
FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO…
GIORGIA MELONI STREPITA MA ALLA FINE INDOSSA L’ELMETTO: AL CONSIGLIO EUROPEO APPOGGIA IL PIANO DI RIARMO DELL’UE: L’ITALIA PARTECIPERÀ ANCHE ALLA RIUNIONE DEI “VOLENTEROSI”, GLI STATI DISPOSTI A INVIARE TRUPPE IN UCRAINA, NONOSTANTE A PAROLE LA DUCETTA SI SMARCHI DAL POSSIBILE COINVOLGIMENTO DI MILITARI ITALIANI: “IN QUESTO QUADRO È ESCLUSO” – LA SORA GIORGIA, CHE DEVE FARE I CONTI CON IL “PACIFISMO” TRUMPUTINIANO DI SALVINI, INVOCA UN’ESTENSIONE DELL’ARTICOLO 5 A KIEV, MA IL PRIMO A OPPORSI È IL SUO (EX?) ALLEATO TRUMP – IL NODO DEL DEBITO: BENE LA DEROGA AL PATTO DI STABILITÀ, MA BALLANO 150 MILIARDI DI PRESTITI CHE FAREBBERO SALIRE ANCORA IL DEBITO ITALIANO
CONSIGLIO EUROPEO - GIORGIA MELONI GUARDA VOLODYMYR ZELENSKY - FOTO LAPRESSE
DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER
VERTICE A PARIGI - GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON
UCRAINA, MELONI APRE A MACRON. L’ITALIA AL VERTICE DI PARIGI SULLA COALIZIONE DEI VOLENTEROSI
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
Martedì 11 marzo l’Italia sarà al primo vertice della «coalizione dei volenterosi» per l’Ucraina lanciata da Emmanuel Macron. […] Una chiamata collettiva, in difesa dell’Europa, da cui Giorgia Meloni avrebbe potuto sfilarsi, se avesse confermato la linea di chi nel governo non vuole sentire parlare di truppe di pace in Ucraina.
Ma la premier non lo ha fatto. Fonti ufficiali del ministero della Difesa confermano a La Stampa che il Capo di Stato Maggiore, il generale Luciano Portolano, sarà nella capitale francese, per affrontare assieme ai colleghi tutti i possibili scenari sulla costruzione di un’architettura di deterrenza europea, compreso il dispiegamento di forze militari per garantire un trattato di pace. L’Italia spinge perché qualsiasi missione avvenga sotto l’ombrello dell’Onu, con una risoluzione al Consiglio di sicurezza votata anche dalla Russia.
VOLODYMYR ZELENSKY EMMANUEL MACRON
Le perplessità che Meloni ha espresso sul tema, nei giorni scorsi, restano, ma più che altro riferite a tempi, modi, e – come sempre – al ruolo da protagonista che Macron si è ritagliato prendendo l’iniziativa e imprimendo questa accelerazione. È quanto spiega al termine dell’eurosummit a Bruxelles, prima della cena con gli altri leader: «Si parla di truppe europee non ben identificate. È una soluzione complessa. Una pace giusta ha bisogno di garanzie di sicurezza certe e queste si trovano all’interno della Nato».
Meloni esclude che «in questo quadro» possano essere inviati soldati italiani, ma precisa: «Altro discorso sono le missioni di peacekeeping, anche se non mi sembra sia la proposta di cui si sta parlando». […]
VOLODYMYR ZELENSKY - GIORGIA MELONI - CONSIGLIO EUROPEO - FOTO LAPRESSE
Meloni insiste sulla cornice Nato come copertura necessaria a difesa dell’Ucraina e dei confini europei: «Estendere l’articolo 5 a Kiev senza il suo ingresso nell’Alleanza darebbe quella garanzia di sicurezza stabile e duratura che io auspico». Ma bisognerà convincere Donald Trump, perché il presidente americano al momento non ha dato il suo via libera e l’articolo 5 del Trattato – che impone il soccorso immediato dei Paesi membri in caso di aggressione – al momento vale solo per chi è già dentro il Patto atlantico.
A Bruxelles, Meloni sembra aver abbandonato i toni cauti delle ultime settimane […]: «Per questo abbiamo combattuto» dice: una prima persona plurale che riallaccia i destini di Italia, Europa e Ucraina. Ma, stando a fonti diplomatiche, avrebbe anche spinto per un gesto a favore del presidente Usa, chiedendo di inserire nelle conclusioni un riconoscimento dei suoi «sforzi per la pace», ma senza successo.
giorgia meloni emmanuel macron vertice europeo sull ucraina foto lapresse
La leader reagisce evocando «Gomorra» quando poi le chiedono di commentare Vladimir Putin che in mattinata aveva assicurato che «la Russia non avrebbe mai rinunciato a ciò che è nostro»: «Mi ricorda una celebre serie televisiva», l’epopea dei camorristi che ha reso immortale la battuta del capostipite Pietro Savastano: «Ora ci riprendiamo tutto quello che è nostro». Meloni poi cerca di smorzare e aggiunge più diplomaticamente: «Rispondere (a Putin, ndr) non serve, mi sembrano parole rivolte a un proprio pubblico».
Durante il Consiglio, la premier ha manifestato dei dubbi sulla sostenibilità di alcuni strumenti previsti dal piano di riarmo presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
VLADIMIR PUTIN E DONALD TRUMP AL G20 DI OSAKA, IN GIAPPONE, NEL 2019
Innanzitutto, non è convinta del titolo, “Rearm Europe”: «Mi sono permessa di segnalare che il concetto di difesa è un tantino più ampio del riarmo. Non è una parola adatta e forse così non stiamo dando messaggi chiarissimi per i cittadini».
Meloni è certamente preoccupata dell’impatto che l’iniziativa europea ha sull’opinione pubblica e tra i partiti. Non solo di opposizione (il M5S contrario, il Pd spaccato ma critico), visto che Matteo Salvini non fa passare giorno senza scagliarsi contro la proposta di Von der Leyen. Per questo la leader assicura che l’Italia non «dirotterà i fondi di coesione per l’acquisto di armi», come prevede uno dei capitoli del piano Ue sull’aumento di spesa per la difesa: «Proporrò al Parlamento di chiarirlo sin da subito».
VLADIMIR PUTIN - DONALD TRUMP - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
[…] Adesso la battaglia politica dell’Italia sarà quella del debito. Lo scorporo delle spese della Difesa dal calcolo deficit/Pil previsto dai vincoli del nuovo Patto di stabilità europeo è una conquista, spiega Meloni che accoglie «favorevolmente» la proposta tedesca del cancelliere in pectore Friedrich Merz, «di una revisione organica del Patto che si allarghi anche ad altro, come tutto quello che riguarda autonomia strategica e competitività».
A preoccupare la premier è la parte del piano dei 150 miliardi di euro di prestiti previsti (su 800 miliardi di finanziamenti totali). Perché è sì un’ulteriore possibilità di accedere al debito, ma «presenta criticità» perché rischia di produrre «un problema di reputazione e sostenibilità» per un Paese come l’Italia già profondamente indebitato. Le preoccupazioni dell’esecutivo sono state rese esplicite dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che alla prossima riunione dei ministri dell’Ecofin si presenterà con una proposta anticipata ieri dalla premier: «Avere garanzie europee per favorire investimenti anche privati in aggiunta a quelli pubblici».
VERTICE DI LONDRA - ZELENSKY STARMER MACRON
TERRE DI MEZZO - MEME BY EMILIANO CARLI
VERTICE EUROPEO PER L UCRAINA A PARIGI
GIORGIA MELONI - VOLODYMYR ZELENSKY - FOTO LAPRESSE
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