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Giovanni Masini per “ilgiornale.it”
Non solo i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Ora anche la Svezia chiede alla Ue di redistribuire parte dei migranti accolti fino ad ora. L'appello che chiama in causa Bruxelles arriva da un Paese "estremamente provato" - queste le parole usate a Stoccolma - dalla gestione del flusso dei profughi.
"La Svezia si è assunta una responsabilità sproporzionatamente grande in confronto ad altri Paesi dell'Unione Europea ed ora siamo estremamente provati - ha dichiarato in un comunicato il premier Stefan Lofven - È tempo che anche altri Stati si assumano le proprie responsabilità ed è questo il motivo per cui il governo chiede una redistribuzione dei rifugiati dalla Svezia".
L'Agenzia per le migrazioni svedesi stima per il 2015 che entro fine anno possano entrare nel Paese fino a 190.000 richiedenti asilo. A luglio la stessa agenzia stimava che ne sarebbero arrivati 74.000.
Molti, tanto tra i siriani quanto tra i migranti di altre nazionalità, vedono nel Paese scandinavo una sorta di Eldorado, dove il lavoro non manca e il welfare è accessibile a tutti. Le cose però non stanno così. Settimana scorsa i media svedesi hanno dato notizia di un gruppo di profughi siriani ed iracheni che si sono rifiutati di essere alloggiati in un villaggio nei pressi della frontiera norvegese perché "troppo freddo ed isolato."
Nel frattempo il piano della Commissione Europea per redistribuire in modo più equo il carico dei migranti tra i vari Paesi membri si sta risolvendo in un gigantesco fallimento. Nate per superare il Trattato di Dublino, le quote dovevano ricollocare 160mila persone ma hanno ottenuto l'obiettivo di spostarne appena 1375. La Svezia, per la cronaca, ha offerto appena 300 posti sui 3728 concordati, ed è tra i Paesi più "generosi".
All'interno dell'Unione Europea, il governo di Stoccolma è stato quello che ha accolto il maggior numero di richiedenti asilo in rapporto alla popolazione residente. Almeno sino ad ora.
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