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Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Dopo un lungo braccio di ferro con il Vaticano, la Francia cede. Laurent Stefanini non sarà ambasciatore presso la Santa Sede. Ieri è stato trasferito all’Unesco, a Parigi. Il 5 gennaio 2015 il governo francese aveva nominato Stefanini come suo rappresentante in Vaticano per sostituire Bruno Joubert, destinato a rientrare a Parigi alla Corte dei Conti.
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Stefanini è considerato un uomo di eccezionale cultura, nominato capo del protocollo dell’Eliseo da Nicolas Sarkozy e confermato in quel ruolo da François Hollande. Forte dell’esperienza come numero due dell’ambasciata francese in Vaticano dal 2001 al 2005 e poi come consigliere per gli affari religiosi del Quai d’Orsay, Stefanini, 55 anni, cattolico praticante, sembrava il candidato perfetto.
La sua omosessualità, non militante né nascosta, si era rivelata però un ostacolo decisivo: il Vaticano non ha risposto all’indicazione di Parigi, scegliendo un silenzio che equivale al rifiuto. Dal primo marzo 2015 l’ambasciata francese presso la Santa Sede è rimasta priva di ambasciatore.
Qualche mese dopo l’inizio della crisi, il 17 aprile 2015 Papa Francesco ha ricevuto discretamente Stefanini in Vaticano, spiegandogli di non avere niente di personale contro di lui ma anche di non avere apprezzato né il mariage pour tous (le nozze aperte agli omosessuali, ndr) approvato dal governo francese nel 2013 né i metodi dell’Eliseo, che ha cercato di forzargli la mano. L’errore del governo francese è stato dare eccessiva pubblicità alla scelta di Stefanini, considerando l’assenso del Vaticano come una specie di atto dovuto, dato per acquisito.
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La marcia indietro dell’Eliseo è ora imbarazzante, perché quando è stato chiaro che il Vaticano non avrebbe accettato le credenziali di Stefanini, Hollande ne ha fatto a sua volta una questione di principio. Senza mai affrontare direttamente la questione, ha fatto più volte dire al suo entourage che «non stiamo affatto cercando un altro nome. L’ambasciatore designato dalla Francia per la Santa Sede è e resta Laurent Stefanini».
In gioco c’era la difesa di valori inconciliabili: il diritto della Francia di nominare la persona giudicata più adatta per il ruolo senza curarsi del suo orientamento sessuale, e il diritto del Vaticano di accettarla o meno. È l’Eliseo che ha finito per cedere. Resta da vedere se e quando Parigi presenterà un altro candidato per il posto di ambasciatore presso la Santa Sede. Ma intanto il Vaticano ha vinto, perché di sicuro a Villa Bonaparte non andrà Laurent Stefanini.
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