DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
Erica Dellapasqua e Virginia Piccolillo per il “Corriere della sera”
«Tanti colleghi voterebbero il sostegno al governo anche se venisse messa una tartaruga. Perché non vogliono andare a casa. Ma è un manicomio. E non ho intenzione di partecipare a una terapia di gruppo». Manfred Schullian, Südtiroler Volkspartei, sintetizza con ironia lo smarrimento che circolava tra i parlamentari all' apprestarsi della crisi.
Un sospetto condiviso da Davide Galantino, parà, primo militare graduato ad entrare in Parlamento e ultimo fuoruscito Cinquestelle.
«Se il governo non tiene l' M5S troverà il sistema per non andare a casa. Magari votando il Pd (con grande piacere, perché molti sono di sinistra come hanno dimostrato i mal di pancia sul decreto Sicurezza)». Mario Giarrusso (M5S), avvocato, obietta: «È una questione di responsabilità. Un lavoro a cui tornare ce l'ho. Ma ci sono ancora tante cose da fare. C' è un referendum sui parlamentari, la finanziaria». Il collega M5S Andrea Cioffi, ingegnere, cooperante in Afghanistan è un po' più cauto: «C' è tanto da fare. Ma non a qualsiasi costo».
filippo roma delle iene becca andrea cecconi
Poi, Andrea Cecconi, ex M5S: «Far cadere il governo prima dell' approvazione della legge di Stabilità è un grande errore». Tornerebbe a fare l'infermiere: «Non vedo l'ora». Claudia Porchietto (deputata FI) a casa ritroverebbe «il mio studio di commercialista» ma è contraria alle elezioni subito: «Sarebbe auspicabile che Mattarella o cercasse un' altra maggioranza, magari una convergenza Cinque Stelle-Pd, o un governo tecnico di salvaguardia».
Per Raffaele Nevi, sempre FI, «forse un'altra maggioranza, questa volta di centrodestra, è possibile». Lui tornerebbe «volentieri» a gestire la sua azienda agricola. Erasmo Palazzotto, di Leu, è sincero: «Se si torna a casa mi dovrò reinventare: avevo un'associazione culturale, sono stato cooperante». Ciononostante è per il voto: «La crisi è il tentativo di far fare a un governo di transizione la manovra finanziaria senza assumersi la responsabilità degli errori. Meglio ridare la parola ai cittadini».
Per Andrea Rossi, Pd, «non si può affrontare una legge di Bilancio con una maggioranza parlamentare tecnica: voto il prima possibile». Il suo collega di partito Raffaele Topo dice di non essere «un indovino: è auspicabile aspettare, vediamo prima cosa succede. E comunque non decidiamo noi, decide il partito».
Da renziano, Davide Gariglio, non ha certezze di ricandidature nel Pd di Zingaretti, ma è per tornare ad elezioni. «Decideranno gli organi di partito ma non vedo maggioranze alternative. I Cinque Stelle non sono partner affidabili, lo avevamo detto. Abbiamo avuto ragione. Hanno fatto un disastro».
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