DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Antonio Spampinato per "Libero"
Il taglio delle tasse annunciato da Matteo Renzi, 50 miliardi in cinque anni, rischia davvero di trasformarsi in una poco divertente battuta estiva. E questa volta il premier, sempre a caccia di gufi da zittire, non deve fare molta strada per trovarne uno.
È stato il ministro per l’Economia, Pier Carlo Padoan, a sottolineare come le coperture necessarie per potersi permettere una tale - sacrosanta- riduzione della pressione fiscale vanno ancora trovate.
Non trovandoci in campagna elettorale, almeno non ufficialmente, ci si aspetta che le dichiarazioni di tale portata provenienti da Palazzo Chigi siano state ben ponderate e soprattutto concordate con chi ha il compito di far quadrare i conti.
matteo renzi pier carlo padoan
Ma l’affittuario di via XX Settembre sembra venga puntualmente spiazzato da un estroverso presidente del Consiglio e che debba ogni volta correre ai ripari riportando Renzi con i piedi per terra.
L’eliminazione della Tasi sulla prima casa dal 2016 e l’Imu sui fabbricati rurali e sui cosiddetti imbullonati è sicuramente un bel modo per allentare l’asfissiante morsa del fisco ma, finora, il governo non ha detto come intenda coprire i cinque miliardi di buco che il provvedimento provocherebbe.
Si parla di un generico taglio della spesa ma vista la differenza tra i recenti annunci e i risultati ottenuti, sono in pochi che ora si azzardano a mettere la mano sul fuoco. E tra chi preferisce non sbilanciarsi troppo, c’è proprio Padoan. Ieri, nel corso di un incontro con la stampa estera, il ministro economico ha preso le distanze: i tagli dipenderanno dalle coperture e da una maggiore flessibilità sui parametri europei.
matteo renzi pier carlo padoan
Se Bruxelles dirà no, addio riduzione delle tasse. E anche qui a Padoan tocca smentire il suo giovane capo: è possibile che il rapporto deficit/pil venga sforato, seppure con la benedizione dei colleghi europei.
«La copertura dipende da tagli di spesa, crescita e dall’utilizzo delle clausole di flessibilità che il Paese ha già richiesto e intende ribadire», ha detto Padoan, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters presente all’incontro. «Visto il ritmo di riforme difficilmente comparabile ad altri Paesi della zona euro, ci sono i margini per ottenere questo».
La clausola sulla flessibilità, sottolinea l’agenzia, ammette deviazioni dagli obiettivi di bilancio, purché il deficit resti entro il 3% del pil, «se il ritmo di attuazione delle riforme è adeguato ». Senza contare che così facendo si aumenta l’indebitamento netto.
pier carlo padoan, pierre moscovici e michel sapin 4193e149
E poi, chi decide sull’adeguatezza delle riforme? Non certo il governo italiano. Ci saranno sicuramente i margini per ottenere la sperata flessibilità ma il sì non è scontato. Così come non è detto che la crescita proceda ai ritmi previsti (negli ultimi anni le previsioni sono state puntualmente disattese) e i tagli di spesa, questa volta, portino ai saldi sperati.
Il ministro ha poi aggiunto che i numeri non sono stati ancora fissati perché manca la decisione sull’ammontare definitivo dei tagli alle tasse e si attendono gli ultimi dati sulla crescita.
carlo fuortes e pier carlo padoan
In pratica il conto sui 50 miliardi di tagli è stato fatto senza consultare l’oste. Perché dunque illuderci? È così che si zittiscono i gufi? Difficilmente i fornitori di luce, gas, linea telefonica e lo stesso fisco locale nazionale accettano l’ottimismo come moneta di scambio. Loro preferisco denaro son
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