO INTERNO"
Stefano Folli per la Repubblica - Estratti
A mezza bocca qualcuno nel Pd mormora: «Il congresso è cominciato». Intende dire che il tema della difesa europea (o del “riarmo”, come si ripete con espressione brutale nella sua franchezza) ha aperto il confronto interno, destinato a concludersi non prima che sia fatta chiarezza sulla linea politica in cui si riconosce Elly Schlein, che non è quella del gruppo dei socialisti europei.
Il voto sul piano Von der Leyen ha visto il Pd dividersi tra astenuti e voti favorevoli su di una questione — la politica estera e di sicurezza — fondamentale per definire l’identità della maggiore forza d’opposizione. Fino a poco prima c’erano anche due voti contrari, quelli di Marco Tarquinio e Cecilia Strada, che all’ultimo si sono trasformati in astensione, evitando ulteriori lacerazioni.
IL CAMPO LARGO - MEME BY EDOARDO BARALDI
Peraltro la pressione dei Cinque Stelle sul Pd è notevole e non si prevede una tregua a breve termine. Giuseppe Conte ha scelto, a differenza del Pd, una posizione netta, per quanto spregiudicata trattandosi dell’ex presidente del Consiglio di un Paese membro della Nato. Il suo “no” totale al cosiddetto «bellicismo» dell’Unione modifica i termini del rapporto nell’ormai disintegrato “campo largo”. I 5S ambiscono ad assumere una leadership politica nel centrosinistra in base a una linea che rovescia la tradizione euroatlantica.
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Ora invece la crisi dell’Alleanza Atlantica ha rimescolato le carte. Un movimento come i 5S, privo di radici nella storia del dopoguerra, ritiene di aver individuato il terreno idoneo a risalire la china, riguadagnando parte dei consensi perduti. Certo, il “no” al riarmo assomiglia alle campagne per la pace combattute dal vecchio Pci ai tempi dell’adesione italiana alla Nato e nel periodo successivo, peraltro segnato dallo stalinismo.
GIUSEPPE CONTE - NICOLA FRATOIANNI - ANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - - RICCARDO MAGI - FOTO LAPRESSE
Un’epoca remota, quando dall’altra parte esisteva il Patto di Varsavia. Oggi i 5S si allacciano a quel passato, pur senza dirlo in modo esplicito, e usano un linguaggio molto simile a quello con cui i collaboratori di Putin si rivolgono agli europei. Per cui Conte non nega la prospettiva della difesa comune, ma la colloca in un futuro non precisato, mentre rimuove l’urgenza di uno strumento militare da finanziare in tempi brevi. Il capo dei 5S ha ovviamente il diritto di cercare uno spazio politico dove ritiene di trovarlo.
Il problema è che quasi nessuno sta contrastando questa operazione. La sinistra di Avs, Fratoianni e Bonelli, tende a condividere il punto di vista dei 5S e non da oggi. E il Pd, come tutti hanno visto, è diviso al suo interno proprio nel momento in cui dovrebbe essere compatto di fronte al passaggio più importante della storia recente.
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Oggi il Pd ha avuto l’opportunità di collegarsi a quella tradizione che, appunto, non è “centrista”. Viceversa il maggiore partito del centrosinistra si è diviso e nel gruppo più vicino alla segretaria si è rifugiato nell’astensione. La speranza evidente è quella di recuperare il voto “pacifista” tentato di scivolare verso i 5S. Il rischio è che si tratti di un’illusione. Non il passato, bensì il presente di un’illusione.
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