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Amedeo La Mattina per la Stampa
In Forza Italia la chiamano la «strategia win-win». Con o senza il centrodestra Berlusconi vuole sedersi al tavolo della futura maggioranza che uscirà dalle elezioni politiche. Ancora non c' è una data del voto, molto probabilmente si arriverà alla scadenza naturale del 2018. E non si sa nemmeno con quale legge elettorale gli italiani andranno alle urne. Tuttavia il Cavaliere è convinto che, comunque andrà, sarà un successo. Per lui, ovviamente. E non esclude di poter partecipare alle larghe intese con il Pd.
Ma in prima battuta il Cavaliere tenterà di rimettere in piedi il centrodestra che i vari sondaggi danno attorno al 30%, convinto che alla fine Salvini e Meloni limiteranno le loro pretese sovraniste e di leadership. «Se sentono odore di vittoria e di ministeri abbasseranno la cresta», ha detto l' ex premier nelle ultime riunioni riservate. Se poi il leader del Carroccio dovesse «fare i capricci», insistere con la sua «fissazione di candidato premier» con un programma che prevede l' uscita dall' euro, allora dovrà fare i conti con un bel pezzo del suo partito. In caso di rottura non è escluso che Berlusconi chieda al suo amico Bossi di presentare una lista leghista alleata a Fi.
Roberto Maroni e Umberto Bossi a Pontida
Ma il vero problema per Salvini sarebbe Maroni che il prossimo anno, sempre nel fatidico 2018, si ricandiderà alla presidenza della Lombardia. E per essere rieletto avrà bisogno dei voti dei berlusconiani. Questi i ragionamenti che si fanno ad Arcore, «Matteo stia in campana e non scherzi troppo a fare il Trump italiano». Berlusconi è comunque consapevole che il centrodestra, ammesso che si presenti unito come una coalizione, non riuscirà a raggiungere il 40% necessario a conquistare quel premio di maggioranza che consente di governare senza altri alleati.
Quindi immagina l' altro forno, quello del Pd che a sua volta non avrà i numeri tornare a Palazzo Chigi a causa di un sistema proporzionale. «Faremo di tutto per evitare che al governo vadano i 5 Stelle: sarebbe una catastrofe per l' economia italiana», avverte Berlusconi. Insomma, in un modo o nell' altro il Cavaliere si considera vincente. Ma Salvini e Meloni non voglio recitare la parte degli utili idioti di questa «strategia win-win».
La leader di Fratelli d' Italia infatti pone una serie di condizioni per l' alleanza: una di queste è la «clausola anti-inciucio». Il Cavaliere la firmerà? Poi c' è l' altro «elemento dirimente» posto da Meloni, cioè la collocazione europea: «o con l' establishment o con il popolo». E il termine «dirimente» lo usa anche Salvini quanto ai rapporti con la Cancelliera tedesca: «Non si può essere alleati della Merkel in Europa e con Salvini in Italia. Ho tanti difetti, ma sono coerente, spero che altri facciano lo stesso».
Vedremo chi sarà più coerente. Intanto sono questi i problemi che stanno impedendo l' incontro tra i tre protagonisti del centrodestra. Ci sono stati telefonate tra Berlusconi e Salvini in questi ultimi giorni, ma il faccia a faccia è rinviato, deve essere preparato per bene. «Ci vuole un metodo e un merito, altrimenti sono incontri inutili», dicono i pontieri che stanno faticando molto.
Sembra però difficile che il rendez-vous ci sia nei prossimi giorni. Il motivo è semplice. Meloni sabato ha programmato a Roma un convegno anti-Europa mentre al Campidoglio si celebrano i 60 anni dei Trattati europei. Nello stesso giorno Salvini sarà a Lampedusa, per sottolineare il «fallimento» di Bruxelles nel contrastare il fenomeno dell' immigrazione. Il 29 marzo Berlusconi sarà invece al congresso del Ppe, a Malta, accanto alla Merkel e al suo Tajani eletto presidente del Parlamento europeo con i voti dei popolari e grande fan di Angela .
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