DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”
Si può essere d' accordo oppure no con le decisioni di Matteo Renzi e, come è noto, spesso noi non lo siamo. Tuttavia, posti di fronte alla scelta fra lui e oppositori del calibro di quelli scesi in piazza ieri a Napoli, non possiamo che schierarci al fianco del presidente del Consiglio, perché un conto è contestare le sue scelte, un altro è trasformare il lungomare di via Caracciolo in un campo di battaglia.
Ieri il premier era atteso nel capoluogo campano perché in Prefettura era stata convocata una riunione per dare attuazione al piano di rilancio dell' area di Bagnoli. Questo nome ai più giovani non dirà assolutamente nulla, ma fino a venticinque anni fa Bagnoli era il simbolo dell' industria nel Mezzogiorno.
Nell' area compresa fra Posillipo, Pozzuoli e Pianura, sorgeva infatti la più grande fabbrica siderurgica italiana, un' azienda che dava lavoro a 25 mila persone ed era di proprietà dello Stato.
La crisi degli anni Ottanta, ma soprattutto il modo con cui i manager pubblici gestirono lo stabilimento, portò nel 1989 a spegnere gli altiforni e successivamente alla chiusura di quello che per decenni era stata una delle poche grandi realtà industriali del Sud. Da allora l' area è praticamente abbandonata.
Già ai tempi del cosiddetto "Rinascimento napoletano", con Antonio Bassolino sindaco, si studiò un progetto di recupero del sito, prevedendo di trasformare la fabbrica in centro per il terziario e in abitazioni, ma mancando i finanziamenti l' opera restò lettera morta.
Non meglio è andata negli anni successivi, quando è stato varata una società tra Comune, Provincia e Regione che si chiamava Bagnoli Futura. "Si chiamava" perché dopo anni di tira e molla, di bonifiche annunciate e non fatte, di soldi spesi ma non per mettere la prima pietra, alla fine Bagnoli Futura è fallita.
Morta e sepolta la finanziaria cui era affidato il recupero, i due milioni di metri quadri occupati dall' Italsider sono rimasti lì, abbandonati tra l' incuria e il degrado, fino a quando, con lo Sblocca Italia, lo stesso che in questi giorni ha messo nei guai l' ex ministro dello Sviluppo economico e ha fatto litigare Renzi con i magistrati di Potenza, il governo non lo ha ripreso in mano intestandosi il potere di realizzare su quei terreni una serie di opere.
Centoventi ettari affacciati sulla spiaggia, trasformati in Polo sportivo, ambientale, porto turistico e acquario tematico. Un intervento importante per una città come Napoli, che progressivamente negli anni ha perso ogni cosa.
Ora si può pensare che sia meglio il Polo sportivo di quello terziario, che vada bene l' acquario ma non la cittadella dello spettacolo, quella della Scienza (che pure c' è) al posto della città del divertimento. Sta di fatto che dopo 25 anni di inutili discussioni, di tempo perso e di soldi buttati, finalmente la bonifica potrebbe partire e per farlo - come ai tempi dell' immondizia abbandonata per le strade - interviene il governo, che in questo caso è appunto Renzi.
Apriti o cielo. Luigi De Magistris, uno che purtroppo rischia anche di essere rieletto sindaco grazie alle divisioni nel centrodestra e nel centrosinistra, invece di ringraziare Palazzo Chigi per essersi presa la patata bollente, liberandolo da ogni responsabilità, attacca e critica la cabina di regia necessaria a far decollare il progetto, sostenendo che è un corpo di reato, la prova provata che Renzi vuole mettere le mani sulla città.
Risultato, in una Napoli già incandescente per la disoccupazione e la malavita si scaldano gli animi e ieri un corteo di protesta è sceso in piazza contro il piano del premier. Il Masaniello di Palazzo San Giacomo non c' era ma è come se ci fosse stato, perché alla manifestazione erano presenti due suoi assessori.
Il corteo ha attraversato la città e giunto sul lungomare alcuni gruppetti hanno cercato di forzare il cordone della polizia. Tafferugli, lanci di pietre, fumogeni e alla fine, come sempre, a rimetterci sono stati undici uomini delle forze dell' ordine.
E come al solito qualcuno dei manifestanti sosterrà che la sassaiola è colpa di infiltrati, anzi di provocatori che volevano mettere in cattiva luce chi contesta la bonifica di Bagnoli e l' impegno del governo.
Tuttavia, di fronte allo "spettacolo" di ieri, alla protesta di chi cerca di fermare un intervento che è fermo da 25 anni e per impedirne la realizzazione è pronto anche a usare metodi violenti, viene voglia di difendere Renzi.
Sarà arrogante, come dice il suo compagno di partito Gianni Cuperlo. Spesso se ne infischierà delle regole democratiche, come sostengono Zagrebelski e compagni. Racconterà anche un sacco di balle, come diciamo spesso noi a proposito di occupati e 80 euro. Però, peggio di lui sono i De Magistris e i contestatori di professione.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA…
DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…