DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Franco Bechis per “Libero Quotidiano"
È da quando apparve Silvio Berlusconi come possibile cavaliere bianco disposto a risolvere tutti i loro guai finanziari nella Fondazione Luigi Einaudi che gli eredi del grande economista e politico (fu presidente della Repubblica) litigano fra loro senza sosta.
Berlusconi ha fatto pure il passo indietro, ma le due anime della Fondazione - quella torinese e quella romana - hanno continuato a darsi botte da orbi. Davanti a uno spettacolo così poco edificante, ha perso la pazienza pure un mite come il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. Il ministero stava finanziando infatti, sia pure con un piccolo contributo annuo (10 mila euro), l' istituzione «dell' edizione nazionale Luigi Einaudi». Franceschini si è stufato, ha detto stop e si è ripreso pure i contributi già assegnati nel 2014 che non possono essere erogati, scrive il ministro, «per contrasti fra i proponenti».
Qualcun altro festeggerà. Infatti, rivela Franceschini, «i fondi già assegnati saranno su indicazione della consulta girati alla Edizione nazionale dei carteggi verdiani che fu costituita nello stesso anno».
Furio Colombo e il New York Times sottobraccio
Gli abitanti di Campo Marzio si sono abituati ormai alla piccola scenetta. Furio Colombo, ex manager Fiat e giornalista oggi collaboratore del Fatto Quotidiano, ogni mattina gira intorno a via del Corso alla ricerca della sua copia del New York Times del giorno precedente, che è raro trovare a Roma.
Se la tiene sotto il braccio e spesso si infila in una palazzina di piazza San Lorenzo in Lucina angolo via di Campo Marzio. Lì ci sono due piccoli studi. Uno è quello del parrucchiere Gino, che di solito serve le dame della buona società romana, ma non disdegna capigliature folte e lunghe come quella di Colombo. L' altro studio è quello del podologo Gino. Chissà di quali servigi è in cerca l' editorialista, che fu suggeritore di Gianni Agnelli e ora lo è di Marco Travaglio...
Basta Pinochet Di Maio ripassa la storia dei narcos
Luigi Di Maio si vede meno di un tempo in Transatlantico, dove è costretto a passare comunque quando tocca a lui presiedere da vicepresidente di turno l' assemblea di Montecitorio.
Siccome il tempo è poco e la fame ogni tanto morde, mercoledì 14 settembre, a poche ore dall' infortunio mediatico su Pinochet (a cui aveva paragonato Matteo Renzi) dittatore del Venezuela (invece che del Cile), Di Maio si è concesso un rapido panino in buvette.
Andando incontro ai rischi del caso: capannello di giornalisti intorno, chi gli faceva domande su Virginia Raggi, qualcun altro che cercava di combinare un incontro pacificatore con Lucia Annunziata, e le consuete risposte generiche con cui provare a sfilarsi dalla morsa.
Ma quando qualcuno scherzosamente passando di lì lo ha provocato: «Che fai? Stai tenendo una lezione sull' America Latina?», Di Maio si è fatto trovare con la battuta pronta: «Sì, ora i sto specializzando nella Colombia dei narcos...». Attendiamo con ansia un post divulgatore...
Tassa sui rifiuti il decreto fantasma della giunta Raggi
Si sa che, nelle non facili vicende della gestione del Comune di Roma, Virginia Raggi nei primi due mesi da sindaca ha dovuto confrontarsi con un gruppo di angeli custodi (il cosiddetto mini-direttorio) in cui svettava una coppia assai coesa: Paola Taverna e Stefano Vignaroli, che nella vita privata sono fidanzati, come tutti sanno. E dai rapporti personali esistenti sono derivate molte altre tensioni, esplose poi sulla stampa.
Come quelle nate per l' uscita di scena del superassessore al Bilancio, Marcello Minenna, un alto dirigente della Consob che era arrivato nella giunta Raggi grazie al suggerimento di una sua amica, Carla Ruocco, l' unica donna presente nel direttorio nazionale del Movimento 5 Stelle.
