trump putin

GLI EX DELLA CIA CONTRARI AL FEELING DI TRUMP CON PUTIN – DONALD: CREDO A VLAD QUANDO DICE CHE NON HA INTERFERITO NELLE ELEZIONI AMERICANE (GLI HACKER RUSSI ERANO CONTRO HILLARY) - GLI 007: DONALD E’ INGENUO O INTIMORITO DAL CAPO DEL CREMLINO 

 

Flavio Pompetti per il Messaggero

 

trump putin

«Se fosse capace di provare vergogna, Trump dovrebbe vergognarsi di avere insultato patrioti come James Clapper e John MacCain nella giornata che negli Usa commemora i reduci di guerra». L'ex direttore della Cia John Brennan si è lasciato andare ad un raro sfogo di rabbia di fronte alle confuse dichiarazioni del presidente sul Russiagate. Trump sta facendo del suo meglio tra una tappa e l'altra del suo viaggio asiatico per ricucire il rapporto con Putin e guadagnare la sua collaborazione su Nord Corea e Siria.

BARACK OBAMA john brennan

 

«Quando sarà che tutti i fomentatori di odio e i folli si renderanno conto che avere un buon rapporto con la Russia è nel nostro interesse?» si è domandato con un tweet due giorni fa, mentre era ancora in Vietnam.  Su questa strada del corteggiamento del leader russo sta però insultando la sua stessa intelligence, tutta concorde nel denunciare le interferenze che gli hacker russi hanno messo in atto durante le elezioni presidenziali. «Io credo al diniego di Putin» ha detto Trump in un primo momento. Poi si è corretto: «Credo che Putin sia convinto che l'interferenza non ci sia stata». E infine: «Ho fiducia nelle nostre agenzie, specialmente sotto la loro attuale direzione di persone di valore».

 

LA CONTESTAZIONE

donald trump e vladimir putin si stringono la mano

Ex responsabili come Brennan (Cia) e Clapper (National Intelligence) hanno risposto insinuando che Trump sia troppo ingenuo o troppo intimorito da Putin per rinfacciargli la responsabilità di aver attaccato la democrazia statunitense. Sullo sfondo di questo scambio di insulti a distanza c'è l'inchiesta del procuratore speciale Bob Mueller che avanza e che potrebbe produrre alla fine di questa settimana nuovi arresti per l'ex consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Flynn e per suo figlio.

 

Trump è arrivato ieri mattina a Manila, ultima tappa del viaggio asiatico che lo ha tenuto lontano da Washington per dieci giorni. E prima di atterrare si è concesso qualche tweet sul leader della Corea del Nord: «Perché Kim Jong-un mi insulta dandomi del vecchio quando io non lo chiamerei mai basso e grasso?». Nel programma iniziale la sosta nelle Filippine avrebbe dovuto durare una notte, accompagnata da una visita al summit dei paesi asiatici Asean.

MICHAEL FLYNN

 

IL VIAGGIO

Il programma è stato invece allungato di un secondo giorno, con l'aggiunta di un incontro bilaterale con il presidente locale Rodrigo Duterte, oltre a quelli con il primo ministro australiano Turnbull e con quello indiano Modi. Per Duterte l'estensione della visita è già una significativa vittoria. Il supporto degli Usa è vitale per l'arcipelago asiatico e la permanenza di Trump nella capitale è di per sé una conferma preziosa per un leader che sta perdendo buona parte del supporto popolare con la linea semidittatoriale che ha lanciato.

 

Prima dell'atterraggio dell'Air Force One la polizia locale ha dovuto reprimere con cannoni ad acqua e bastoni la dimostrazione di migliaia di attivisti di sinistra che volevano marciare verso l'ambasciata americana per protestare contro Duterte e il suo ospite. La maggioranza della popolazione è però favorevole agli Usa e al suo presidente.

rodrigo duterte 1

 

LA PROPOSTA

Trump gode nelle Filippine di un indice di gradimento del 69%, lontano dal 94% che premiava Barack Obama, ma quasi doppio di quello che ha negli Stati Uniti. In omaggio a questo rapporto il presidente americano sembra orientato a non pigiare troppo il tasto delle ripetute violazioni dei diritti civili che Duterte ha compiuto da quando ha preso il potere. E Duterte dal canto suo sembra pronto a rinnegare l'antiamericanismo che aveva sfoderato nell'ultimo anno di presidenza Obama.

 

Al summit dell'Asea ha proposto l'alleanza con gli Usa come antidoto ai venti di guerra che accompagnano le dispute territoriali di Pechino nel Mar Cinese Meridionale. Trump ha raccolto l'invito nell'ultima conferenza stampa prima di lasciare il Vietnam, proponendosi come mediatore per risolvere la crisi.