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Tommaso Montesano per "Libero"
E dire che Gianfranco Fini aveva investito tanto, se non tutto, sulle relazioni con Israele. Chi non ricorda la prima visita nello Stato ebraico, nel 2003, quando con la kippah in capo l'allora leader di An definì il fascismo «male assoluto»?
Poi succede che mentre, da presidente della Camera, due giorni fa Fini riceve a Montecitorio il segretario generale del World jewish congress, Dan Diker, e il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, su Facebook Fabio Granata, vicecoordinatore nazionale di Fli, prenda le difese di tal Giovanni Ceccaroni, un militante del suo partito che a sua volta aveva pubblicato una nota in cui, come denunciato da romaebraica.it, voce della comunità della Capitale, «descriveva l'ebraismo italiano come una potente lobby che andava contro gli interessi del nostro Paese».
Ebbene Granata, peraltro in un momento non certo florido per le sorti politiche della piccola formazione finiana, non ha trovato niente di meglio da fare che difendere Ceccaroni avallando in parte le sue tesi. «Ho molti amici ebrei», ha scritto infatti il deputato siciliano, «e sono i primi a rivendicare con orgoglio la loro capacità di coesione e strategia comune che, in campo economico, diventa attività lobbistica. E che economicamente questa lobby sia la più influente del pianeta è un dato oggettivo: quindi calma e serenità ». Insomma, niente provvedimenti contro Ceccaroni: la lobby con la stella di David non solo esiste, ma è anche forte e potente.
Peccato che la sortita di Granata provochi non solo un terremoto in Fli, già alle prese con le fibrillazioni dovute all'annunciata fine del Terzo polo, ma anche la risentita reazione della stessa comunità ebraica. Sul blog degli ebrei romani appare un post, firmato da Fabio Perugia, in cui ci si chiede come «ancora oggi, nel 2012 e all'alba della Terza repubblica», si possa «ascoltare un parlamentare della nostra Repubblica esprimersi con toni discriminatori nei confronti dell'ebraismo. Il politico in questione è Fabio Granata». Poi su focusonisrael.org, un forum che dà voce soprattutto alla comunità della Capitale, nel riportare le parole del deputato l'attenzione si sposta sul presidente di Fli: «E Fini che ne pensa?».
Il consultore eletto Vito Kahlun sfida Granata a indicare il «nome di una lobby economica ebraica, così mi ci iscrivo subito. Magari mi trovano anche un lavoro». Insomma, un vespaio. Alimentato anche dai colleghi di Granata, che stavolta non intendono farla passare liscia al deputato siciliano. Su Facebook, Enzo Raisi è un fiume in piena: «Come volevasi dimostrare, in tempi di crisi economica si cerca il nemico e ahimé torna di moda la teoria della lobby ebraica. Veramente la memoria storica è patrimonio di pochi».
Ancora più duro il senatore Giuseppe Valditara: «A me sta a cuore sapere se ci sono in Fli razzisti mascherati o neofascisti in doppiopetto perché porrei ai vertici nazionali una richiesta precisa: che si faccia pulizia e si caccino dal partito». Le scatole girano parecchio anche a Filippo Rossi, direttore del Futurista: «Un movimento sano caccerebbe a calci in culo chi parla di lobby ebraica». Troppo alto il rischio di rovinare con un post uno sforzo lungo nove anni.
FINI E GRANATAFABIO GRANATA FABIO GRANATA GIANFRANCO FINI Gianfranco Fini con la kippah Enzo Raisi FILIPPO ROSSI
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