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Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
All' inizio dell' anno, nei giorni del peregrino mini- boom della Spd, Martin Schulz spiegò a Paolo Gentiloni che il suo partito era «il cimitero dei vicecancellieri e ministri degli Esteri». Un modo per segnalare che se avesse perso la corsa per la cancelleria ma incassato un buon risultato, la Spd avrebbe chiesto il ministero delle Finanze, nel caso di una riedizione della Grande coalizione. Adesso che i sondaggi li danno attorno a un magro 23%, i socialdemocratici sono diventati più cauti.
E nel frattempo hanno un avversario, i liberali della Fdp, che puntano allo stesso ministero, se Angela Merkel dovesse preferire un' alleanza con loro. Ma questa ipotesi, secondo una fonte, potrebbe indurre la cancelliera ad avocare a sé le deleghe sulle politiche europee. Il rilancio dell' eurozona annunciato da mesi con la Francia di Emmanuel Macron è troppo importante, per Merkel, per essere sabotato da un partito "falco" come la Fdp.
Lo sfrattando, Wolfgang Schaeuble, osserva la grande agitazione attorno alla sua poltrona con ostentata tranquillità. A 75 anni, il vecchio leone cristianodemocratico si candida per la tredicesima volta per il Bundestag, dove siede dal 1972 (è di gran lunga il gran veterano). È ovvio che non si accontenterà, come rivela una fonte della Cdu di primo piano, della presidenza del Bundestag.
Tuttavia le trattative per il prossimo governo potrebbero protrarsi per mesi, come l' ultima volta, e il suo sarà indubbiamente il dicastero più ambito.
L' uomo che è stato, di fatto, una sorta di vicecancelliere, soprattutto in questi ultimi quattro anni di acuta crisi europea, si comporta come se dovesse e potesse continuare a fare esattamente quello che ha fatto finora. Anche perché da gennaio si comincerà a entrare nel vivo di un progetto in cui anche lui crede molto, ossia la riforma dell' eurozona. E dalla sua, Schaeuble ha anche gli indici di popolarità alle stelle, da anni.
Ma per capire cosa succederà in futuro, non si può prescindere dal ricordare qual è il rapporto tra Merkel e Schaeuble.
Di recente, il ministro delle Finanze ha raccontato, ad esempio, di aver ispirato l' idea dell' accordo europeo con la Turchia sui profughi. Un indizio importante del legame con Merkel, che in passato non ha nascosto di consultarsi con lui prima di molte decisioni importanti.
Ed è indubbio che sulla politica europea, il duo abbia avuto sempre avuto saldamente in mano la regia tedesca in Europa. Quello della Grecia è forse il dossier su cui si sono registrate le tensioni maggiori, tra la "lavatrice", come i berlinesi chiamano l' edificio della cancelleria, e la Wilhelmstrasse, l' austero palazzo che ospitò negli anni più bui la Luftwaffe, il ministero dell' aviazione nazista.
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Il "falco" della crisi greca, colui che è unanimemente considerato il padre dell' austerità, portò al Consiglio europeo del 2015 la terribile proposta di escludere Atene per cinque anni dall' euro. Come ha ricordato il quotidiano Faz di recente, la differenza tra lui e Merkel è che Schaeuble considerava la Grecia come un arto infetto, che avrebbe rischiato di uccidere l' eurozona. Merkel, invece, temeva l' effetto domino. Sempre a quel fatidico summit a Bruxelles, la cancelliera si fece convincere da Hollande e Renzi a tenere dentro la Grecia. Per fortuna.
L' uomo che nel 2014 ha messo a segno il primo pareggio di bilancio tedesco dal 1969, ha un rapporto complesso con Merkel. Schaeuble non nasconde di essere "scomodo", come ha ammesso più volte. Lo è stato sulla Grecia, sulla Bce - altro dossier su cui ha incrociato le spade più di una volta con la cancelliera - o sull' immigrazione.
Ma proprio durante la gravissima crisi dei profughi, Schaeuble dimostrò l' altra sua caratteristica tipica: la lealtà.
Nel burrascoso 2016 delle cinque elezioni regionali perse clamorosamente dalla Cdu/Csu e dei primi attentati islamici in Germania, il partito in rivolta cominciò a fare apertamente congetture su una sostituzione di Merkel con il suo ministro più importante. Lui non fece nulla per favorire quello scenario, anzi, fece sapere che la sua lealtà contava più delle aspirazioni personali - mai nascoste - a fare il cancelliere.
E certo non era in debito, con Merkel.
Nel 2004, lei gli sbarrò la strada per la presidenza della Repubblica, preferendogli Horst Koehler. In anni più recenti, però, durante una delle fasi più buie della crisi dell' euro, il ministro finì in ospedale per settimane e fece sapere alla cancelliera, per senso di responsabilità, che avrebbe lasciato. Lei non si limitò a chiamare Schaeuble, telefonò anche a sua moglie Ingeborg. Per dire a entrambi che no, che mai avrebbe potuto rinunciare al suo ministro delle Finanze.
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