DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Carlo Bertini per La Stampa
«Chiamala se vuoi, tentazione...»: così la definisce per ora uno dei giovani leoni della brigata anti-Renzi messa in piedi per ingaggiare la resistenza contro il rottamatore: e la «tentazione», che in questi giorni stanno accarezzando bersaniani e dalemiani ha già un nome e cognome: «clausola di salvaguardia». Da far votare in assemblea se si riuscisse a raggranellare una vasta maggioranza di «maldipancisti vari», franceschiniani, lettiani, bindiani, fioroniani e così via.
L'obiettivo è chiaro, evitare che in caso di elezioni Renzi possa prendersi in due colpi ravvicinati partito e governo. Ad illustrarne la ratio senza peli sulla lingua è Alfredo D'Attorre, autore del documento congressuale di Bersani, «Fare il Pd» e membro della segreteria di Epifani:
«Se la crisi non deflagra prima, venerdì l'assemblea è chiamata a convocare il congresso ragionando come se legislatura andasse avanti. Ma si potrebbe proporre una clausola per stabilire che se si aprisse un percorso che portasse ad elezioni anticipate, si sospendano le primarie per il segretario e si facciano quelle per la premiership. Ma senza alcuna intenzione di usare l'incertezza politica come alibi per non fare il congresso, si badi bene».
Un blitz che risulterebbe indigesto al sindaco di Firenze, al punto che basta prospettare una simile ipotesi a due suoi parlamentari per sentir esplodere due sonore risate, condite dalla controaccusa «sarebbero irresponsabili». Ancora non c'è uno straccio di accordo con Renzi su come si svolgerà il congresso, per evitare di arrivare in Assemblea «al buio» mercoledì dovrebbe riunirsi la Commissione ad hoc, ma Epifani ancora non l'ha convocata.
I due nodi sul tappeto sono la partita dei segretari regionali, se cioé farli eleggere prima, dopo o in contemporanea al leader; e quella per la «separazione delle carriere» tra segretario e candidato premier. Quest'ultima è collegata appunto alla «tentazione» che i giovani leoni delle correnti che sostengono Cuperlo stanno maturando: perché certificando che in caso di voto anticipato si facciano solo le primarie per la premiership, di fatto si congelerebbe la figura del segretario.
E difficilmente, una volta giocata la partita per Palazzo Chigi, Renzi potrebbe spendersi pure per la campagna congressuale, che verrebbe rinviata a dopo le elezioni. «Comunque sia, se vi fosse una clausola del genere non sarebbe male, ma anche se non vi fosse sarebbe ragionevole tenere in conto un'eventuale sospensione e una modifica del percorso congressuale», fa notare il portavoce di Bersani, Stefano Di Traglia.
Insomma, la questione ancora viene derubricata come un'ipotesi di «buon senso», figlia della distinzione dei ruoli tra segretario e premier, ma non è stata formalizzata in attesa dello scontro finale.
«Fermo restando che il congresso va chiuso entro l'anno chiarisce D'Attorre - noi teniamo il punto che si debba partire dal basso, facendo votare i circoli e le federazioni liberamente, senza ingabbiarli in schemi correntizi. In Lombardia, una parte dei nostri voterà un renziano, in Calabria avverrà il contrario: meglio se non siamo noi da Roma a dirgli cosa fare. E non è per mantenere l'apparato esistente, anzi».
E mentre i resistenti stanno preparando una manifestazione per la prossima settimana a Roma con Cuperlo Bersani, Marini ed altri ex Dc, i renziani già salgono sulle barricate contro la tentazione del blitz. «Una cosa così sembrerebbe di fatto un macigno per indebolire Letta e se l'assemblea nazionale votasse una roba simile si capirebbe chiaramente chi pensa davvero alla crisi di governo», dice Paolo Gentiloni.
E chi per Renzi tratta le regole in commissione congresso, cioé Lorenzo Guerini, è ancora più duro. «Votare una clausola del genere? Se fossi Letta li manderei a quel paese...»
MATTEO RENZI jpegPIERLUIGI BERSANI CON LA BANDIERA DEL PD MASSIMO DALEMA GUGLIEMO EPIFANI CON BERSANI ALLE SPALLE FOTO LAPRESSEGuglielmo EpifaniAnna Finocchiaro Paolo Gentiloni
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