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F.D. per âLiberoquotidiano'
Da una stima iniziale di 272 milioni di euro a quasi 420 milioni. Un «errore» di valutazione di 148 milioni pari a un gap del 54 per cento. Stiamo parlando del progetto della Nuvola, il nuovo centro congressi di Roma che sta (faticosamente) nascendo all'Eur, quartiere nella zona Sud della Capitale.
Un progetto, ideato dall'archistar Massimiliano Fuksas, che vide la luce all'inizio del nuovo millennio e che ancora non si sa quando sarà completato. A cantiere aperto il volume d'affari è cresciuto esponenzialmente. E su quel «più 54%» di extra costi si appuntano non di rado le critiche di esperti e addetti ai lavori. Il quadro non è chiaro e tutto resta sospeso, proprio come dovrebbe essere, a cantiere chiuso, la Nuvola di Fuksas.
I lavori sono partiti nel 2008 e sono andati avanti quasi sempre a rilento. Come i pagamenti di Eur spa a Condotte, l'azienda che ha vinto l'appalto e che negli ultimi dodici mesi ha drammaticamente frenato l'esecuzione delle opere. Dei fondi in ballo, circa 250 milioni sono «coperti», in parte pagati e in parte deliberati. All'appello - calcolatrice alla mano - mancano dunque 170 milioni. E una «pezza» è arrivata grazie al governo di Enrico Letta che, con la legge di stabilità , ha assicurato un prestito agevolato da 100 milioni rimborsabili in comode rate spalmate su 30 anni.
Denaro che in una condizione «normale» dovrebbe essere assicurato da linee di credito erogate dalle banche. Ma visto che siamo nella melma politica, paga pantalone. Sulla carta quei soldi torneranno indietro: solo un finanziamento e niente regali, ha tenuto a precisare palazzo Chigi che sperava di allontanare le polemiche da una delle tante mance piazzate nella finanziaria delle ex larghe intese.
Tuttavia, è facile prevedere che il prestito non sarà integralmente restituito. Che prima o poi sarebbe intervenuto lo Stato era nell'aria. A marzo scorso si era parlato anche di un possibile ruolo della Cassa depositi e prestiti. Insomma, Eur spa - la società al 90% del Tesoro e al 10% del comune di Roma - da sola non è in grado di gestire quest'opera. Oggi la spa è presieduta da Pierluigi Borghini; l'amministratore delegato è Gianluca Lo Presti. I due top manager difendono il progetto.
Come il «padre» Fuksas che peraltro non ha lesinato critiche al sindaco, Ignazio Marino: «à stato sei mesi senza neanche sapere che esisteva la Nuvola». Quanto ai soldi, in una recente intervista a Repubblica, l'architetto ha detto «che non si spenderà un euro in più rispetto ai 272 milioni previsti».
Fuksas sostiene che gli extra costi sono riconducibili per lo più a opere di urbanizzazione stabilite in corsa. Come i parcheggi. Che, peraltro, a suo giudizio, nemmeno sarebbero necessari visto che alla Nuvola «terza opera contemporanea dopo l'Auditorium e il Maxxi» si dovrebbe arrivare «in taxi o in metropolitana».
C'è un altro problema. Accanto al nuovo Centro congressi, è stato realizzato un enorme albergo: la Lama. Ora, però, nessuno lo vuole. L'opera è quasi completata, ma pare che non ci siano soggetti pronti a investire per comprarla. Il flop è in parte legato a un altro clamoroso fallimento dell'Eur. Vale a dire le tre ex torri del ministero delle Finanze. Che oggi, parole di Fuksas, sembrano palazzi «bombardati come a Beirut». Quegli edifici erano destinati a una lussuosa area residenziale. Il business aveva favorito l'interesse di diversi costruttori, romani e non solo.
Poi, complice la crisi del mercato immobiliare, il progetto si è arenato e, adesso, la conversione in «uffici» non è così agevole. Fatto sta che dalla vendita dell'albergo dovrebbero arrivare una parte dei nuovi fondi necessari a chiudere la Nuvola. Entro gennaio 2015 deve essere chiusa la faccenda. Anche per cercare di sfruttare qualche vantaggio legato all'Expo 2015 di Milano.
Sullo sfondo restano le polemiche. Non solo per la spesa, che taluni ritengono esagerata. Ma anche per la presenza, a poche centinaia di metri, di un altro gigantesco centro congressi, quello costruito negli anni '20 da Benito Mussolini. La concorrenza in casa.
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