
DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E…
Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica - Edizione Roma"
«Un personaggio dalla debordante propensione criminale», «la personalità negativa di ingordo grassatore della cosa pubblica». Non usa mezzi termini il giudice del tribunale del Riesame Filippo Casa nelle undici pagine con cui dice no alla scarcerazione di Franco Fiorito. L'ex capogruppo, per il quale, insieme al suo collega Idv Vincenzo Maruccio, la Corte dei Conti ha disposto il sequestro conservativo dei beni, deve rimanere in carcere. E le motivazioni sono diverse.
Il primo è che regge l'accusa di peculato formulata dalla procura e condivisa del gip Stefano Aprile: il tribunale della Libertà boccia la tesi della difesa di Batman che voleva fosse appropriazione indebita. «La disponibilità delle ingenti risorse per le quali è contestata l'illecita appropriazione deve essere ricollegata all'esercizio della carica di presidenza del gruppo» e «il delitto di peculato si configura quando il pubblico ufficiale/ capogruppo che di tali risorse abbia la disponibilità in ragione del suo ufficio, le distragga a proprio favore invece di farne uso ai fini unicamente indicati dalla norma».
Per il Riesame, Fiorito si sarebbe versato, «senza lecita causa», 1.357.418 euro. Ma, si legge nelle motivazioni, «le indagini tese a quantificare le somme oggetto di illecita appropriazione, nonché la destinazione e l'utilizzo, vanno ancora completate».
Sta di fatto che, quanto che sia la cifra, Batman «approfittando della propria alta funzione ha gestito il denaro di cui aveva il possesso in ragione del suo ufficio, impiegandolo, dopo averlo sottratto con diversi strumenti operativi, per la soddisfazione di spese personali, spesso di natura voluttuaria». Per i magistrati, ad aggravare la situazione, è il fatto che i fondi destinati al gruppo consiliare sarebbero stati utilizzati da Fiorito per «assecondare i propri sfizi e i propri capricci».
Non bastasse questo, c'è il rischio di recidiva, «sostanziata - scrivono i magistrati - da una condotta biennale di ostentata strumentalizzazione della carica rivestita e di scandalosa dissipazione di ingenti risorse pubbliche per fini personali». Un pericolo che non è decaduto nonostante la sua «destituzione» e le sue dimissioni: «è tuttora consigliere regionale e, in tale qualità , è ancora in grado di esercitare la già sperimentata influenza illecita sulle persone e le strutture di riferimento a livello regionale e locale che gli ha consentito di appropriarsi di ingentissime risorse economiche».
E se per i giudici della Libertà manca il pericolo di fuga, resta invece quello di inquinamento probatorio. «Fiorito ha già ampiamente dimostrato la sua propensione a ostacolare la genuina acquisizione della prova: basti pensare al rinvenimento nel tritacarte e nella pattumiera del suo appartamento di frammenti di fatture destinate al gruppo Pdl».
Per i giudici, il carcere è, per ora, l'unica misura adeguata: «un personaggio dalla debordante propensione criminale come Fiorito irriderebbe eventuali prescrizioni e divieti connessi a misure gradate che non rispetterebbe mai». Fiorito potrebbe essere presto risentito dal pm Alberto Pioletti: sono ancora molti i dettagli che mancano. à stato invece fissato per giovedì il secondo interrogatorio di Maruccio, anche lui indagato per peculato.
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