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1. FRANCIA, SÃ ALL'ESTRADIZIONE. ABLYAZOV VERSO LA RUSSIA.
Paolo Levi per "La Stampa"
Via libera della Corte d'appello di Aix-en-Provence all'estradizione in Russia dell'ex oligarca e oppositore kazako Mukhtar Ablyazov, arrestato a fine luglio nella sua villa del Sud della Francia. «Condannarlo all'estradizione, significa condannarlo a morte», ha tuonato la moglie Alma Shalabayeva, che le autorità italiane espulsero in Kazakhstan a fine maggio, creando un imbarazzante caso politico per il governo. «à una vergogna per la giustizia francese», gli ha fatto eco Madina Ablyazov, una delle figlia dell'oligarca.
I giudici hanno ritenuto ricevibile anche la richiesta di estradizione dell'Ucraina, ma hanno riconosciuto la priorità di quella russa, in quanto i reati commessi da Ablyazov in Russia sarebbero più gravi di quelli commessi in Ucraina. Per Mosca e Kiev, l'ex banchiere ed ex ministro dell'Energia del Kazakhstan è responsabile di frode, appropriazione indebita e altre malversazioni finanziarie, per il suo operato come presidente della Bta Bank, nazionalizzata nel 2009, per evitarne il fallimento.
«La decisione - deplora Bruno Rebstock, l'avvocato di Ablyazov - non fa onore alla giustizia francese: o è molto ingenua rispetto alla parola di due Stati che il mondo intero riconosce come corrotti, o è il segno di una forte dipendenza del potere giudiziario rispetto al potere politico ed è estremamente preoccupante per uno Stato democratico».
Amnesty International lancia un appello alle autorità di Parigi affinché non procedano all'estradizione. «Non solo temiamo che Ablyazov non venga processato in modo equo, ma c'è il concreto pericolo che venga sottoposto a tortura e altre forme di maltrattamenti», avverte l'ong.
La Fondazione Open Dialog, da sempre in prima linea nel sostenere i dissidenti dei Paesi dell'Est, ha diffuso un comunicato nel quale si dice «stupefatta dalla decisione del tribunale». «Il sistema di estradizioni - scrive in una nota - si basa sulla reciproca fiducia che gli stati coinvolti rispettino i diritti umani.
Quando gli stati coinvolti non sono democratici, però, tali assicurazioni non posso essere considerate valide». A dicembre, la procura generale di Aix aveva respinto la tesi di persecuzione politica, sostenuta dai legali di Ablyazov, ed espresso parere positivo sia sulla richiesta dell'Ucraina sia su quella della Russia.
La sentenza è stata invece accolta con soddisfazione da Bta Bank. «Questa è una decisione cruciale - commenta l'istituto - che sosterrà gli sforzi della banca per recuperare 6 miliardi di dollari di asset di cui Ablyazov si è indebitamente appropriato durante il suo mandato da presidente». I legali dell'oligarca cinquantenne hanno già annunciato l'intenzione di ricorrere in Cassazione, il che dovrebbe bloccare l'estradizione almeno fino alla conferma della sentenza.
2. L'OLIGARCA SCOMODO INCASTRATO DALLE MIRE RUSSE
Anna Zafesova per "La Stampa"
Mikhail Khodorkovsky deportato dal Gulag in Germania, Mukhtar Ablyazov sulla strada da Aix-en-Provence verso Mosca (o Kiev) con probabile tappa finale ad Astana. Nella partita politica post-sovietica gli ex oligarchi diventati dissidenti sembrano pedine in un risiko dai contorni oscuri.
Angela Merkel si batte per Khodorkovsky e Yulia Timoshenko, François Hollande preferisce sbarazzarsi di un ospite scomodo, che ha già litigato con la giustizia britannica. Estradarlo in Kazakhstan, con il quale Parigi non ha un accordo, era più difficile, ma i giudici francesi non hanno saputo dire di no alla Russia che si fa carico dei problemi di Nursultan Nazarbaev.
