DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
1. LA STRATEGIA DI MELONI PER PRENDERSI IL VENETO
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/politica/2025/01/17/news/terzo_mandato_meloni_fdi_retroscena-423943716/
Di terzo mandato non intende neanche sentire parlare: è una questione chiusa, che Giorgia Meloni non è disponibile a riaprire. Semmai […] proverà per davvero a governare il Veneto, piantando la bandiera di Fratelli d’Italia sulla regione più leghista d’Italia.
Per adesso, però, la presidente del Consiglio cerca di evitare il conflitto diretto con il Carroccio. Schiva il contenzioso pubblico con Matteo Salvini. Ed evita di affondare il colpo contro Luca Zaia. Non è un caso: pensa che alla fine la matassa sarà sbrogliata trattando direttamente con il governatore uscente. Escludendo invece dalla mediazione Matteo Salvini.
La premessa di ogni ragionamento è questa, a Palazzo Chigi: siamo il primo partito d’Italia e non possiamo essere esclusi dal governo delle grandi regioni del Nord. […] Ci sarebbe la Lombardia, ma nella regione più grande d’Italia si tornerà alle urne nel 2028: comunque un’eternità, per di più dopo le prossime politiche. L’unica possibilità è dunque prendere il Veneto. Un destino ineluttabile, per la presidente del Consiglio, visto che il suo partito si attesta nei sondaggi attorno al 30%.
Pragmaticamente, la premier è consapevole che la regione di Zaia sarà uno dei pezzi pregiati di una mediazione che coinvolgerà anche altri centri chiamati alle urne nei prossimi mesi: Campania, Puglia, Marche, Toscana e Valle d’Aosta. Ma sa anche che proprio il Veneto è il tassello politicamente più rilevante: mai, da quando esistono, i meloniani hanno conquistato una regione di peso del Nord. […]
GIORGIA MELONI LUCA ZAIA MATTEO SALVINI
Parlerà dunque con Zaia, questo è il progetto. Al momento opportuno e scavalcando di fatto Salvini. Con il governatore veneto, d’altra parte, continua a mantenere un filo diretto. Con lui, nei momenti di massima debolezza di Salvini prima delle Europee, aveva discusso informalmente anche di una possibile transizione morbida in caso di dimissioni del segretario dalla guida del partito.
Ha molto da offrirgli, anche in termini di caselle di governo. È evidente che una mossa del genere smuoverebbe gli equilibri nel Carroccio e aprirebbe una crepa nei rapporti tra la premier e il ministro delle Infrastrutture. Ma non è detto che questo scenario dispiaccia poi troppo a Palazzo Chigi.
2. SALVINI, SUL VENETO TROVEREMO QUADRA, GOVERNO NON RISCHIA
(ANSA) - "In questi due anni e pochi mesi di governo la Lega è stata assolutamente leale in ogni votazione nei confronti del governo e la stabilità del governo italiano è un patrimonio che l'Europa ci sta invidiando e che ci sta premiando economicamente.
Quindi non si mette in discussione assolutamente un governo che farà tutti e cinque gli anni". Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, rispondendo ad una domanda di Bruno Vespa a 5 Minuti sulla questione del voto in Veneto e, in particolare, sul rischio che il suo partito possa correre da solo in caso altri nella maggioranza rivendicassero la candidatura a governatore.
luca zaia e giorgia meloni - vinitaly
"Sicuramente - ha aggiunto - un conto è il voto politico. Altra cosa è la buona amministrazione locale. Se il buon governo della Lega e di Zaia in Veneto da anni è riconosciuto a livello internazionale da tutti i punti di vista, metterlo in discussione per equilibri politici e per scelte romane non mi sembrerebbe utile. Quindi sono sicuro - ha concluso - che con gli alleati troveremo una quadra come abbiamo sempre trovato e sono sicuro che nessuno voglia mettere in discussione uno dei governi più virtuosi d'Europa per mettere una bandierina da qualche parte".
