DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1- LA TELEFONATA TRA BRUNETTA E BERNARDO IOVENE DI "REPORT"
http://www.corriere.it/inchieste/reportime/
2 - FACCI E IL BRUNETTA FREGATO: COSÃ LA GABANELLI L'HA GABBATO
Filippo Facci per "Libero"
Il giornalista Bernardo Iovene (Report) ha telefonato a Renato Brunetta e, solo dopo i sospetti di quest'ultimo, ha confessato che la telefonata era registrata. Brunetta s'è incazzato («à lecito che un giornalista del servizio pubblico chiami al cellulare un parlamentare e registri la telefonata senza avvertirlo?») e Iovene ha fatto il paraculo: «Ma io gliel'avrei detto... se mi lascia il tempo». Morale: hanno messo la telefonata online, come a dire: ci siamo comportati bene, controllate.
Ma non è vero, e la pubblicazione è un autogol. Primo: non ci crede nessuno che Iovene gliel'avrebbe detto, e Report ha già trasmesso telefonate integrali in cui nessuno avvertiva di niente. Secondo: Milena Gabanelli ha scritto che «il giornalista della carta stampata riporta per iscritto, quello della tv trasmette la registrazione: l'interlocutore è libero di rispondere o no».
Ma non è proprio così: se un giornalista della carta stampata incontra un tizio, quest'ultimo non penserà immediatamente che l'intero incontro (da «buongiorno» in poi) possa finire nero su bianco. In genere si avverte. Brunetta non ha risposto, ma l'hanno pubblicato lo stesso, e la ragione per cui era stato contattato (le pensioni) è passata in secondo piano: anche perché hanno appreso che le informazioni che cercavano «sono tutte sul sito della Camera». Evidentemente non cercavano quelle: cercavano il casino. Hanno trovato Brunetta.
3 - BRUNETTA NON CI STA: «CARA GABANELLI , FANTASTICO TEAM: à QUESTO IL MODO DI LAVORARE?»
Lettera di Renato Brunetta al "Corriere della Sera"
«La dottoressa Gabanelli si dà una doppia zappata sui piedi. La prima riguarda il metodo di fare giornalismo, e le immagini parlano eloquentemente; per la seconda basta leggere attentamente la ricostruzione degli eventi. Tutto ha inizio lo scorso venerdì, 2 marzo, quando alle ore 10.30 del mattino una certa Chiara, che dice di lavorare per Report, mi chiama - senza fornirmi, rifiutandosi più volte, il suo cognome - per avere conferme sul mio reddito Inpdap. I miei redditi e il mio patrimonio, come dico alla stessa Chiara, sono pubblicati sul sito della Camera dei deputati dal 2008. Ma evidentemente al team della Gabanelli non interessa la trasparenza. E così lunedì mattina, 5 marzo, alle ore 11.00 ricevo una nuova telefonata»
Questa volta l'interlocutore ha un nome e cognome: Bernardo Iovene. Il motivo della chiamata è sempre lo stesso. Ma questa volta - come si può vedere e sentire chiaramente nel video pubblicato da Corriere.it - alle domande il giornalista aggiunge il comportamento assolutamente scorretto che nessuno dovrebbe mettere in atto, soprattutto se del servizio pubblico.
Registrare una telefonata senza prima avvertire l'interlocutore è legalmente e deontologicamente lecito? Perché Iovene non lo dice subito e aspetta che sia io a scoprirlo? Bel modo di fare informazione. Per quanto riguarda il merito, invece, la dottoressa Gabanelli e i suoi collaboratori, i quali si guardano bene dal distinguere le diverse tipologie pensionistiche vigenti prima della riforma Fornero, dovrebbero studiare di più.
Io, al pari di parecchi milioni di italiani, mi sono legittimamente avvalso del trattamento di anzianità e delle regole che consentivano l'uso al momento in cui sono andato in quiescenza nel 60esimo anno di età (se fossi ancora in aspettativa per motivi parlamentari magari mi avrebbero accusato di occupare arbitrariamente un posto di lavoro).
L'innalzamento da 60 a 65 anni per le dipendenti delle pubbliche amministrazioni - introdotto nel nostro ordinamento su impulso dell'Alta Corte di Giustizia della Ue - riguardava la pensione di vecchiaia e il suo allineamento con quella dei lavoratori maschi. Tanto che, avendone i requisiti anagrafici e contributivi, nessuno ha impedito, prima della riforma voluta dall'attuale Governo, alle dipendenti pubbliche di andare in pensione di anzianità all'età in cui sono andato io, o anche prima.
Fatta tara dell'ignoranza, al favoloso team difetta anche la logica: visto che si è elevata l'età per le donne, parificandola a quella degli uomini, e visto che non sono una donna, se sono andato in pensione prima è evidente che ciò è avvenuto in base ad un diritto riconosciuto paritariamente a uomini e donne. Dal che deriva che il presunto scandalo, o la supposta contraddizione, alberga solo nelle selve oscure della loro confusione mentale.
Fornirò alla Gabanelli e ai suoi un mio testo di economia del lavoro in modo che possano approfondire al meglio queste materie, ed evitare così ulteriori brutte figure. Naturalmente resto a loro completa disposizione per i chiarimenti. Intendo quelli sul testo di economia, da paziente professore, perché quelli sui miei redditi erano esaustivi fin dal primo istante. Anzi, per essere precisi, fin da qualche anno prima che mi chiamassero».
RENATO BRUNETTA RENATO BRUNETTA LITIGA CON PAOLO ROMANI milena gabanelli jos57 filippo facci
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