DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Massimo Giannini per la Repubblica - Estratti
GIORGIA MELONI IN VERSIONE DUCETTA - MEME
Alla fine, anche la Resistibile Armata di Capitan Salvini ha alzato bandiera bianca. La poderosa “Linea del Flumini Mannu” (l’improbabile Piave isolano della Lega) ha ceduto miseramente, sotto il fuoco amico della fanteria meloniana. Com’era facilmente prevedibile, la Sorella d’Italia si è presa anche la Sardegna, dove alle regionali correrà il suo fedelissimo Truzzu
(...)
Con una coalizione piegata alla sua volontà, e un’opposizione fiaccata dalle sue vacuità, la Presidente ha una strategia ormai chiara: vincere le regionali e le europee, e poi sull’onda del successo giocarsi tutte le carte sulla “madre di tutte le riforme”: il premierato, che sancirebbe finalmente il passaggio dalla democrazia alla “capocrazia”.
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani atreju
La chiama così Michele Ainis, nel suo saggio appena uscito dalla Nave di Teseo. E mai neologismo fu più azzeccato. L’elezione diretta del premier – il rospo uscito a sorpresa dal cilindro magico dei Fratelli d’Italia e ingoiato a forza dai parenti-serpenti forzaleghisti - è davvero una riforma che deforma. Istituzionalizza il presidenzialismo sgangherato che ci portiamo dietro da quasi vent’anni.
Cioè da quando una forzatura nel voto del 2001 - poi codificata in un’oscena legge elettorale del 2005 - consentì a Berlusconi di scrivere il suo nome sulla scheda. Da allora la costituzione materiale ha manomesso la Costituzione Formale. Dal consenso ai partiti siamo passati alla fiducia ai leader. Dai partiti personali siamo passati ai partiti presidenziali. Adesso siamo pronti all’ultima, decisiva “transizione” dal presidenzialismo di fatto al premierato di diritto.
MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI
(...) Una ad una, la premier occupa tutte le “casematte del potere”, per usare la formula di Gramsci, appena promosso dal dadaista ministro Sangiuliano nel Pantheon dei Patrioti, al fianco di Dante e Tolkien.
L’operazione Sardegna, nel suo piccolo, è un paradigma. La prova di forza è riuscita. Ed è solo l’inizio. Dopo aver ammainato la già logora bandiera di Solinas, Salvini cercherà un altro Piave minore: magari proverà con la Linea dell’Ofanto, contendendo la Basilicata all’esausto Tajani. Una guerricciola tra poveri nel giardino di casa: per Giorgia, il massimo risultato col minimo sforzo.
giorgia meloni matteo salvini atreju
D’altra parte, come darle torto? Cosa dovrebbe concedere la Sovrana, a una corte dei miracoli come Fratelli d’Italia e a un manipolo di cortigiani come Lega e Forza Italia? Il calcolo spannometrico fatto dal ministro-cognato Lollobrigida non fa una piega: a livello regionale la Lega governa 17 milioni di italiani, Forza Italia 13,5 e Fratelli d’Italia solo 8. Vi pare una fotografia che riflette i risultati del voto nazionale del 25 settembre 2022? O non è “il mondo all’incontrario”, per restare ai sacri testi del generale Vannacci? È ovvio che i rapporti di forza vanno sovvertiti.
(...) Quindi per la Presidente il solco è tracciato: avanti spedita, fino alle elezioni di giugno e oltre.
Chi la può fermare? Gli organi di garanzia, nello schema “capocratico”, saranno regolati proprio dal futuro premierato. Il Presidente della Repubblica, Re Travicello ancora scelto dai partiti screditati, non avrà più poteri nello scioglimento delle Camere e nella nomina del premier (consacrato invece dal voto del popolo). La Consulta, con buona pace di Augusto Barbera, sarà presto “normalizzata” dai quattro nuovi giudici laici scelti in base alla “fratellanza” secondo il più classico spoil system.
ARTICOLO DI POLITICO CONTRO IL PREMIERATO
La magistratura - in attesa di un bel decreto sulla separazione delle carriere che limiti “i poteri immensi dei Pm” (sic!) – viene mascariata quotidianamente dal ministro Nordio, nel nome di una giustizia che sbatte in galera i poveri cristi (basta con i ballerini di rave e gli ambientalisti di piazza!), mentre usa il guanto di velluto con i colletti bianchi (basta con l’abuso d’ufficio, i nomi dei non indagati nelle intercettazioni e la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare!).
Il Parlamento non ha bisogno di “cure”: è già di suo ridotto a bivacco di manipoli, costretto a votare a raffica solo decreti governativi e leggi delega.
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