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Nel giro di qualche settimana Giorgio Gori potrebbe ritrovarsi candidato sindaco a Bergamo, proprio mentre Matteo Renzi arriva al vertice del Partito Democratico. Un successo su tutta la linea per i renziani bergamaschi, se non fosse che i rapporti tra il sindaco di Firenze e l'ex manager in questo momento sono ai minimi storici. Lo conferma la mancata presenza di Gori nella lista dei candidati collegati a Renzi per l'assemblea nazionale del Pd. «La mia priorità è Bergamo», così Gori aveva motivato la decisione - tutta sua, aveva detto - di rinunciare al posto da capolista in città negli elenchi dei renziani.
Le cose sembrano essere andate in modo un po' diverso. à per primo il segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri, renziano, a spiegarlo: «Ho parlato con Gori nei giorni scorsi e gli ho detto che forse era più opportuno per lui concentrarsi sulla candidatura cittadina, a cui tiene molto. Ci ha pensato per un giorno, poi mi ha chiamato e mi ha detto che anche a lui questa sembrava la soluzione migliore».
Una ricostruzione che non risponde alla domanda sorta spontanea subito dopo l'annuncio di Gori di giovedì sera: in che modo partecipare all'assemblea nazionale (che si riunisce un paio di volte l'anno) sarebbe un'ostacolo alla candidatura a sindaco? La risposta, soprattutto negli ambienti più ostili a Gori, è stata istintiva: sarebbe lo stesso Renzi ad averlo escluso dalle liste per l'assemblea nazionale.
Da Firenze, tra i collaboratori più stretti di Renzi pochi dubbi: il rottamatore ha detto un «no» secco a Gori. Non alla sua candidatura per l'assemblea nazionale, ma alla sua posizione da capolista. Perciò la bozza con l'elenco dei nomi sarebbe partita da Milano mercoledì con i nome dell'ex manager in prima fila e giovedì mattina sarebbe stato restituito con la vistosa correzione al segretario del Pd lombardo. Alfieri nega: «Nessun intervento dall'alto, Gori sta raccogliendo importanti aperture sulla sua candidatura a sindaco anche tra chi non è renziano».
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