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angela merkel ursula von der leyen
A.P.S. per “il Messaggero”
Non c'è una regola scritta, ma è evidente che un segretario generale tedesco non è compatibile con una presidente della Commissione tedesca. Nella fattispecie Martin Selmayr da una parte, Ursula von der Leyen dall'altra. Non è il primo dei problemi, questo, naturalmente per l'ex ministra della Difesa. Tuttavia che Selmayr, con Juncker prima come capo di gabinetto e poi come segretario generale, possa restare in quel posto è escluso. Si tratta della prima posizione dell'amministrazione comunitaria.
Peraltro la sua onnipresenza e la sua influenza vengono ormai considerate negativamente anche da qualche capo di stato e di governo. La guida tedesca della Commissione ripropone il tema del potere della Germania sulle istituzioni europee. Basta fare il conto degli esponenti politici e tecnici tedeschi si ritrovano in posizioni chiave. Per stare ai vertici delle istituzioni e agenzie europee il quadro è presto disegnato.
Tedesco è il segretario generale del Parlamento Klaus Welle. Tedesco è il direttore del fondo salva-stati Klaus Regling: ex dg degli Affari economici (sorveglianza di bilancio), guida l'European Stability Mechanism, che raccoglie fondi sul mercato e poi li presta agli stati da salvare; farà da salvagente finanziario di ultima istanza per il sistema bancario. Lavora su mandato dei ministri del Tesoro dell'Eurozona, ma il suo potere tecnico è molto vasto. E recentemente la sua missione si è estesa: avrà voce in capitolo nelle ristrutturazioni dei debiti sovrani. Ha la piena fiducia della cancelleria a Berlino.
Tedesco è il presidente della Banca europea degli investimenti, Werner Hoyer (non è targato Cdu bensì partito liberale): la Bei è il braccio finanziario dell'Unione europea, perno del sostegno Ue agli investimenti su scala sia continentale che globale. Elke König, dall'autorità del mercato di Germania, è passata alla presidenza del Comitato di risoluzione unico, l'autorità Ue con il compito di assicurare una gestione ordinata delle banche in fallimento. Organismo chiave dell'unione bancaria.
Senza contare la presenza tedesca tra i direttori generali e negli staff dei commissari. Juncker si è avvalso di Selmayr come capo di gabinetto fin dall'inizio del suo mandato. Una specie di presidente-ombra'. Per cinque anni capo di gabinetto di Josè Barroso, predecessore di Juncker con due mandati, è stato Johannes Laitenberger, poi numero 2 dei servizi legali e da quattro anni potente dg della Concorrenza. C'è un'altra regola non scritta alla Commissione, che vale per molti i commissari: meglio avere nel proprio gabinetto un funzionario tedesco di ottimo livello tecnico. Non c'è neppure bisogno che da Berlino si solleciti il commissario x o y a tenerne conto: conviene a tutti. È quasi un automatismo.
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