hillary clinton donald trump

FATEVI UNA RISATA: LA GRANDE CAMPAGNA PER FERMARE IL PERICOLO TRUMP FINISCE CON SOLO DUE GRANDI ELETTORI (SU 306) CHE DISERTANO LUI E CINQUE (SU 232) CHE SCARICANO HILLARY! - PER CONVINCERE I REPUBBLICANI A CAMBIARE VOTO, MIGLIAIA DI TELEFONATE ED EMAIL (PURE MINATORIE), VIDEO DI 'SATURDAY NIGHT LIVE', (DEBOLI) PROTESTE DAVANTI AI PARLAMENTINI STATALI, PROMESSE DI SOLDI

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VIDEO - SATURDAY NIGHT LIVE: HILLARY CHE CERCA DI CONVINCERE UNA GRANDE ELETTRICE REPUBBLICANA A NON VOTARE TRUMP, ''CI UCCIDERÀ TUTTI''

 

 

 

RISULTATI DEFINITIVI

Dal ''New York Times''

 

State

Pledged to

Voted for

Hawaii

Clinton

Bernie Sanders

Texas

Trump

Ron Paul

Texas

Trump

John Kasich

Washington

Clinton

Colin L. Powell

Washington

Clinton

Colin L. Powell

Washington

Clinton

Colin L. Powell

Washington

Clinton

Faith Spotted Eagle

 

In Washington, a state where Senator Bernie Sanders of Vermont had strong support in the Democratic primary against Hillary Clinton, three of the state’s 12 electoral votes went to Colin L. Powell, the Republican former secretary of state. One more elector voted for Faith Spotted Eagle, a Native American leader. Another Democratic elector in Hawaii voted for Mr. Sanders.

HILLARY CLINTON BILL E TIM KAINE SCONFITTIHILLARY CLINTON BILL E TIM KAINE SCONFITTI

 

Two Texas electors voted for different Republican politicians: Gov. John Kasich of Ohio and former Texas congressman Ron Paul.

 

In addition, three Democratic electors, in Colorado, Maine and Minnesota, initially declined to vote for Mrs. Clinton. Two were replaced by an alternate, and one ended up changing his vote.

JOHN KASICH E DONALD TRUMP 3JOHN KASICH E DONALD TRUMP 3

 

 

 

2. HILLARY DICE ADDIO ALLA SPERANZA

Alberto Flores D’Arcais per la Repubblica

 

È andata come doveva andare, i Grandi elettori di Trump hanno (ovviamente) rispettato la consegna e tra i pochissimi che hanno cambiato idea un voto lo ha perso anche Hillary (è andato a Bernie Sanders). Quando alla conta finale mancano solo alcuni Stati del lontano (per fuso orario) West, The Donald ha già la certezza di vedere confermata il suo ingresso alla casa Bianca anche dal Collegio elettorale.

 

bill e hillary clinton al seggiobill e hillary clinton al seggio

Se per l’ufficialità occorrerà attendere il 6 gennaio (i tempi lunghi delle elezioni presidenziali Usa, modellate su quanto accadeva due secoli fa), chi pensava che più di un pugno dei 538 votanti del Collegio elettorale potesse cambiare idea è rimasto ben presto deluso.

 

Quando nella mattinata americana sono arrivati i primi risultati - da solidi Stati repubblicani del sud come Georgia, South Carolina, Alabama, Mississippi e Tennessee e a seguire da quelli della Grandi Praterie come Oklahoma, Kansas - è apparso chiaro che nessuno avrebbe tradito, nonostante le pressioni e qualche dichiarazione di super-ottimisti democratici (un po’ fuori dal mondo), il presidente eletto: con circa due milioni e mezzo di voti meno di Hillary ma con una netta maggioranza nel Collegio Elettorale, che con il sistema di voto americano alla fine è l’unico che conta.

hillary clinton e bernie sandershillary clinton e bernie sanders

 

E quando anche i venti elettori della (un tempo) democratica Pennsylvania, come anche i dieci del Wisconsin operaio, hanno confermato all’unanimità il voto per Trump - mentre fuori dal Campidoglio statale di Harrisburg un paio di centinaia di persone urlavano «no Trump, no Kkk, no fascist Usa» - i giochi sono praticamente finiti.

 

Una giornata che alla fine è stata normale, con poche cose da segnalare: la standing ovation che ha accolto Bill Clinton (che faceva parte della delegazione dei Grandi Elettori scelti a rappresentare lo Stato di New York), il voto di un elettore “senza fede” del Maine («votare Hillary non l’avrebbe aiutata a vincere, il mio è un riconoscimento dovuto») e quell’isolato repubblicano del Texas che ha dichiarato apertamente (sul New York Times) che non avrebbe votato Trump.

 

ku klux klan 5ku klux klan 5

Inutili sono state le decine di migliaia di lettere, di email, di telefonate (in qualche caso anche minatorie) con cui gruppi anti- Trump — più o meno organizzati - hanno tentato di fare cambiare idea ai rappresentanti dei 50 Stati Usa. Inutile sono state le manifestazioni di protesta organizzate di fronte ai vari Capitol statali, sotto l’hashtag #StopTrump per fare del 19 dicembre il “giorno di difesa della democrazia”.

 

E del tutto inutile è stato anche il tentativo (peraltro un po’ troppo in extremis) del regista Michael Moore di convincere i grandi elettori del Gop a cambiare idea, offrendosi di pagare al posto loro le eventuali “multe punitive”. Proposta ridicola, visto che se scendendo sul brutale terreno dei soldi il miliardario Trump avrebbe un vantaggio incolmabile.

 

Come a niente, se non per qualche rimpianto democratico, è servita l’intervista con cui Obama ha attaccato Hillary sia pure non citandola: «I democratici hanno perso perché in interi Stati e nelle zone rurali non si sono fatti proprio vedere».

 

OBAMA HILLARY 3OBAMA HILLARY 3