Quel nervo è ancora scoperto. Se ne è accorto il cronista, che aveva pubblicato la notizia di un decreto che lo stesso Minenna avrebbe dovuto firmare, per far pagare ai romani la tassa dei rifiuti nella bolletta Acea, la municipalizzata dell' energia, sul modello di quel che fa Matteo Renzi con il canone Rai. Visto il cronista qualche giorno dopo, la Ruocco si è fiondata, assai irritata: «Ma da chi prendi queste falsità? Mai esistito quel decreto, il ruolo di Minenna è inventato. Stai attento alle polpette avvelenate!...», e poi via in aula a votare.
Il cronista le ha fatto avere il documento su cui si basava la notizia, ed era scritto davvero tutto nero su bianco nelle dichiarazioni programmatiche della Raggi, grazie (lo raccontano in Comune) a una modifica 5 minuti prima della lettura allo stesso testo di quel documento inviata da un assessorato (quello competente per materia era proprio quello di Minenna).
Un minuto dopo quell' invio alla Ruocco, il telefono del cronista è squillato: era Minenna. Che aveva appena visto quel documento ufficiale (evidentemente trasmessogli dalla deputata) e ammetteva: «Sì, è vero. Ma non sono stato io a scriverlo. È arrivato da un altro assessorato...». Un giallo nel giallo...
Corse con ribasso per Pippo
E tutti s’accodano. Dalla ripresa estiva dei lavori di Montecitorio un gruppo sempre più folto di deputati accerchia già giovedì mattina Pippo Civati, ex Pd: «Quando parti, Pippo? Vai a Fiumicino? Posso venire anche io con te?». Tutto nasce da una voce che si è sparsa per la Camera dei deputati: «I tassisti fanno lo sconto a Civati...».
A raccontare la sorpresa ai colleghi è stato un altro deputato Pd, Vinicio Peluffo, che ha avuto la fortuna di fare la corsa in taxi con lui vedendo con i suoi occhi il maxi-sconto.
Poi, come spesso capita, le voci mettono le ali e si ingigantiscono. Ne sorride il diretto interessato, e spiega: «Sì, ho preso un taxi per Fiumicino con Peluffo. A fine corsa facevano 50 e rotti euro, io ne ho dati 60 per lasciargli un po' di mancia. Ma il tassista ha sorriso, e mi ha restituito 20 euro, dicendo che per lui era un onore avermi sulla sua macchina. Non è la prima volta che mi capita, sai? A Genova un tassista mi ha pure offerto la corsa...».
L' episodio ha fatto breccia. Così, vedendo con un trolley la deputata Pd Simona Malpezzi qualche giorno fa, qualcuno le ha detto scherzosamente: «Aspetti anche tu Civati prima di partire?».
E lei sorridendo: «La sai anche tu? Guarda che non è così rara. A me a Udine un tassista che mi ha riconosciuto non ha fatto pagare nemmeno un euro.
Ma io non vado a dirlo in giro...».
Cercasi Belsito disperatamente (in tribunale)
Per la terza volta in pochi mesi Francesco Belsito, l' ex tesoriere che ha rischiato di distruggere la Lega Nord con i suoi acquisti di diamanti e le lauree finte comprate per il figlio di Umberto Bossi (il Trota), non si è presentato per l' interrogatorio a cui era stato convocato al processo di cui era imputato. Si è arrabbiato ovviamente il presidente del tribunale milanese che dovrà giudicarlo.
Ma si sono infuriati pure gli avvocati di fiducia, che hanno rivelato alla Corte come Belsito abbia bidonato anche loro. Da tempo non rispondeva alle loro chiamate, e tramite un suo amico sono riusciti a sapere che aveva cambiato proprio per sfuggire a loro il numero di telefono.
A quel punto i legali hanno rinunciato al mandato, e non lo difendono più, in attesa che qualche loro collega accetti l' incarico. Il giudice però ha perso la pazienza. E ha convocato «inderogabilmente» in aula Belsito per il 24 ottobre prossimo alle ore 12: «È l' ultima possibilità che gli concedo...».
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