DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
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marco travaglio giorgia meloni
Mentre Grillo, spaparanzato nella sua villa in Costa Smeralda, lancia il suo nuovo Vaffa-show per rispedire l’abusivo Conte a fare l’azzeccagarbugli nello Studio Alpa - e i combattenti e reduci del Movimento restano appesi a un appello per la scissione (ma occorre trovare poi qualche anima pia disposta a bonificare all’ex comico di Pippo Baudo 300 mila euro l’anno per la “comunicazione”), si appalesa nell’azzurro mare d’agosto il “Melonismo a 5 stelle”, ultima strambata di Marco Travaglio.
VIGNETTA KRANCIC - CONTE E TRAVAGLIO
Il rapporto di amicizia che lega da 15 anni Giorgia Meloni e il direttore del “Fatto Quotidiano”, l’ha raccontato lo stesso Travaglio al collega Peter Gomez in una puntata de “La Confessione” su Rai3.
In quell’occasione, l’ex collaboratore de “Il Borghese” e di svariate testate (“La Voce”, “Repubblica”, ‘’Unità”, etc.) evitò di fare cenno alle lunghe e calorose telefonate con la leader di Fratelli d’Italia, all'epoca del detestato governo Draghi. Tant’è che Conte, martellato ogni giorno da Travaglio sul “Fatto” per aver intruppato il M5s nell’esecutivo, fallito il tentativo di farlo cadere sul rospo del Superbonus (mezzo ingoiato da Draghi), alla fine ci riuscì con la bocciatura dell’inceneritore romano di Roberto Gualtieri (sic!).
Le affinità elettive tra la Ducetta e Travaglio sono continuate nel tempo. Infatti non troverete mai sulla prima pagina del “Fatto” un editoriale contro la politica reazionaria e autoritaria della premier del Colle Oppio, violento e dissacrante al pari di quelli confezionati contro Salvini, Renzi, Letta, Draghi, per non parlare di Silvio Berlusconi.
(Eppure quando Di Maio confezionò il Conte1, Travaglio era seccamente contrario al matrimonio M5s-Lega e, indossato il suo abito preferito, quello di Richelieu-spin doctor, non ebbe scrupoli ad attaccare Conte preferendo un’alleanza di governo con il Pd, che arrivò dopo il Papeete salviniano: il Conte2 fu messo su da Renzi che aveva ancora in mano le redini dei gruppi parlamentari e, dopo la scissione di Italia Viva, fu difeso fino all’estremo dall’allora segretario del Pd, Nicola Zingaretti, in quota Goffredo Bettini: “O Conte o niente”. E infatti arrivò il governo Draghi).
Tornando a bomba. Lo scorso 14 agosto, è capitato di scrivere in un Dagoreport sulle risse Rai del cono d’ombra in cui sarebbe piombato Gian Marco Chiocci, direttore del Tg1 entrato in collisione con l’Ad “predestinato” Giampaolo Rossi: “… pare che la Ducetta lo abbia messo un po’ da parte mentre sale lo scambio di whatsapp con Marco Travaglio (all’indomani del G7 di Borgo Egnazia si sono attovagliati a cena in un ristorante romano con Giorgia che faceva divertire il direttore del “Fatto Quotidiano” con storielle sul rimbambimento cognitivo di Joe Biden)”.
E arriviamo così al 20 agosto quando Travaglio spara un tonante editoriale sulla bufala di Sallusti su Arianna Meloni “indagata”: “Resta da capire perché una tipa sveglia come Giorgia abbia montato questo can-can. Per distrarre l’attenzione dai guai autunnali? Perché è in piena sindrome di accerchiamento? Può darsi: anche lei, come Conte, è vista come un’intrusa dalle élite più putride, use a scalzare gli outsider tramite qualche infiltrato".
Dagospia riprende il pezzo e aggiunge un commentino: "Caro Marco, le ''élite più putride'' non sono le stesse che hanno concesso 209 miliardi di Pnrr all'Italia governata all'epoca dal premier Giuseppe Conte, per il quale hai speso la parola “genio” per aver portato a casa tanta cuccagna? Secondo: più che esser considerata "un'intrusa" dalle ''élite più putride'', nei due anni a Palazzo Chigi la tua cara Giorgia ha rivelato la sua vera natura di leader di una destra reazionaria e autoritaria".
DA POTERE OPERAIO A POTERE FASCIO - MEME BY MACONDO
Di qui, l’intervista di oggi sul “Corriere della Sera” (vedi il pezzo a seguire) nella quale Travaglio rivendica il suo pensiero sull’Evita Peron della Garbatella: “Penso che sia una tipa sveglia. Detto questo, non condivido nulla o quasi della sua azione di governo… Giorgia Meloni è una persona perbene che sta facendo male”.
