DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Gorra per “Libero Quotidiano”
L’operazione Farnesina parte come peggio non si potrebbe. Il progetto di Matteo Renzi di operare la sostituzione di Federica Mogherini (che oggi entra ufficialmente incarica nel ruolo di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea) piazzando alla guida del ministero degli Esteri la solita figurina è andato a sbattere contro Giorgio Napolitano.
Succede intorno all’ora di pranzo,quando il premier sale al Quirinale per quello che nelle intenzioni doveva risolversi in poco più di un passaggio formale e che invece si rivela essere il primo round di uno scontro destinato a durare ancora.
Il nulla di fatto viene sancito dalle comunicazioni ufficiali e ufficiose che vengono diffuse ad incontro concluso: «Giro di orizzonti», «primo scambio di opinioni », «confronto a tutto campo » e via col resto del prontuario beneducato che in politica si usa quando c’è da nascondere le asperità sotto al tappeto.
E di asperità ce n’è quanta se ne vuole. Che la distanza tra Renzi e Napolitano sia siderale lo si capisce da subito. Il nome presentato dal premier, infatti, è quello di Lia Quartapelle, deputata trentaduenne alla prima legislatura e dal curriculum prossimo all’inconsistenza.
Se la signorina in questione soddisfa ampiamente i requisiti del renzismo - giovane e donna onde far bella figura con l’opinione pubblica, inesperta e di scarso peso onde non fare ombra al premier - lo stesso non può dirsi per i paletti cari a Napolitano. Il quale già non vede di buon occhio il metodo del premier di circondarsi di ministri dallo spessore non eccezionale, ma che per i dicasteri-chiave (e la Farnesina, agli occhi del capo dello Stato è il ministero più importante che ci sia) non tollera avventurismi o scelte giudicate troppo sottogamba.
Così, la proposta di nominare ministro la Quartapelle viene bruscamente rispedita al mittente, e stessa sorte tocca poco dopo al piano B del capo del governo: Marina Sereni, che vanta sì maggiore esperienza (sia parlamentare sia di conoscenza della materia) rispetto alla prima scelta, ma che per Napolitano non offre sufficienti garanzie. Ci vuole altro che un posto di responsabile esteri dei Ds (incarico che peraltro risale a quasi quindici anni fa) per fare un buon ministro degli Esteri. Respinte le proposte di Renzi, il presidente della Repubblica avanza la propria.E qui la distanza con Renzi, se possibile, aumenta ancora.
Per Napolitano, infatti, l’unica opzione sensata è la promozione di Lapo Pistelli. Viceministro sia con la Mogherini sia con la Bonino, gran conoscitore dei dossier e della macchina ministeriale e persona dalla riconosciuta esperienza nel campo delle relazioni internazionali, Pistelli offre il mix di competenza e continuità che al Quirinale viene ritenuto fondamentale onde evitare di dovere ripartire da zero in un settore cruciale come quello della politica estera.
Il problema è che Renzi di Pistelli non vuole nemmeno sentire parlare: tra i due sussistono vecchie ruggini (il premier aveva mosso i primi passi in politica facendo l’assistente proprio di Pistelli a Firenze, e la sua ascesa al vertice era cominciata battendo l’ex mentore alle primarie per il candidato sindaco del capoluogo toscano nel 2009), e di promuovere il nemico non se ne parla.
Per uscire dal braccio di ferro si potrebbe virare su Elisabetta Belloni: ambasciatore ex capo dell’Unità di crisi ed attualmente capo del personale, la signora garantisce il bagaglio di competenze tecniche che Napolitano giudica imprescindibile.
Se il capo dello Stato sarebbe disposto a sacrificare Pistelli per la Belloni, però, lo stesso non può dirsidi Renzi, che poco si fida del profilo integralmente tecnico di costei. E se la faccenda non si sblocca?
Allora c’è la carta fine del mondo. Ieri sera, infatti, nel toto-Farnesina ha iniziato a girare il nome di Giuliano Amato. Nome che, a dare retta ai soliti boatos, sarebbe stato messo in circolo proprio per fare pressione su Renzi e per suggerirgli che, a tirare troppo la corda, rischia davvero di ritrovarsi spalle al muro di fronte ad un’offerta cui non si può dire di no. Uomo avvisato,mezzo salvato.
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