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Ettore Livini per âLa Repubblica'
Rien ne va plus. La puritanissima America dice sì dopo anni di ostracismo alle scommesse online. E i re dei giocatori di Borsa (gli spericolati gestori di hedge fund) hanno calato subito i loro assi alla roulette di Wall Street.
L'operazione - come si conviene quando si vogliono tenere le carte coperte - è andata in porto un po' alla chetichella un mesetto fa: Caesar Entertaiment, uno dei giganti dei casinò a stelle e strisce, ha lanciato sul mercato con un aumento di capitale la Caesar Aquisition, una start up quotata al Nasdaq cui ha affidato il business del gioco d'azzardo in rete.
Le azioni sono andate a ruba - in poche settimane hanno guadagnato il 30% - e quando si è alzato il velo sui soci entrati nel capitale è spuntata la sorpresa: a scommettere sulle scommesse sono stati i più grandi scommettitori della finanza a stelle e strisce. I nuovi azionisti di controllo della bisca virtuale di Caesar sono George Soros, John Paulson e Leon Cooperman - come dire i "Lionel Messi" della speculazione yankee - che con un gruppo di altri gestori di hedge fund ne hanno preso il controllo investendo la bellezza di 484 milioni di dollari.
La loro, va detto, non è una scommessa al buio. Il gambling online negli Stati Uniti è vietato da sempre, causa - sostengono le malelingue - il pressing della ricchissima lobby di Las Vegas e di Atlantic City che ha un monopolio di fatto sull'industria della Dea bendata grazie a un impero da 60 miliardi di dollari di ricavi l'anno. A inizio millennio qualcuno ha provato ad aggirare il divieto operando negli Usa da basi offshore. Ma gli implacabili segugi del dipartimento alla Giustizia ha braccato gli abusivi per i meandri del web, mettendoli fuorilegge e affibbiando loro multe milionarie.
Ora il vento è cambiato. L'American Gaming association ha deciso un po' a sorpresa di fare inversione a "U", sponsorizzando la legalizzazione del business sul web. Il governo ha detto sì. E diversi stati, dal New Jersey al Delaware al Nevada, hanno già varato le nuove legislazioni ad hoc, dando il via alla Cuccagna. Quando si tratta di scommesse, come ovvio, i primi a drizzare le antenne sono stati i disinvolti gestori di fondi speculativi, che forti di patrimoni e stipendi da brividi - Paulson è arrivato a guadagnare anche 5 miliardi di dollari all'anno, qualcosa come 10 milioni di euro al giorno - hanno messo subito un cip, unendo le forze su Caesar.
Il mercato in fondo è vergine e il loro unico problema sono i miliardi di Sheldon Adelson, tycoon del Las Vegas Sands e anima della Coalition to stop internet gambling. «Spenderò tutto quello che sarà necessario per fermare chi vuol trasformare il nostro paese nella capitale della dipendenza da gioco d'azzardo», ha detto. I soldi, volendo, non gli mancano: è il nono uomo più ricco d'America con un patrimonio di 25 miliardi. La guerra tra i Paperoni, Soros & C. da una parte, Adelson dall'altra, è solo agli inizi. L'esito è incerto. Ma di sicuro è già aperta la raccolta di scommesse su chi emergerà vincitore dalla battaglia delle roulette.
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