Mosca e Astana hanno tanti interessi in comune, dal petrolio alla guerra agli oligarchi ribelli. Che, nel contesto postsovietico, assumono l'improprio ruolo dei dissidenti. Nelle «democrazie pilotate» l'opposizione vera stenta a nascere, e i dissidenti intellettuali e ideali ormai appartengono alla storia. A ribellarsi ai regimi sono i suoi figli: da Khodorkovsky a Boris Berezovsky, Machiavelli distrutto dalla sua creatura, alla Timoshenko, ad Ablyazov, già una volta rilasciato dal carcere da Nazarbaev dietro esplicita promessa di non fare più politica.
à un grande gioco di potere e soldi, dove gli infedeli pagano per «reati» praticati ogni giorno dai loro colleghi più prudenti. Sono temuti, vuoi per i dossier di cui dispongono, vuoi perché in regimi a «gestione familiare» la defezione di un membro del clan è più importante dello scontento popolare.
Non è un caso che alcuni media russi avevano accusato Ablyazov di voler fare da «cassa» a Berezovsky, compagno di esilio londinese. Ormai squattrinato ma pieno di contatti e know how, avrebbe voluto usare il kazako per un complotto a Mosca, aiutandolo in cambio contro Nazarbaev.
Che peraltro aveva quasi esplicitamente accusato l'ex pupillo di aver finanziato la rivolta operaia a Zhanaozhen, finita due anni fa con 14 morti in piazza, e i politologi russi e kazaki vicini ai rispettivi regimi ipotizzano che Ablyazov agisse per conto dell'Occidente, per trasformare il Caspio pieno di petrolio in una Bengasi che si ribella al dittatore, per poi farne una «Chevronistan».
Sembra di tornare a dieci anni fa, quando il Cremlino, processando Khodorkovsky per evasione fiscale, faceva capire che il suo vero crimine era il voler «svendere» il petrolio russo agli Usa. Ablyazov non è molto diverso, se non per una certa goffaggine nel muoversi all'estero, tra passaporti di Paesi africani e bugie ai giudici di Sua Maestà . Che forse gli sono costati un trattamento diverso da quello che finora i governi europei avevano riservato agli oligarchi in cerca di asilo.
Regalarlo a Nazarbaev per Mosca significa mettere un altro mattone nella Unione doganale, che Putin vuole sulle ceneri dell'ex Urss come alternativa alle tentazioni dell'Ue. Solo ieri Ucraina e Russia hanno firmato un nuovo accordo sulle forniture di gas. Ma ci potrebbe essere un tornaconto anche più immediato: alcuni oppositori kazaki sospettano che Nazarbaev voglia regalare la Bta, la banca che ha tolto ad Ablyazov, al monopolista russo Sberbank.
3. UNA VERGOGNA. MIO MARITO SARÃ TORTURATO
Alma Shalabayeva* per "La Stampa"
Questa decisione è una vergogna per la giustizia francese. Il tribunale ha sostenuto le menzogne che provengono dal regime kazako. Per mio marito, l'estradizione equivale a una sentenza di morte. E se sarà estradato non rivedrà mai più me o i nostri quattro figli. Non potrà avere un processo giusto in Ucraina, o in Russia o in Kazakhstan. Lo tortureranno.
Mio marito Mukhtar ha sacrificato ogni cosa per combattere per la democrazia in Kazakhstan. Il regime vuole distruggerlo. Vogliono uccidere ogni speranza di cambiamento democratico.
La Francia è un Paese democratico. Si dice che la Francia dovrebbe essere una nazione dei diritti umani. La Francia non può aiutare il regime del Kazakhstan a distruggere mio marito.
Quel regime non durerà in eterno, un giorno quella gente si pentirà di aver cooperato con questo regime. Un giorno ci sarà la democrazia in Kazakhstan e tutti in Francia comprenderanno che è stato un errore collaborare con quel sistema.
Ma per mio marito sarà troppo tardi.
* Moglie di Ablyazov
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