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Adalberto Signore per “il Giornale”
Il Quirinale non ha fretta. Al punto che sul Colle non hanno esitazioni a dire che «è ragionevole supporre che il presidente sia disposto ad attendere fino all' inizio della prossima settimana». E questo nonostante una fortissima irritazione nei confronti sia di Luigi Di Maio che di Matteo Salvini.
Dopo giorni di trattative, infatti, lunedì scorso i due si sono presentati dal capo dello Stato senza uno straccio di soluzione. Cosa alquanto inattesa, visto che gli ambasciatori di Sergio Mattarella avevano fatto sapere a M5s e Lega che non c' era fretta e che qualora fosse servito più tempo era «decisamente meglio» rinviare le consultazioni. Una proposta rispedita al mittente, al punto che - nonostante i segnali non facessero presagire nulla di buono - sul Colle si erano illusi che i due potessero davvero avere un nome «coperto» e risolvere così il delicato nodo della premiership.
Invece niente, al punto che Di Maio avrebbe proposto per Palazzo Chigi il giurista Giuseppe Conte mentre Salvini si sarebbe ben guardato dal fare nomi. Passate 48 ore l' aria non pare affatto cambiata. Anzi, chi ha avuto occasione di avere contatti diretti con il Quirinale giura che il fastidio di Mattarella, se possibile, va aumentando di ora in ora. Detto questo, il capo dello Stato sarebbe deciso ad attendere Di Maio e Salvini fino a lunedì prossimo.
Ma non per un eccesso di accondiscendenza, quanto piuttosto per togliere ai due qualunque alibi nel caso il tentativo di fare nascere un governo gialloverde non andasse a buon fine. Se così fosse, il presidente della Repubblica avrebbe quanto meno ottenuto un risultato. Anzi, due. Il primo è chiudere di fatto la finestra elettorale di luglio. Il secondo è quello di mettere Di Maio e Salvini nelle condizioni di «non nuocere» nel caso in cui il Colle sia costretto a far scattare il «piano B».
Già, perché se lunedì - dopo la gazebata della Lega e la consultazione sulla piattaforma Rousseau del M5s - i due non saranno in grado di proporre un candidato premier e dunque un governo, Mattarella ha intenzione di affidare l' incarico a un premier tecnico entro le successive 24 ore. Al più tardi mercoledì prossimo. E non solo. Perché il capo dello Stato starebbe pensando anche di mettere pubblicamente in chiaro il suo pensiero, invitando Di Maio e Salvini ad assumersi le loro responsabilità dopo avere fallito l' appuntamento con il governo. Vi ho dato quasi tre mesi e ho accolto le vostre richieste di tempo senza battere ciglio, quindi - sarebbe il senso del discorso che farebbe Mattarella - ora assumetevi le vostre responsabilità e mettete il Paese in condizione di avere un esecutivo.
Con che formula - che sia quella dell' astensione o del non partecipare al voto - per il Colle è sostanzialmente indifferente. Purché si esca dall' impasse. Se questo fosse lo scenario, l' unico dubbio che potrebbe avere il Quirinale è sulla tempistica con cui dovrebbe nascere il governo del presidente. La prossima settimana, infatti, saremmo già scivolati al 21 maggio e tra buttare giù la lista dei ministri (che Mattarella ha già sul tavolo da giorni) e prendere la fiducia alla Camera e al Senato si finisce per andare a ridosso di giugno.
L' 8 e il 9 del mese prossimo, però, è in programma il G7 a La Malbaie, in Canada. E più che mandarci un presidente del Consiglio che ha incassato la fiducia (o la sfiducia) del Parlamento il giorno prima di salire sull' aereo per il Québec, il capo dello Stato potrebbe preferirgli Paolo Gentiloni. Uno che i dossier esteri ormai li conosce alla perfezione e che tranquillizzerebbe i partner internazionali che guardano con apprensione a quanto sta accadendo in Italia dopo il 5 marzo.
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