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Filippo Santelli per la Repubblica
conte xi jinping putin al sisi
Dal palco del mastodontico centro nazionale dei congressi, celebrando i sei anni della Via della seta, il presidente Xi Jinping la promette migliore: «Verde, multilaterale, sostenibile, zero corruzione » . Nessun progetto egemonico, nessun cantiere capestro. E l' Italia, che un mese fa ha aderito al grande piano di infrastrutture cinese, nonostante i mal di pancia di Washington e Bruxelles, ora è pronta a vidimare anche questa svolta. Oggi, al termine del forum- show sulla Belt and Road, Giuseppe Conte firmerà la dichiarazione congiunta con gli altri 36 capi di Stato e di governo partecipanti.
Sette esponenti della "periferia" europea, come Grecia e Ungheria, molti Paesi in via di sviluppo, altri Stati non proprio di diritto come Egitto e Russia: nel gruppo Roma è l' unico membro del G7 e fondatore Ue. « Nel testo ci sono tutti i principi richiesti dall' Italia - rivendica il premier mostrando un foglio pieno di sottolineature - dai diritti umani, alla trasparenza, alla sostenibilità». Ma sulla reale volontà della Cina di rispettarli molti analisti restano scettici. Mentre i benefici per le nostre imprese, in termini di affari, continuano a essere limitati: l' unico accordo previsto in questi giorni è quello tra Italgas e State Grid.
Il bilancio dell' amicizia con Pechino insomma resta fermo ai 2,5 miliardi di intese chiuse con Xi a Roma, contro i 40 miliardi incassati da Macron poche ore dopo a Parigi. Qualche giorno fa era stato lo stesso Conte ad augurarsi di essere accompagnato in Cina da una nutrita delegazione di aziende, per battere sul ferro caldo. Non ne è arrivata quasi nessuna. « Questo appuntamento è eminentemente politico » , ha replicato a chi glielo faceva notare. Si lavora per organizzare una nuova missione di sistema prima dell' estate.
Dal punto di vista politico, il trattamento verso l' Italia è da ospite d' onore. Stasera Conte avrà una cena con Xi, nonostante la sua fittissima agenda, domani un incontro bilaterale con l' omologo Li Keqiang.
Questo Forum però conferma anche l' immagine di un' Italia che, nell' esporsi verso la Cina, si è allontanata dagli alleati storici. Gli Stati Uniti hanno mandato solo funzionari, gli altri big Europei come Germania, Francia e Regno Unito dei ministri: nessuno di loro firmerà il comunicato finale. Il responsabile tedesco all' Economia, Peter Altmaier, ha detto che «per i grandi Stati europei gli accordi con la Cina vanno implementati insieme» , e non, come l' Italia, « con intese bilaterali » .
xi jinping giuseppe conte a villa madama
« Il nostro memorandum mostra che siamo l' avamposto dei principi europei - ha ribattuto Conte - gli altri possono venire dopo con tranquillità » . Resta il dubbio sulla reale volontà di Pechino di rispettare quei principi lungo la Via della seta. Il rischio è che stia solo cercando di arginare le critiche internazionali: «Xi ha toccato i "punti giusti" nel suo discorso - dice Steve Tsang, direttore del Soas China Institute di Londra - promesse troppo buone per essere vere. La Belt and Road è disegnata per beneficiare prima di tutto la Cina».
XI RASSICURA GLI ALLEATI SULLA VIA DELLA SETA "NON FINIRETE NELLA TRAPPOLA DEL DEBITO"
Francesco Radicioni per la Stampa
Mentre non si fermano le critiche degli Stati Uniti e si acuiscono le divisioni europee sull' iniziativa cinese di nuove vie della Seta, Xi Jinping ha assicurato che Pechino seguirà un approccio più trasparente e inclusivo nel portare avanti il piano che dal 2013 è al centro della diplomazia della Repubblica popolare. Parlando davanti a migliaia di delegati provenienti da 125 Paesi e riuniti a Pechino per il secondo forum sulla Belt and Road, Xi ha promesso che l' iniziativa che punta a riscrivere le rotte della globalizzazione attraverso massicci investimenti in infrastrutture sarà «una cooperazione aperta, verde, pulita» con «zero tolleranza per la corruzione».
Promettendo «standard più alti» e meno opacità, Xi Jinping ha voluto tranquillizzare gli ospiti internazionali su sostenibilità finanziaria e impatto ambientale del piano. «Dobbiamo assicurare - ha detto il leader cinese - la sostenibilità fiscale e commerciale di tutti i progetti così che possano raggiungere i loro obiettivi». Rispetto al primo summit sulla Belt and Road del 2017 - quando in molte capitali si guardava con ottimismo agli investimenti in strade, porti e ferrovie come un modo per rilanciare il commercio globale tra Asia, Africa e Europa - oggi sono sempre di più i Paesi coinvolti dove cresce la preoccupazione per «le trappole del debito».
Malesia, Pakistan e Maldive Due anni fa lo Sri Lanka ha dovuto cedere alla Cina il controllo del porto di Hambantota visto che il governo di Colombo non era in grado di ripagare il debito con la Repubblica popolare. Diversi Paesi hanno sospeso o rinegoziato progetti infrastrutturali per timori sulla loro sostenibilità, mentre sono state proprio le preoccupazioni sui rapporti con la Cina a condizionare le recenti elezioni in Malesia, Pakistan e Maldive. «La Belt and Road non sarà un club esclusivo», ha assicurato il leader cinese, stigmatizzando le critiche secondo cui i progetti lungo le vie della Seta favoriscono solo le imprese della Repubblica popolare e legittimano le ambizioni egemoniche di Pechino.
Xi ha detto di «dare il benvenuto a istituzioni finanziarie di diversi Stati per investire e finanziare i progetti della Belt and Road, incoraggiare la cooperazione in mercati terzi e raggiungere benefici comuni». Il governatore della banca centrale di Pechino ha detto che finora la Cina ha finanziato progetti con 440 miliardi di dollari. Tra i trentasette leader riuniti a Pechino per il forum sulla Belt and Road c' è Vladimir Putin, il primo ministro pakistano Imran Khan, i leader dei dieci Paesi dell' Asean: da Aung San Suu Kyi al primo ministro cambogiano Hun Sen.
Se nessuno è arrivato da Washington per il summit, Germania, Francia e Gran Bretagna hanno invece mandato nella capitale cinese delegazioni di livello ministeriale. Da ieri a Pechino c' è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte - l' Italia è stato il primo Paese del G7 a firmare un memorandum sulla Belt and Road - che ha ribadito che la Cina rappresenta una «grande opportunità» per le imprese del nostro Paese. «C' è grande attenzione della Cina nei confronti dell' Italia - ha spiegato il premier -. Questo passaggio ci consente di porre le basi per migliori condizioni di accesso». Conte ha avuto un colloquio con Ren Zhengfei, fondatore del colosso cinese Huawei, anche se - ha chiarito il premier - sul 5G l' Italia è «ben attenta che non ci siano azioni predatorie». Rispetto alla nuova tecnologia, «la posizione italiana è molto più prudente di quella dell' Ue». Conte ha chiesto che «vengano assicurati standard di sicurezza massimi di protezione dei dati a qualsiasi azienda si cimenti nel 5G».
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