Sull’incontro con la premier della destra italiana rivelato da Dagospia, a domanda Travaglio risponde: “È successo recentemente ma non era una cena. L’ho incontrata per invitarla alla Festa del Fatto.
Come del resto ho invitato Pier Luigi Bersani ed Elly Schlein. Meloni è già venuta due volte, l’anno scorso non potè per un vertice a Bali, per quest’anno deve ancora sciogliere la riserva”.
IL TWEET DI ELLY SCHLEIN CONTRO MARCO TRAVAGLIO
A seguire, quando il giornalista del “Corriere”, Giuseppe Alberto Falci, incalza: "Ma in questo ultimo incontro le ha parlato anche di Biden, come ha scritto «Dagospia»?”, Travaglio replica: “L’ho solo invitata al festa del Fatto, da parte sua non c’è stata alcuna rivelazione su Biden”.
Sulla sorprendente affermazione su Conte e Meloni, per me pari sono, il nostro Richelieu immaginario intona un madrigale: “In questi anni sono stati gli unici due presidenti del Consiglio ad essere arrivati a Palazzo Chigi senza la cooptazione dei poteri forti. Il leader del Movimento 5 Stelle è giunto lì per caso. Lei, Giorgia, è invece arrivata dalla periferia. La presidente del Consiglio è un underdog o un outsider anche se fa politica da trent’anni, perché proviene da una formazione che da sempre è stata tenuta a distanza dalle logiche di potere. Ecco perché mi meraviglia”.
CLAUDIO DESCALZI E GIORGIA MELONI
E certo, la Melona è un underdog o un outsider così anti-sistema che nelle decisioni del suo governo nei ruoli apicali ritroviamo la riconferma di celeberrimi combattenti dei poteri forti, già operativi al fianco del compagno Draghi: da Descalzi a Cingolani, da Scannapieco a Flavio Cattaneo, da Scaroni a Del Fante, fino alla multi-tasking Elisabetta Belloni. E’ così che l’Underdog della Garbatella ha combattuto le ''élite più putride''?
Ancora: il giustizialismo e la retorica sulla magistratura, bandiera del travaglismo senza limitismo, scompare davanti alla Sora Giorgia: la riforma della giustizia, che lui chiama "schiforma” per quanto gli fa schifo l’abolizione dell’abuso di ufficio e la separazione delle carriere e le norme-bavaglio sulle intercettazioni, è firmata da Carlo Nordio, ministro che non è nel portafoglio di Forza Italia ma è stato voluto da quella “tipa sveglia” che si circonda di Fazzolari, Scurti, Delmastro, Lollobrigida, etc.
TITANIC D'ITALIA - VIGNETTA BY MACONDO
Ma all’origine del coming out meloniano di Travaglio c’è indubbiamente in ballo la grande frantumazione del quadro politico.
Sempre più isolata in Europa, spaccata e litigiosa a Palazzo Chigi, per l’esecutivo della Melona l'estate 2024 ha segnato per la prima volta dopo due anni l'inizio di un logoramento.
Di qui, la voce prevalente tra i capoccioni dei Palazzi romani, è che la Ducetta potrebbe mangiare il panettone 2024 ma difficilmente assaggerà la colomba pasquale 2025.
Sul futuro prossimo di Meloni sta l’orizzonte del referendum abrogativo dell’Autonomia differenziata, legge simbolo di quello che resta della Lega di Salvini. Ed è ripartito al gran galoppo il mitologico “campo largo” che possa alleare tutti i partiti dell’opposizione per mandare a casa il governo Ducioni.
Dopo la batosta europea, Conte è in grande difficoltà: da una parte sa bene che il campo largo è l’unica alternativa a quello che rimane dei 5stelle per sopravvivere, dall’altra è consapevole che Travaglio odia il “campo largo” (basta uno sguardo alla prima pagina del “Fatto” di oggi che sbertuccia la presenza di Sallusti e Boschi alla festa del Pd mentre lui può permettersi di invitare l’amica Meloni a quella del “Fatto").
Il problema di Travaglio non è politico ma di egocentrismo di tipo infantile (la palla è mia e non giocate più): non riesce a metabolizzare che il M5s oggi valga la metà del Pd e vuole il M5s isolato all’opposizione.
Risultato: più Conte è lontano dal "campo largo", più vince la sua cara e vispa amica Meloni, che ha alle spalle una coalizione.
Se l’Avvocato del Popolo è riuscito a liberarsi di Rocco Casalino, non ha ancora la forza di consumare il divorzio dal “sorcino” del Karaoke.
C’è da capirlo: privo di un house organ che lo supporti, teme la colonna di piombo sulla prima pagina del “Fatto” e gli interventi settimanali dalla Gruber.
