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SCHAEUBLE, FLAGELLO DI ATENE - L’UE TROVA L’ACCORDO SU NUOVI AIUTI DA 10,3 MILIARDI PER LA GRECIA MA A CAUSA DELL’OPPOSIZIONE DELLA GERMANIA E DEL SUO MINISTRO DELLE FINANZE SLITTA AL 2018 L’ALLEGGERIMENTO DEL DEBITO, RICHIESTO ANCHE DAL FONDO MONETARIO

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David Carretta per “il Messaggero

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IL VERTICE BRUXELLES

Dopo oltre 10 ore di negoziati, alle due del mattino di ieri, l' Eurogruppo ha trovato un accordo politico sulla prossima tranche di aiuti alla Grecia da 10,3 miliardi di euro, ma ha rinviato le decisioni definitive sull' alleggerimento del debito al luglio 2018. «Abbiamo voltato pagina», ha detto il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici. Anche se «non è perfetto», il compromesso è «un successo importante sia per la Grecia che per l'Europa», ha dichiarato il ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan.

 

Il default della Grecia a luglio, quando dovrà rimborsare più di 3 miliardi alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario Internazionale, sarà evitato grazie a una prima rata da 7,5 miliardi che dovrebbe essere versata a giugno, se Atene modificherà alcune delle misure adottate domenica dal parlamento.

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Sintomo che i creditori europei nutrono ancora molti sospetti sulla reale volontà del governo di Alexis Tsipras di mantenere gli impegni, la seconda rata sarà approvata solo in settembre, sulla base di una serie di condizioni: effettiva creazione di un nuovo Fondo per le privatizzazioni indipendente, riforma della governance bancaria e dell'agenzia delle entrate, e liberalizzazione del settore energetico.

 

LA BATTAGLIA

Ma è soprattutto sulla ristrutturazione del debito che si è giocata la partita all'Eurogruppo con un chiaro vincitore - la Germania - e due sconfitti - il Fmi e la Grecia: le misure più significative di alleggerimento saranno adottate solo nel luglio 2018 e a condizione che Atene «attui con successo» le misure previste dal programma.

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Il Fmi si era presentato al negoziato con un richieste precise per continuare a partecipare al salvataggio greco come chiesto dalla Germania e altri paesi: un' estensione ulteriore della durata dei prestiti, un periodo di grazia più lungo sui pagamenti e un tetto ai tassi di interesse massimo del 1,5%. Secondo l' istituzione di Washington, la ristrutturazione del debito greco doveva essere «senza condizioni» e «in anticipo».

 

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Dal suo arrivo al governo nel gennaio 2015, Tsipras ha fatto dell' alleggerimento del debito una bandiera politica per giustificare di fronte all' opinione pubblica le nuove misure di austerità. Ma, messo di fronte all' opposizione del tedesco Wolfang Schaeuble e di altri ministri nordici, l' Eurogruppo alla fine si è accontentato di elencare le misure che potrebbero adottare tra due anni: riduzione dei tassi, prolungamento delle scadenze, riacquisto di una parte dei prestiti concessi dal Fondo monetario attraverso le risorse inutilizzate del fondo salva-Stati Esm, e trasferimento ad Atene dei profitti realizzati dalla Bce con gli acquisti sui titoli greci.

 

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Nel lungo periodo cioè oltre il 2018 è previsto un «meccanismo di emergenza» che dovrebbe mantenere il costo annuale del debito sotto il 20% del Pil. Ma i contorni rimangono vaghi. Il rappresentante del Fmi, Paul Thomsen, ha ammesso che l'istituzione di Washington ha fatto «una grande concessione» all' Eurogruppo.

 

Per Schaueble la vittoria è netta. Non solo Thomsen ha annunciato «l'intenzione di raccomandare» al board del Fmi di partecipare al salvataggio, ma le decisioni sulla ristrutturazione del debito saranno discusse solo dopo le elezioni in Germania, previste per l'autunno del 2017.

 

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Nel frattempo, gli aiuti immediati a Atene evitano il rischio di una nuova crisi nel pieno della campagna per il referendum sulla Brexit nel Regno Unito e per le elezioni politiche in Spagna. Tsipras può comunque tirare un sospiro di sollievo: i rendimenti sui titoli di Atene sono scesi sotto il 7%, mentre la Bce si avvia a riammettere le banche greche alle aste ordinarie di liquidità.

 

Ma alcuni osservatori dubitano che l' accordo possa reggere. Dentro il Fmi si sono già alzate voci contro il compromesso: Washington vuole impegni chiari e precisi dagli europei prima di finanziare il salvataggio, ha spiegato un alto responsabile. Già a settembre la Grecia potrebbe tornare ad essere scottante per la zona euro.