DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
«Io pretendo un briciolo di rispetto, almeno quello che mi sono guadagnata sul campo. La critica ci sta, figurarsi se posso non ammetterla io che non le mando certo a dire.
Ma essere derisa e insultata no. Quasi sempre poi perché donna, troppo spesso con allusioni sessuali o legate all' aspetto fisico. Talvolta da una certa intellighenzia benpensante. Ecco, questo non lo tollero».
Giorgia Meloni è ben protetta dalla sua "corazza", come la chiama lei. Una vita a fare politica, dalle tribune della Garbatella al governo della Repubblica, dalla fondazione di un suo partito alla presidenza dei Conservatori europei. Ne ha viste e sentite, insomma. Poi succede però che al centesimo insulto sessista e maschilista si possa fermare incredula anche lei.
gli insulti a giorgia meloni di gozzini
La domenica la trascorre in casa con la famiglia, per lo più a rispondere alle centinaia di messaggi e telefonate di solidarietà. Una su tutte ha rotto il muro del silenzio: quella di sabato sera del presidente della Repubblica Mattarella. «Perdoni se la disturbo a quest' ora..». Ma erano appena le 21 e lì sta tutto il tatto e il garbo d'altri tempi del capo dello Stato. Solo da quel momento, diffusa la notizia della solidarietà espressa dalla più alta carica istituzionale, si è aperto il corteo di messaggi e di telefonate. Fino a quella, ieri pomeriggio, altrettanto inattesa del presidente del Consiglio Mario Draghi.
Cellulare intasato, ma se fosse arrivata una chiamata di Silvio Berlusconi o di Matteo Salvini la memoria del telefono l'avrebbe registrata. Invece nulla, zero fino a ieri sera, a 36 ore dall' incidente. Per i due leader alleati si registra solo un tweet di vicinanza, indignato per l'accaduto, dal capo della Lega, e solo dopo le 19 di ieri un "Forza Giorgia" del Cavaliere sempre attraverso Twitter. «Quanto sia difficile fare politica da donna e per giunta di destra non mi è chiaro mai abbastanza - si sfoga coi suoi - A me la politica ha dato tanto, ma ha tolto tantissimo in termini di vita privata. Ora i compagni che rosicano perché cito Brecht...».
Prima ancora l'accusa sul presunto photoshop sui manifesti e la scrofa e la pescivendola e la coatta e la caciottara e la cameriera e la ritardata e gli occhi a palla. C'è quel video-fake del 2011, congresso Pdl alla Fiera di Roma, che circola ancora sul web, in cui la ministra della Gioventù viene chiamata sul palco da Berlusconi per la foto di rito e la frase del Cavaliere («Dov' è la piccoletta..») viene travisata nell'irripetibile «dov' è la...».
Da allora è stato un crescendo, sui social in particolare. Quando in occasione del Family day Giorgia annunciò di aspettare una bambina, gli odiatori da tastiera si spinsero fino ad augurarle l'aborto. «Non è tanto la gravità dell' insulto - ragiona Meloni - Quel che preoccupa è il livello di chi lo pronuncia. Se un professore universitario può permettersi di dare della vacca, cosa può fare chiunque altro? Vuol dire che il bersaglio viene considerato libero, a disposizione. Dove si può arrivare?» Il momento politico è particolare.
La fondatrice di Fratelli d' Italia ha scelto di attraversare in solitaria il deserto dell' opposizione. A dire il vero, va così non solo per lei. Basti pensare a cosa è toccato all' ex ministro con orgoglioso passato da bracciante, Teresa Bellanova, piuttosto che a Maria Elena Boschi. A Laura Boldrini o a Mara Carfagna. La grillina Laura Castelli ieri ha osato esprimere solidarietà a Meloni via Twitter («Trasformare il dissenso politico in sessismo, è quello che accade sempre quando si vuole attaccare un politico donna. Non mi rassegnerò mai») e si è vista sommergere nella pagina dei commenti da insulti, anche dal suo mondo.
«Sono rimasto allibito», è stata la frase del premier Draghi al telefono con la sua oppositrice unica. Professore universitario anche lui, un tempo. Come Giovanni Gozzini protagonista di questa squallida vicenda. Non l' unico uomo presente in quello studio radiofonico, assieme al conduttore, fanno notare gli amici di Giorgia. Anche lo scrittore ed ex consigliere di amministrazione Rai, Giorgio Van Straten, intervenuto in diretta ma per rincarare la dose.
«Amarezza, certo - sono ancora parole della leader di Fdi - Sono abituata a stare nell' agone politico. Ma mai ho mancato di rispetto a qualcuno. Respingo al mittente l' accusa di essere una seminatrice di odio. Per intenderci: non ho mai detto che affonderei i barconi coi migranti. Ma che manderei a picco le imbarcazioni dei trafficanti dopo aver messo in salvo le vite. È un' altra cosa».
Meloni sa di avere tanti avversari, anche tra le donne. «Il linguaggio del professore mi fa orrore, ma non le esprimo solidarietà», scrive Selvaggia Lucarelli su Fb, dopo aver rimarcato il 9 febbraio che la deputata «rispolvera trucchi dell' 85». Laura Boldrini invece la solidarietà la esprime, augurandosi però che smetta di usare odio «anche chi in politica lo diffonde». Leader e donna, nell' Italia 2021. Quanta strada ancora da fare.
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