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Giovanni Bianconi per "Corriere della Sera"
La prima commissione del Consiglio superiore della magistratura ha aperto l'istruttoria per l'eventuale avvio della procedura di trasferimento d'ufficio nei confronti del giudice Antonio Esposito, presidente della sezione della Corte di cassazione che ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere per frode fiscale.
Una decisione presa dopo l'intervista a Il Mattino, rilasciata un mese fa, nella quale il magistrato tentò di illustrare ciò che il collegio avrebbe detto nelle motivazioni del verdetto. Sollevando accese polemiche soprattutto nel centrodestra, dove s'è addirittura arrivati a sostenere che certe dichiarazioni potevano inficiare il verdetto.
Il primo passo del Csm sarà chiedere informazioni e atti al Procuratore generale della Cassazione, che a sua volta ha già aperto un fascicolo sul conto di Esposito. In vista di una possibile - ma secondo alcuni molto probabile - azione disciplinare a suo carico. Dunque i problemi derivanti dal quell'azzardata intervista non sono finiti, per il giudice di origine campana. Ed è prevedibile che con l'avanzare degli accertamenti, dal centrodestra si sollevino nuove proteste e dubbi sulla figura del magistrato che lesse in diretta tv la condanna di Berlusconi.
«Mi viene la pelle d'oca al pensiero di chi sia questo signore», disse nelle scorse settimane la deputata del Pdl Daniela Santanchè, a contorno delle grida allo scandalo che si levarono dai più alti esponenti del suo schieramento. Quasi fosse la naturale prosecuzione dell'abituale reazione al presunto complotto delle «toghe rosse».
Il che sembra un paradosso, a rileggere il verbale della seduta in cui il Csm, il 17 dicembre 2009, votò la nomina di Antonio Esposito a presidente di sezione della Cassazione; lo scranno da cui ha pronunciato la sentenza contro l'ex presidente del Consiglio. La proposta fu avanzata da Cosimo Ferri, all'epoca leader della corrente più a destra dell'Anm, Magistratura indipendente, e oggi sottosegretario alla Giustizia in quota Pdl.
Tra gli altri candidati, la «sinistra giudiziaria» rappresentata da Magistratura democratica e dal Movimento per la giustizia aveva scelto, in alternativa a Esposito, il giudice Raffaele Foglia.
Nella sua relazione Ferri esaltò «le elevate attitudini e gli ottimi risultati professionali» di Esposito, «magistrato molto preparato e professionalmente scrupoloso, avendo sempre dimostrato profonda preparazione giuridica, costante attaccamento al lavoro, serietà e laboriosità , spiccate capacità dirigenziali negli uffici da lui diretti». Oltre alla «approfondita cultura giuridica» Ferri sottolineò la «piena capacità e autorevolezza, saggezza e garbo» dimostrate dal magistrato nell'organizzazione del lavoro.
Il relatore di minoranza illustrò le qualità di Foglia, candidato alternativo, che però non raccolse che i sette voti di Md e del Movimento, mentre per Esposito si espressero Mi, i «moderati» di Unicost e tutti i laici votati dal Parlamento (tranne un astenuto), compresi quelli del centrodestra.
Forse ricordando quell'esito, alla vigilia del processo in Cassazione, quando l'avvocato Franco Coppi suggerì a Berlusconi e agli altri difensori di ricusare il presidente Esposito (approfittando della riferita frequentazione del figlio del giudice, pubblico ministero a Milano, con Nicole Minetti, a sua volta in stretti rapporti con l'ex premier), gli fu risposto che non era il caso.
Meglio tenersi lui che rischiare di ritrovarsi con un altro giudice, magari «di sinistra». La ricusazione non ci fu, ed è andata com'è andata. Col centrodestra che ora protesta contro Esposito.
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