DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Massimo Franco per il Corriere della Sera
Sebbene cifrati, i messaggi successivi alla scissione del Pd fanno temere che il governo di Paolo Gentiloni diventi il parafulmine dello scontro a sinistra. L' esigenza di dettare a Palazzo Chigi un' agenda «progressista», viene espressa sia dai seguaci di Matteo Renzi che da quelli di Pier Luigi Bersani; e questo mentre la Commissione europea avverte che se entro aprile non ci sarà una manovra correttiva, scatterà la procedura di infrazione contro l' Italia sui conti pubblici: con un piccolo rinvio che non deve creare illusioni. La domanda che aleggia è se quanto accade nel partito di maggioranza puntelli o saboti la stabilità.
BERSANI LETTA DALEMA FRANCESCHINI
I timori delle forze minori dell' esecutivo portano a ritenere che l' incertezza è cresciuta. L' attenzione si concentra sul Pd. E tradisce il sospetto che la cerchia renziana non abbia ancora rinunciato del tutto all' ipotesi di un voto a giugno. Per quanto complicato e sciagurato, è uno scenario che potrebbe riemergere se in Parlamento la maggioranza inciampasse in qualche incidente, più o meno voluto. Lo insinua la fretta con la quale il Pd vuole andare al congresso, prima delle elezioni amministrative; e la tentazione di scaricare sugli scissionisti un' eventuale sconfitta.
La lealtà al premier è dichiarata da tutti: anche dal vertice dem che fino a qualche settimana fa riteneva non potesse durare oltre giugno. Ma quando si parla di nuove richieste di fiducia alle Camere, un irrigidimento delle posizioni sarebbe nelle cose. D' altronde, secondo Renzi più passa il tempo, più il Movimento 5 Stelle può rafforzarsi. E più si va avanti, più lui rischia di logorarsi e di essere sfidato da una sinistra che si deve riorganizzare e da un centrodestra che ritroverà un baricentro. Per ora, invece, anche se male in arnese, il Pd ha di fronte un magma politico.
Per Gentiloni, i margini di manovra sono esigui. Il premier ha il compito di resistere alle tentazioni elettorali del suo stesso Pd, ma è chiaro che non può farlo a oltranza. È un fedelissimo del segretario uscente. E non gli sarebbe facile opporsi a uno strappo compiuto da Renzi, magari sostenendo che l' esecutivo non è messo in condizioni di governare. Per questo si è entrati in una fase che si fatica a definire di stabilità; e nella quale il primo ostacolo da superare sarà una crisi a breve.
Renzi sembra smentire le preoccupazioni, lodando Gentiloni e quanto sta facendo. E Bersani si ritaglia il ruolo di guardiano della stabilità. È possibile che alla fine si dimostri esatta la previsione di chi vede un governo più debole e tuttavia più inaffondabile di prima: nel senso che nessuno ha interesse a farlo cadere, con l' Italia sorvegliata speciale in Europa. Significherebbe scivolare verso non l' autunno ma l' inizio del 2018. Il problema è come ci si arriverà. E comunque, bisognerà seguire e analizzare gli sviluppi della scissione, e l' uso e abuso che ne sarà fatto.
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