DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
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I ballottaggi per eleggere i sindaci Roma e Torino si avvicinano e qualche briciola di sondaggio trapela. Nella capitale, Roberto Gualtieri sarebbe avanti di 7 punti rispetto a Enrico Michetti. Sotto la Mole, il candidato del centrosinistra Lorusso è di poco avanti rispetto a Paolo Damilano, in quota centrodestra.
Se il Pd dovesse fare filotto e vincere, dopo Milano, Napoli e Bologna, anche Roma e Torino, diventerebbe problematico contenere il debordante entusiasmo di Enrico Letta. Il segretario dem già gongola per il successo del primo turno e pregusta un "trionfo": "Siamo tornati in sintonia con il Paese". Prima di dare fiato alle trombe, Enrichetto dovrebbe dare un'occhiata alle rilevazioni in mano ai sondaggisti, Alessandra Ghisleri in testa, che continuano a dare il centrodestra vincente a livello nazionale.
Le amministrative hanno una specificità che le rende altro dalle politiche e la tornata 2021 è stata caratterizzata da una serie di eventi che ha favorito il Pd: l'autodistruzione dei sindaci 5stelle (Raggi, Appendino), la parabola discendente del M5s, la divisione nel centrodestra, la presentazione di candidati avversari di basso profilo. Unendo il tutto a un'astensione record, si capisce bene perché Letta non possa stappare lo champagne. Meglio volare basso.
Nel Pd farebbero bene a dedicarsi all'architrave decisivo per i futuri assetti del Sistema: la legge elettorale. Sul tavolo c'è la delicata transizione dal maggioritario al proporzionale. Oggi, con il premio di maggioranza in palio, Salvini, Meloni e Berlusconi sono condannati a stare insieme per vincere. Una legge elettorale proporzionale andrebbe a scardinare la rigidità delle alleanze aprendo scenari inaspettati. Berlusconi, ad esempio, potrebbe mollare al loro destino i populisti e traghettare il suo partito altrove, magari nel contenitore centrista cui lavora Carlo Calenda. Il Cav, sdoganato a sinistra da Prodi in giù, avrebbe anche la libertà di appoggiare nel 2023 un governissimo con il Pd, in stile Grosse Koalition tedesca.
Salvini non sarebbe più vincolato all'asse mal-destro con Fratelli d'Italia e avrebbe le mani libere per giocare una partita di alleanze più ampia, con la supervisione di Giorgetti e dei governisti della Lega. Il proporzionale andrebbe bene anche ai riformisti del Pd che non vedono l'ora di liberarsi dell'abbraccio mortifero dei grillini. Persino Conte e Di Maio, ora che i voti 5stelle scarseggiano, sarebbero a loro agio in uno scenario parlamentare più "aperto", dove persino un Movimento al 10% potrebbe essere rilevante.
Contrarissima Giorgia Meloni: con una nuova legge elettorale, finisce all'angolo e non tocca più palla. Non a caso la "Ducetta" sogna di spedire Draghi al Colle per andare a votare con l'attuale legge elettorale. Scettico anche quel falco di Enrico Letta, fissato con il bipolarismo e ideologicamente contrario al sistema proporzionale. Lo convinceranno i suoi a cambiare idea? Di tempo ce n'è, ma non troppo. Serviranno tre mesi per portare a casa la nuova legge elettorale.
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