
DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI…
Luigi Spezia per ‘La Repubblica’
Anche Franco Frattini aveva riferito delle angosce di Marco Biagi a Claudio Scajola. L’ex ministro della Funzione Pubblica con delega ai servizi segreti aveva parlato al collega ministro dell’Interno del governo Berlusconi del senso di grande insicurezza avvertito dal professore, in un clima di scontro sociale per la sua riforma del mercato del lavoro.
Successe pochi giorni prima che le Br entrassero in azione a Bologna, il 19 marzo 2002. Frattini avrebbe riferito tutto ciò ieri mattina in procura a Bologna, davanti al pm Antonello Gustapane, che con il procuratore Roberto Alfonso conduce l’inchiesta-bis sulla mancata scorta a Biagi, con la gravissima accusa di “omicidio per omissione”.
Quella di Frattini è una nuova testimonianza sul comportamento di Scajola, che in Parlamento dichiarò «non ne sapevo nulla» dei rischi di Biagi e che apre nuove piste di responsabilità nel caso della scorta, revocata nonostante gli allarmi, le sollecitazioni, i rapporti dei servizi segreti. Scajola avrebbe risposto al suo collega di governo e di partito, genericamente, che stava seguendo la faccenda. In sostanza, lo tranquillizzò.
Frattini era già stato sentito dieci anni fa, prima che l’inchiesta venisse archiviata: «Penso e spero che grazie alle nostre testimonianze, grazie alla determinazione che vedo nella procura, si riuscirà ad andare oltre quella triste archiviazione di 10 anni fa», ha commentato ieri. Un’inchiesta dai tempi stretti, come ha confermato il procuratore aggiunto Valter Giovannini: Frattini ha dato «un significativo contributo per comprendere meglio l’accaduto.
La procura prosegue con determinazione e sollecitudine nel proprio lavoro ».
L’ex ministro ha parlato anche dell’allarme ricevuto la sera del 15 marzo da Stefano Parisi, allora direttore di Confindustria, che allertò poi il 16 direttamente Scajola. Se allora Frattini disse a Repubblica che Parisi al telefono non parlò di Biagi, ieri ai cronisti ha confermato invece che «certo», Parisi gli parlò di Biagi.
«Ma io avevo fatto dei passi già prima», ha aggiunto. Chiamò i ministeri per avere i nomi di possibili obiettivi Br, secondo quanto andavano sostenendo i servizi segreti: «Abbiamo fatto quello che si doveva fare. Ora sono emersi dei fatti che dimostrano come forse si può arrivare all’individuazione di responsabilità. E io me lo auguro».
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