millennials al lavoro annoiati

IL GOVERNO SI RICORDA DEI MILLENNIALS: ''RISCATTO DELLA LAUREA GRATIS PER I NATI DOPO IL 1980'' - GLI ATTUALI 20-30ENNI SONO I PRIMI AD AVERE UN SISTEMA TOTALMENTE CONTRIBUTIVO, DOPO LE VACCHE GRASSE DEL RETRIBUTIVO, E RISCHIANO DI NON VEDERE MAI L'ASSEGNO PER LA PRECARIETÀ DEI LORO LAVORI. IL SOTTOSEGRETARIO ALL'ECONOMIA BARETTA FA LA PROPOSTA, ANDRÀ MAI IN PORTO?

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Andrea Bassi per ''Il Messaggero''

 

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Nel lungo elenco delle richieste presentate dai sindacati al governo per la cosiddetta «fase due» della riforma delle pensioni, quella che ha come obiettivo dare una pensione dignitosa ai giovani, c’è anche il riscatto gratuito della laurea. Una proposta sulla quale, arriva una prima apertura da parte del sottosegretario dell’Economia, Pierpaolo Baretta che oggi, all’iniziativa «Facciamolo sapere», l’Assemblea della rappresentanza studentesca dei Giovani democratici, spiegherà la sua idea. Che nella sostanza è abbastanza semplice.

 

Si tratta di una contribuzione gratuita fissa per gli studenti universitari che completano, entro la durata legale, il proprio percorso di studi. I pilastri, insomma, sono due. Il primo è che a beneficiare del riscatto gratuito, saranno soltanto i nati tra il 1980 e il 2000, i cosiddetti “Millenials”, la generazione che quando andrà in pensione vedrà calcolato il proprio assegno interamente con il metodo contributivo.

 

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Chi ha carriere discontinue, insomma, rischia di non riuscire ad avere una pensione dignitosa alla fine del suo percorso di lavoro. Il secondo presupposto del progetto Baretta, è che lo Stato verserà i contributi figurativi all’Inps solo per quei Millenials che avranno finito gli studi universitari nei tempi stabiliti. I fuori corso, insomma, non potranno avere accesso all’agevolazione.

 

Il punto interrogativo, per adesso, è il costo per le casse dello Stato di questa proposta. Al Tesoro stanno ancora facendo i conti. Eppure potrebbe essere meno onerosa degli altri progetti che sono sul tavolo. Il primo è quello di una pensione di “garanzia”.

 

Si tratta di un qualcosa di simile all’attuale integrazione al minimo, il contributo che dà lo Stato a chi non raggiunge un importo minimo di pensione attualmente fissato attorno ai 500 euro. Nel sistema contributivo l’integrazione al minimo non esiste. In Parlameno ci sono alcune proposte di legge, come quella del presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, che invece ne propongono l’introduzione.

 

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LE ALTERNATIVE

Ma sul tavolo del negoziato tra governo e sindacati c’è anche un’altra ipotesi. Un’idea sponsorizzata anche dal presidente dell’Inps, Tito Boeri. Si tratta del versamento, sempre a carico dello Stato, di una contribuzione figurativa all’inizio della carriera lavorativa per chi viene assunto con un contratto a tempo determinato e ha dei periodi di discontinuità dal lavoro.

 

Ieri poi, il ministro del lavoro Giuliano Poletti, ha aperto all’ipotesi di bonus contributivi per le mamme, che potrebbe tradursi in un anno di contribuzione in più per ogni figlio. Per ora è soltanto un ragionamento, ha spiegato il ministro, aggiungendo che non c’è niente di concreto. Riscatto gratuito della laurea, pensione di garanzia e contribuzione figurativa, possono essere delle proposte che si sommano oppure alternative.

 

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Molto dipenderà dalle risorse finanziarie che il governo potrà mettere in campo nella prossima legge di Stabilità. Difficile, però, pensare che si possano replicare i 7 miliardi stanziati lo scorso anno per anticipo pensionistico, quattordicesime e lavoratori usuranti. Più probabile, insomma, che le proposte finiscano per essere alternative. Delle tre, inoltre, è anche possibile, data la platea più ristretta, che quella per il riscatto gratuito della laurea sia la meno onerosa. La prima occasione di confronto, sarà martedì 11 luglio, quando riprenderà il confronto tra governo e sindacati.

 

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Dopo due giorni, il 13, i sindacati si riuniranno poi in un’assemblea unitaria. Tuttavia, prima di iniziare a parlare delle pensioni dei giovani, le organizzazioni dei lavoratori vorrebbero un’altra rassicurazione dal governo: che venga bloccato lo scatto automatico che poretà l’età di pensionamento dal 2019 a 67 anni. Solo due giorni fa l’Istat, ha confermato che i dati demografici disponibili sono coerenti con l’aumento di tre mesi già previsto per il 2019. Per congelare questo scatto, tuttavia, il governo dovrebbe trovare una copertura finanziaria che potrebbe drenare risorse ad altri capitoli della fase due della riforma delle pensioni.