Così si barcamena artigliando l’eventuale adesione di Calenda e Renzi al “campo largo” della Schlein. Fino a quando?
MARCO TRAVAGLIO: «MELONI MI È SIMPATICA, CI SIAMO VISTI DI RECENTE. TRAPPOLE DALL'ESTABLISHMENT SE LEI NON LO ASSECONDA
Giuseppe Alberto Falci per il Corriere della Sera
Direttore Marco Travaglio, martedì nel suo editoriale ha definito Giorgia Meloni «una tipa sveglia». Perché questa carezza nei confronti della premier?
«Beh, i tonti sono altri, penso che sia una tipa sveglia. Detto questo, non condivido nulla o quasi della sua azione di governo».
Le leggo un passaggio del suo editoriale: "Anche lei come Conte è vista come intrusa delle élite più putride, use a scalzare gli outsider tramite qualche infiltrato". Meloni come Conte, dunque?
«In questi anni sono stati gli unici due presidenti del Consiglio ad essere arrivati a Palazzo Chigi senza la cooptazione dei poteri forti. Il leader del Movimento 5 Stelle è giunto lì per caso. Lei, Giorgia, è invece arrivata dalla periferia. La presidente del Consiglio è un underdog o un outsider anche se fa politica da trent’anni, perché proviene da una formazione che da sempre è stata tenuta a distanza dalle logiche di potere. Ecco perché mi meraviglia».
Si meraviglia di cosa?
«Mi meraviglio che non abbia dato seguito da presidente del Consiglio a questa sua caratteristica. Ha dovuto promettere fedeltà agli americani, all’Europa, a tutti quelli che ha dipinto come poteri forti, pensiamo ad esempio al rapporto super compiacente che ha avuto con il governo Draghi. Diciamola tutta, si è un po’ parata le spalle».
Eppure ha votato contro Ursula von der Leyen...
«Non a caso appena ha votato contro la presidente della Commissione europea uscente sono subito piovute le critiche. E lo stesso è successo non appena il ministro della Difesa Guido Crosetto si è permesso di criticare l’Ucraina. Meloni è sempre sotto esame. Se asseconda l’establishment è salva, altrimenti le saranno ordite una serie di trappole».
Qual è la verità sul suo rapporto con Giorgia Meloni?
marco travaglio a otto e mezzo 2
«Ho già raccontato tutto a Peter Gomez a La Confessione su Rai3. L’ho conosciuta 15 anni fa quando era ministro della Gioventù nel governo di Silvio Berlusconi. Se non sbaglio ci siamo incrociati in treno, dopodiché ci saremo visti un paio di volte a pranzo per scambiare due chiacchiere, perché mi incuriosiva questa giovane esponente del governo. E poi basta: ho solo avuto un rapporto da giornalista. Devo dire che mi è molto simpatica. Ha rotto con Berlusconi ai tempi del Pdl, per fondare un suo partito, sganciandosi così dal governo Letta-Alfano. Si è sempre mossa nel segno della coerenza tenendosi a debita distanza dalle manovre di palazzo. Insomma, le premesse c’erano tutte... Mi aspettavo desse qualche segnale di discontinuità che alla fine non c’è stato».
GLI APPUNTI DI SILVIO BERLUSCONI SU GIORGIA MELONI
Quando vi siete visti l’ultima volta?
«È successo recentemente ma non era una cena. L’ho incontrata per invitarla alla Festa del Fatto. Come del resto ho invitato Pier Luigi Bersani ed Elly Schlein. Meloni è già venuta due volte, l’anno scorso non potè per un vertice a Bali, per quest’anno deve ancora sciogliere la riserva».
Ma in questo ultimo incontro le ha parlato anche di Biden, come ha scritto «Dagospia»?
«L’ho solo invitata al festa del Fatto, da parte sua non c’è stata alcuna rivelazione su Biden».
Quindi lei si trova a suo agio a confrontarsi con la leader della destra italiana?
«Non ho una avversione irriducibile per tutti quelli che stanno nel centrodestra. Ho una avversione irriducibile per i delinquenti. Quando Meloni ha confermato il carcere duro nei confronti dei superboss ho titolato: “Buona la prima”. Speravo di scrivere “Buona la seconda”, “Buona la terza” e invece non è stato così. Giorgia Meloni è una persona perbene che sta facendo male. E mi faccia aggiungere una cosa: a mio avviso ha fatto una cavolata a paragonarsi a Silvio Berlusconi».
marco travaglio giorgia meloni
Alla fine di questa chiacchierata cosa possiamo dire?
«Che non c’è stata alcuna carezza da parte mia. Scrivo sempre quello che penso. E soprattutto sostengo con forza che ci si debba confrontare con tutti quelli con cui non siamo d’accordo».
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