3. CRESCE IL FASTIDIO DI FDI E FORZA ITALIA "NON SI ARRETRA, TANTO POI SI CALMANO"
Estratto dell’articolo di Federico Capurso e Francesco Moscatelli per “La Stampa”
Ultimamente, quando sentono nominare la Lega, i tanti dirigenti e ministri di Fratelli d'Italia si irrigidiscono, alzano gli occhi al cielo, sbuffano. «No comment, tanto è sempre la solita solfa, poi si calmano», rispondevano anche ieri […]. Era una risposta standard, che gli si chiedesse delle divisioni sul ddl Sicurezza o delle incertezze sull'Autonomia o, ancora, del rischio di spaccare la coalizione in Veneto. È una stanchezza, quasi un'esasperazione, che devono aver percepito anche dalle parti di Palazzo Chigi, tanto da muovere Giovanbattista Fazzolari, fedelissimo della premier, a imporre il silenzio alle truppe: «Nessuno reagisca alle dichiarazioni dei leghisti sul Veneto e Zaia», questo il senso del messaggio.
La premier, già da tempo, ha chiarito ai suoi di non voler alzare pubblicamente i toni su una polemica solo divisiva, memore dei veleni che poco meno di un anno fa affondarono il centrodestra in Sardegna. E poi prevede che la battaglia di Matteo Salvini, alla fine, non sia davvero legata al terzo mandato […].
Per Meloni il vero problema della Lega è trovare un candidato civico che non spacchi la coalizione. Un nome che Zaia possa appoggiare senza perdere la faccia. Nel caso - e su questo dentro FdI non c'è molta propensione alla trattativa - dovrà essere «una candidatura d'area chiaramente riferibile a noi, come è stato, ad esempio, Francesco Rocca nel Lazio», spiegano dal quartier generale del partito.
Se i "fratelli" si mordono la lingua come vuole la premier - ieri dopo il federale leghista il numero uno del partito in Veneto Luca De Carlo smorzava i toni spiegando che «la compattezza dei nostri alleati è sempre garanzia di un confronto sereno» - non si può dire lo stesso degli effetti che il «Veneto first» di Zaia sta producendo nei rapporti già tesi fra Lega e Forza Italia.
I leghisti veneti ce l'hanno con l'ingombrante ex Flavio Tosi, oggi segretario azzurro sul territorio, accusato di aver passato gli ultimi mesi a cannoneggiare il Doge. Tutti quanti, poi, si sarebbero detti «furibondi» per il «troveremo il modo di sfamare Zaia» pronunciato mercoledì in tv dal capogruppo azzurro a palazzo Madama Maurizio Gasparri.
[…] In via Bellerio, in ogni caso, sono convinti che salvare il fortino zaiano in cambio di una «promessa scritta sulla sabbia» a FdI sul futuro candidato della Lombardia è oggi l'unica soluzione possibile. Da qui al voto lombardo del 2027, infatti, le variabili da considerare sono numerose e imprevedibili.
C'è il tema della reale forza di Giorgia Meloni in un'elezione come quella regionale, dove conta la classe dirigente locale e dove c'è il precedente ligure a dimostrare che i "fratelli" non hanno la forza per ottenere percentuali simili a quelli delle Politiche e delle Europee, ma c'è anche il tema del Comune di Milano, che andrà al voto prima della Regione e in cui il centrodestra sogna il ribaltone.
Rispetto al terzo mandato, comunque, la posizione di Meloni e Tajani è inscalfibile. «Il problema non è quello che pensano il sottoscritto o Zaia - spiega Gasparri -, ma che quasi l'intero Parlamento ha votato contro il terzo mandato per i governatori. […]». […]
GIORGIA MELONI E LUCA ZAIAluca zaia giorgia meloni
GIORGIA MELONI - LUCA ZAIA - MATTEO SALVINI
luca de carlo 1zaia salviniluca de carlo 2luca de carlo zaia salvini
matteo salvini federico sboarina giorgia meloni luca zaia
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA…
DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI…
DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI…
DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI…
CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER…