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Emanuele Lauria per "la Repubblica"
Oggi il Pd lo metterà sotto processo. La commissione di garanzia giudicherà Rosario Crocetta e dirà se potrà ancora svolgere il suo doppio ruolo: iscritto del partito democratico e leader di un movimento, "il Megafono", che ha presentato liste autonome (e a volte concorrenti) alle ultime amministrative siciliane. Alla vigilia del responso, il governatore isolano alza il tiro sul Pd. Sulla questione morale che investe i padroni delle tessere in Sicilia e sugli ostacoli alla sua azione di rinnovamento. Crocetta lancia la sua sfida estrema: è pronto a candidare in prima persona una sua giovane "assessora" alla guida del partito in Sicilia. E non esclude di correre per le primarie nazionali.
Presidente, lei ha detto: «Vogliono farmi fuori». Chi avrebbe quest'obiettivo?
«Coloro che ostinatamente continuano a opporsi al rinnovamento in Sicilia. Il Pd mi processa in contumacia mentre è travolto dalla questione morale. Dopo che io ho denunciato ammanchi e furti di centinaia di milioni di euro che coinvolgono una parte del gruppo dirigente nell'Isola».
Il riferimento è alle inchieste che hanno portato agli arresti la moglie del deputato del Pd Francantonio Genovese e che vedono lo stesso Genovese indagato?
«Guardi, io avrei già allontanato Genovese e Rinaldi (consigliere regionale anche lui indagato, ndr) chiedendone le dimissioni. E invece noto che nessuno lo fa. Vedrete che nel Pd siciliano, presto, anche altri esponenti saranno toccati dalla questione morale».
Il nodo politico però rimane: lei, tesserato del Pd, ha fondato un movimento che ha presentato liste concorrenti alle amministrative.
«Casi circoscritti: io ho sempre favorito l'alleanza, non andando a comiziare dove Pd e Megafono erano separati. Il Megafono è un'idea che rafforza il partito democratico».
Sarà un'idea. Ma da ieri circola sul web un modulo di adesione con tanto di conto bancario dove versare la quota d'iscrizione e un richiamo a un "successivo rilascio delle tessere".
«No, quello era un modello per il finanziamento della campagna elettorale delle politiche. Non abbiamo tessere. E anche se ce l'avessimo, dov'è il problema? Noi vogliamo federarci col Pd: lo Statuto del partito, nelle regioni autonome lo prevede. à solo un problema politico».
à vero che vuole candidarsi alla guida del Pd?
«Mi stanno costringendo. à una possibilità . Sarebbe un mio diritto candidarmi sulla base di un'identità culturale precisa. Ma la casta è già in rivolta preventiva. Ricevo attacchi terribili. Io comincio lanciando la candidatura di un mio giovane assessore donna, Nelli Scilabra, alla segreteria regionale. La Scilabra guida proprio il settore della formazione, e guarda caso ne chiedono la testa. Temo che il congresso, in Sicilia, sarà un falso. Decidono tutto i padroni delle tessere investiti dagli scandali... O mandano in Sicilia un nuovo La Torre, e non credo ci sia, o diamo fiducia alla Scilabra. Oppure non facciamo il congresso».
Stasera i garanti potrebbero imporle di lasciare il suo Megafono se vuole far parte ancora del Pd.
«Vediamo se il Pd accoglierà un'istanza di Crisafulli, dichiarato incandidabile qualche mese fa, oppure vorrà insistere sulla Sicilia che cambia. Io muoio con il Megafono, ma libero. Nel rogo, se vogliono, mi ci butto da solo».
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