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Ernesto Menicucci per il "Corriere della Sera"
Nelle «porte girevoli» del Campidoglio, stavolta è toccato a Luigi Crespi, lo spin doctor che per circa due anni ha imperversato sul Campidoglio e che è stato «cancellato» nel giro di pochi mesi. à il destino di molti di quelli che lavorano con Gianni Alemanno, capace in poco meno di un mandato di collezionare quattro capi di gabinetto, sei ad dell'Atac, tre all'Ama, 23 assessori con ben tre responsabili del Bilancio, due portavoce, due consiglieri diplomatici.
Un tourbillon infinito, fatto di rapporti che iniziano con repentini «innamoramenti» e con altrettanto repentine litigate, che tocca tutti, anche i parlamentari: il gruppo di Alemanno, una delle componenti degli ex An, ha fatto sì campagna acquisti in Assemblea capitolina ma si è assottigliato alla Camera e al Senato, tra fughe verso Fli o verso altri «colonnelli». Chi lavora col sindaco, liquida l'argomento con una battuta: «Stargli a fianco, se non sei uno yesman, non è facile...».
Ci hanno provato in tanti, non ci è riuscito quasi nessuno. A parte l'indissolubile Simone Turbolente (non è più portavoce, ma rimane capoufficio stampa) che sta col sindaco da 12 anni, anche sulla comunicazione le «porte girevoli» si sono mosse spesso: Enrico Cisnetto, Pino Buongiorno, Paolo Glisenti. Tutti professionisti che a vario titolo, per amicizia oppure per un rapporto lavorativo, hanno provato a fornire consigli al sindaco. E, quasi tutti, si sono scontrati con le idee di Alemanno.
«Cosa dovrei fare?», la domanda ricorrente del sindaco. «Parlare di meno», la risposta più gettonata. «Ma così mi fai sparire dai giornali», l'obiezione Alemanno. Ora, dopo la vicenda Crespi, qualcuno in Campidoglio si è preoccupato. Nessuno lo dice apertamente, ma le parole dello spin doctor («se la B1 si ferma non è colpa mia») trovano anche chi le condivide: «Siamo stati fermi sei mesi per l'Acea, altri tre per approvare il Bilancio... Senza contare la parentesi montiana».
E si aggiunge: «Il problema, con Alemanno, è che l'ultimo che parla con lui ha ragione». Una persona del suo staff conferma: «Si parte alla mattina con un'idea, si finisce alla sera con un'altra». Con una scala di priorità che si modifica spesso, a seconda del momento. Come ha cambiato gli uomini, Alemanno in questi cinque anni ha messo in campo una quantità infinita di annunci, proclami, promesse. Da Corviale (dove iniziò la campagna elettorale) alla commissione «modello Attali» guidata da Marzano dopo la rinuncia di Amato, dalla Formula Uno alle Olimpiadi, dagli Stati generali a Tor Bella Monaca. Sogni, progetti, grandi idee. Che, nel va e vieni di palazzo Senatorio, rimarranno nel cassetto dei ricordi.
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