CHE TIPINI CORAGGIOSI GLI ANTI-RENZIANI DEL PD! SBRAITANO, URLANO, DISSENTONO E POI S’ALLINEANO PER “DISCIPLINA DI PARTITO”: TROPPA PAURA DI USCIRE DAL PD E CREARE UNA “COSA SINISTRA” CON VENDOLA?

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Francesca Schianchi per ‘La Stampa'

Nel Pd si riuniscono in mattinata: nessuno mette realmente in dubbio il voto di fiducia, ma dubbi, perplessità, maldipancia su questo governo, per com'è ma soprattutto per lo strappo provocato per farlo nascere, se ne sentono tanti. «Io voto la mia sfiducia in questa sede, ma voterò la fiducia in Aula», sospira il senatore Mario Tronti, filosofo, docente universitario, tra i fondatori della teoria dell'operaismo negli anni '60.

E perplessità le esprimono anche il civatiano Walter Tocci, il bersaniano Miguel Gotor, l'ex sindaco di Brescia, Paolo Corsini. Un clima di freddezza che si coglie in Aula, quando a punteggiare oltre un'ora di discorso del neopremier arrivano appena 14 applausi, pochissimo calore anche dal Pd. «Renzi forse non ha capito la differenza tra un Consiglio comunale e l'Aula del Senato. Ha tenuto un piccolo comizio da modesto segretario di partito», critica apertamente Corsini.

Ma anche nel Nuovo centrodestra si riuniscono, dopo aver sentito le parole del neo premier, pure loro con qualche dubbio, per quei riferimenti a una legge sulla cittadinanza, dopo che già erano rimasti spiazzati dalle dichiarazioni di domenica sulla tassazione dei Bot («facciamo finta che non abbia detto nulla, utilizziamo la moviola», propone Formigoni): la fiducia, anche qui, non si mette in dubbio («la maggioranza al Senato sarà meno esigua di quanto qualcuno possa pensare», assicura dallo speciale di "Ballarò" il leader Angelino Alfano), ma «siamo perplessi su alcune sue dichiarazioni, lei ha detto che sarà il governo più di sinistra degli ultimi vent'anni, speriamo sia una battuta», ammette nel corso del dibattito il senatore Bruno Mancuso.

Così, mentre gli interventi in Aula proseguono fino a tardi, con il neo premier per la prima volta seduto tra quegli stucchi e velluti attorniato dai suoi giovani ministri ad ascoltare, nei gruppi che sostengono il governo e di lì a poco voteranno la fiducia restano comunque dubbi e maldipancia.

«L'intervento del presidente del Consiglio sorprende per la scarsezza dei contenuti programmatici e per avere assunto in alcuni passaggi i toni di un vero e proprio comizio di piazza», è il giudizio tranchant di Miguel Gotor, già consigliere politico di Bersani, a cui è ancora vicinissimo (nei giorni scorsi è andato a trovarlo nella sua casa di Piacenza): anche lui la fiducia a sera la vota, ma solo «per disciplina di partito», mentre sottolinea «una presa del potere nel segno dell'avventura», in cui «anche il fatto che Renzi abbia contraddetto in pieno i cardini della sua narrazione politica rivela la debolezza dell'operazione», che ha portato a un governo in cui «in alcuni casi i nomi dei ministri scelti si limitano a rispondere a esigenze di immagine».

E anche da chi è vicino all'ex premier defenestrato Letta arriva una fiducia altrettanto tiepida: «La voterò», garantisce Francesco Russo, ma «da sincero e leale amico di Letta, potete immaginare con quale difficoltà», e lancia l'hashtag #matteostaisereno, che ricalca quello che Renzi dedicò a Letta, spiegandolo maliziosamente con un «io la parola data la mantengo».

Così come resta faticosa la fiducia per l'area Civati: «Pensiamo debba farsi carico di alcuni elementi specifici senza i quali perderà la nostra fiducia», avverte Lucrezia Ricchiuti, ed elenca diritti civili, giustizia, burocrazia, e Sergio Lo Giudice confessa di votare «il governo non perché mi abbia convinto, ma per continuare a puntare sul Pd», ma non è per nulla rassicurato dal passaggio del discorso del premier sui diritti civili. Lo stesso Pippo Civati, che voterà oggi la fiducia alla Camera, è il più tormentato: «La mia è una sfiducia di fatto», spiega.

Nella maggioranza, Scelta civica sarà compatta nel voto, ma anche da quelle parti Linda Lanzillotta ci tiene a ricordare che «saremo molto vigili» e punzecchia la squadra di governo, per la presenza di ministri «alcuni competenti, altri un po' meno». Anche nel gruppo dei Popolari per l'Italia in due restano dubbiosi fino all'ultimo. Ma, nonostante gli scetticismi, la fiducia, quando è ormai notte, è destinata ad arrivare.

 

 

MARIANNA MADIA MARIA ELENA BOSCHI STEFANIA GIANNINI FEDERICA MOGHERINI IN SENATO FOTO LAPRESSE MADIA BOSCHI GIANNINI FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE Gotor Mario TrontiJean Paul Salome e Corradino Mineo Walter Tocci