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Laura Anello per la Stampa
Nomine di amici ai vertici delle società partecipate, designazione illegale del direttore generale del Comune, timidezza nel risanamento dei conti pubblici, vecchi metodi nell'interlocuzione con il governo romano per chiedere sostegno sui precari: "Se non arrivano i soldi, qui succede la rivolta sociale".
A snocciolare un pesante quaderno di accuse contro il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, risalito da appena due mesi sulla poltrona più alta del Palazzo municipale, è il suo ex vicesindaco e assessore al Bilancio Ugo Marchetti, generale della Guardia di finanza, oggi magistrato della Corte dei Conti, collaboratore di Antonio Di Pietro ai tempi di Tangentopoli.
Un alfiere della legalità , messo come fiore all'occhiello di un'amministrazione tornata a governare la città con l'intenzione di inaugurare una "Seconda Primavera; una "Terza Repubblica", la "rinascita civile, sociale e culturale". E diventato una spina nel fianco per un sindaco alle prese con una spaventosa crisi finanziaria ereditata dal predecessore Diego Cammarata.
Bilancio sull'orlo del default, legioni di precari vicine alla scadenza degli ultimi contratti, e soprattutto il disastro delle società partecipate: l'Amia, l'azienda che si occupa di rifiuti, commissariata dopo le assunzioni a pioggia e i viaggi negli alberghi di lusso a Dubai dei precedenti vertici. La Gesip, altro carrozzone pubblico di 1.800 operai, in liquidazione e con poche speranze per il futuro. Orlando ha cacciato in malo modo la vecchia dirigenza per piazzare nomi nuovi. Un rinnovamento che Marchetti ha bocciato.
"Non mi è piaciuto nulla, dal punto di vista procedurale, legale, etico. Non si scelgono i responsabili di aziende pubbliche - che peraltro sono tutte sotto inchiesta della Corte dei Conti - senza tenere conto di storie, capacità , di che cosa propongono, di che piano fanno.
Se ho un taxi e devo scegliere chi guida, ci metto un amico, in un'azienda partecipata no, perché sto investendo e utilizzando soldi pubblici. Anzi le dico di più: che anche al taxista almeno devo chiedere se ha la patente. E invece io mi sono trovato quei nomi sul tavolo. Ho chiesto, mi sono battuto: ma scusami, Luca, qual è il criterio con cui sono stati scelti? Li conosco, sono amici miei, mi ha risposto, gente seria".
Orlando ha replicato, pur non direttamente, parlando di macelleria sociale, di tecnicismi senz'anima. E Marchetti ha rincarato la dose: "Io dico che solo il parlare di macelleria sociale porta alla macelleria sociale, perché crea disamore, disincanto, animosità . Se poi questa frase è riferita a pubblici funzionari, diventa macelleria istituzionale, perché è un'aggressione a persone che rappresentano istituzioni: così si avvelena il sistema e si incattivisce la gente.
Se infine questa macelleria è sostenuta da istituzioni contro altre istituzioni, diventa irresponsabilità nella gestione pubblica. In contesti come Palermo, tutto questo assume una gravità inaccettabile. Soprattutto se diventa strumento per ottenere risultati, se serve a spingere il governo romano a erogare risorse. Dire per esempio: se non mi dai i soldi, in città arrivano le bombe, è criminale. Serve tutt'altro: coesione, partecipazione, strumenti di creazione di progetti nuovi, fedeltà alle istituzioni".
Sui bilanci delle società partecipate, negli uffici del Comune c'è un via vai di magistrati contabili, della procura ordinaria, della polizia giudiziaria. Marchetti stesso aveva chiesto una commissione d'inchiesta. "L'ho proposta a fine giugno, con esperti esterni, seri, che avanzassero proposte e iniziative di correzione, anche sul personale.
à finita con una presa in giro: il sindaco ha istituito una cabina di regia che mette dentro un sacco di gente. Ho proposto: perché non ci mettiamo dentro anche le mogli, compriamo pizze e birre e andiamo a farci una scampagnata?". Adesso è deluso? "Io amo Palermo come si amano i bambini, le persone fragili. Sono tornato ai miei momenti di tranquillità , ma mi sentivo felice lì, in trincea".
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