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GIAPPONE NEL CAOS, SI DIMETTE IL PREMIER SHIGERU ISHIBA DOPO MENO DI UN ANNO DALL’INIZIO DEL MANDATO – SUL SUO DECLINO PESANO LA DEBACLE ELETTORALE E LA PERDITA DELLA MAGGIORANZA ALLA CAMERA BASSA MA ANCHE I DAZI IMPOSTI DA TRUMP CHE HANNO RIDIMENSIONATO LE ASPETTATIVE DI UNA RIPRESA ECONOMICA – IL GIAPPONE, GIÀ ALLE PRESE CON LA GRAVE CRISI DEMOGRAFICA, SOFFRE LO STALLO DEI CONSUMI E DELLE ESPORTAZIONI…
(di Alessandro Libri) (ANSA) - TOKYO, 08 SET - È durata meno di un anno in Giappone l'esperienza di Shigeru Ishiba alla guida del governo. Politico di lungo corso, definito dalla stampa locale sin dall'inizio del suo mandato "l'improbabile premier", il 68enne nativo di Tottori, nell'arcipelago centrale, sembrava aver scacciato i fantasmi dopo essere stato nominato leader del Partito liberal-democratico (Ldp) al suo quinto tentativo, e dal primo ottobre 2024 nuovo capo dell'esecutivo.
Un incarico iniziato sotto un cattivo auspicio, con il repentino crollo dei mercati finanziari, a causa dell'"Ishiba shock", e proseguito nel peggiore dei modi con la perdita della maggioranza alla Camera bassa nelle elezioni generali indette alla fine dello stesso mese, con il peggior risultato dal 2009 per il partito conservatore.
L'avvento dell'amministrazione Trump e la battaglia sui dazi non hanno favorito gli sforzi dell'esecutivo da lui guidato, ridimensionando le aspettative di una ripresa dell'espansione per la quarta economia mondiale, già alle prese con la grave crisi demografica, lo stallo dei consumi e il protrarsi dell'incertezza sulle negoziazioni con il principale alleato commerciale. La perdita della prevalenza numerica anche al Senato nel voto del 20 luglio è stato il punto di non ritorno.
Una disfatta così radicale in entrambe le aule del Parlamento non si era mai verificata dalla data di fondazione del partito, nel 1955. E neanche la recente intesa commerciale con Washington per la riduzione dei dazi sulle importazioni, è riuscita a sanare. Nelle ultime settimane le pressioni per dare nuova linfa al partito si sono intensificate, e gradualmente anche gli alleati più fedeli si sono sfilati da un consiglio dei ministri che sembrava ormai avere i giorni contati.
A partire dal segretario generale dell'Ldp, Hiroshi Moriyama, figura chiave e principale alleato di Ishiba, così come i "richiami al buon senso" dell'ex premier 85 enne Taro Aso, il grande tessitore della politica nipponica, e a capo di une delle più potenti fazioni del partito.
Le dimissioni di Ishiba anticipano di un giorno il voto per decidere un cambio della leadership, che, se approvato, avrebbe rappresentato una vera e propria mozione di sfiducia nei suoi confronti. Nel corso di una conferenza stampa televisiva domenicale, arrangiata in tutta fretta, Ishiba ha assicurato che avrebbe avviato un processo per indire un voto di leadership del partito per scegliere il suo sostituto, e che non c'era bisogno della decisione di lunedì.
Tra i possibili candidati si fanno strada Shinjiro Koizumi, giovane rampollo del popolare ex premier Junichiro e attuale ministro dell'Agricoltura, l'ultra conservatrice Sanae Takaichi, delfina del premier assassinato Shinzo Abe che, se eletta, diventerebbe la prima donna in Giappone alla guida dell'esecutivo, e il segretario di Gabinetto ed ex ministro degli Esteri, Yoshimasa Hayashi, considerato un moderato.
Non avendo la maggioranza in entrambe le camere, il prossimo leader dell'Ldp dovrà collaborare con i principali partiti dell'opposizione per l'approvazione di qualsiasi disegno di legge. Al tempo stesso, fanno notare gli osservatori, l'eccessiva frammentazione dei partiti oppositori in Parlamento non consentirebbe di formare una grande coalizione in grado di rovesciare il governo.
In un recente sondaggio condotto dall'agenzia Kyodo, quasi il 55% degli intervistati ha affermato di non trovare necessario indire elezioni anticipate. Un auspicio che ancora una volta non ha trovato riscontro nelle macchinazioni della politica, mentre le mosse degli investitori non si sono fatte attendere, con l'ulteriore svalutazione dello yen nei giorni che hanno anticipato le dimissioni, e la vendita massiccia dei titoli di Stato trentennali giapponesi (JGB), il cui rendimento ha raggiunto livelli record.
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