DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
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Fino all'alba di stamani c'era almeno un dato positivo nella campagna elettorale per le Europee del 25: che per una volta non si parlava di giudici e manette, se non per teppisti da stadio. Persino la latitanza dell'anziano Dell'Utri scaldava poco il Palazzo. E la richiesta d'arresto per Francantonio Genovese (Pd) insieme ai guai giudiziari di Denis Verdini (Fi) sembravano storie del passato.
"Merito" di una serie di fatti contingenti: un Parlamento assai ringiovanito e rinnovato per oltre il 50% dei suoi membri; l'alternarsi a Palazzo Chigi di due personaggi come Enrico Letta e Matteo Renzi, che di scheletri nell'armadio non sembrano averne; le procure più attive (Milano, Palermo, Napoli) alle prese con una impegnativa stagione di processi per evitare la prescrizione sulle inchieste che hanno fatto rumore negli anni scorsi.
L'unica ombra giudiziaria sulle elezioni era stata la libertà personale di Silvio Berlusconi, ma il Tribinale di sorveglianza di Milano l'ha brillantemente spazzata via. E dell'inchiesta Ruby Ter per i depistaggi nelle inchieste sul bunga bunga non c'è ancora traccia apprezzabile, nonostante due sentenze ne abbiano disposto l'inizio.
Oggi, invece, in poche ore si è tornati al solito andazzo. L'inchiesta che è costata le manette a Claudio Scajola, ex ministro degli Interni, proprio nel giorno della Festa della Polizia, avrebbe anche potuto non turbare la campagna elettorale. Berlusconi si è detto "addolorato", ma è verissimo che non l'aveva candidato perché aveva fatto una valutazione tutta politica: lo riteneva "bruciato" dopo la gaffe della casa a sua insaputa.
Ma gli arresti per l'Expo2015 no, non si possono ignorare. Lì ci sono interessi trasversali in gioco, "tavolini" bipartisan, appetiti di Lega Coop e Compagnia delle Opere che sono ben rappresentati e tutelati in Parlamento e al governo. Da domani, si ricomincia con vagonate di intercettazioni sui giornali. Ognuno vi cercherà i propri amici e i propri avversari.
Gli interrogatori di garanzia, che vanno fatti subito, possono aggiungere altra carne al fuoco. A meno che gli arrestati di oggi si affidino a quel ristretto pugno di avvocati difensori che il "Sistema" riconosce perfettamente come garanti di una linea ispirata al silenzio. L'inchiesta sul G8 e i grandi appalti lo insegna.
Intanto oggi è già partita la consueta tiritera. Antonio Di Pietro ripete che alla fine tocca sempre alla magistratura risolvere i problemi che la politica non vuol vedere. Forza Italia, con Barbara Carfagna, avverte Renzi che la magistratura non va sottovalutata e la riforma della giustizia va affrontata. Il Pd esibisce il consueto massimo fairplay e rinnova la fiducia e il rispetto per il lavoro delle toghe.
A questo punto, non è detto che le prossime settimane saranno all'insegna delle discussioni sugli 80 euro in busta paga, sulla bontà della moneta unica e sulle riforme di Renzie. Il rischio è che si torni al clima delle politiche del 2008, quando una richiesta d'arresto per la moglie di Mastella, che era il ministro che Prodi si era scelto per la Giustizia, provocò la crisi di governo e le elezioni anticipate.
Oppure a quello delle scorse Europee, quando con il caso Noemi e le accuse di Veronica Lario, si capì che già covava sotto la cenere il filone delle inchieste sulle "cene eleganti" dell'allora premier Berlusconi.
marco e marcello dellutri Marcello DellUtri con gli avvocati Giuseppe Di Peri e Massimo Krogh LETTA-RENZILETTA-RENZICLAUDIO SCAJOLA ANTONIO DI PIETROBARBARA CARFAGNA VITALI RENZI BERLUSCONI MONTEZEMOLO AL TEATRO REGIO DI PARMA
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