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Luca De Carolis per “il Fatto Quotidiano”
piero grasso con moglie inaugurazione anno scolastico 2014
Tutti addosso all' arbitro: anche se mancano settimane al fischio d' inizio. Perché la partita è di quelle che contano. Può valere addirittura una legislatura. Di sicuro vale un' estate poco spensierata per Pietro Grasso, presidente del Senato che a settembre deciderà sulla riforma di Palazzo Madama: quella che dovrebbe renderlo un organo non elettivo, perché per Matteo Renzi il bicameralismo perfetto è roba da ragnatele.
E allora sarà l' ex pm Grasso a doversi esprimere sull' ammissibilità delle tonnellate di emendamenti al ddl 1429. Quelli già depositati in commissione Affari Costituzionali superano il mezzo milione, con la Lega che ne ha scaricati 510 mila. "Ma in aula ne presenteremo 6 milioni e mezzo", minacciava giorni fa Roberto Calderoli. La chiave sarà però l' articolo 2 del ddl, il cuore della riforma, che riguarda l' elettività dei senatori.
piero grasso con moglie inaugurazione anno scolastico 2013
Va stabilito se una preposizione cambiata nel testo alla Camera permette di cambiare tutto l' articolo (il regolamento del Senato consente emendamenti solo alle norme modificate a Montecitorio). Tesi negata dalla maggioranza, che in Senato ha numeri strettissimi e teme imboscate. Ma ovviamente sostenuta dalle opposizioni, minoranza dem in testa.
E a sciogliere il nodo gordiano dovrà sempre essere lui, Grasso. Un veterano del Senato sostiene: "Il Pd voleva a tutti i costi che la commissione discutesse degli emendamenti già il 7 agosto. Ma è stato Grasso a frenare, spiegando che voleva tempo per valutare". La presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro (Pd), ha già fatto capire che per lei l' articolo 2 non si tocca.
Ma ha anche aggiunto: "Ogni decisione sull' ammissibilità degli emendamenti dovrà trovare concordi me e il presidente del Senato". L' ex pm a fine luglio è stato chiaro: "Basta muro contro muro, auspico un tavolo di mediazione". Per poi aggiungere: "Niente tagliole". Molti l' hanno interpretato come un' apertura alle modifiche. Ma dal Pd tuonano da giorni: "Sul Senato elettivo non si torna indietro".
Una risposta ai dissidenti che reclamano un cambio di rotta. Ma pure un messaggio per Grasso, eletto nelle liste dem. A cui un anno fa Debora Serracchiani ingiunse: "Accetti le indicazioni del partito". Un costituzionalista renziano come Stefano Ceccanti lo ha ribadito sul Foglio: l' articolo 2 non si tocca. Per poi aggiungere: "Senza le riforme, le elezioni sono più vicine, Mattarella non potrà dire no al voto anticipato".
Massimo Mucchetti , senatore della minoranza dem, storce la bocca: "Il presidente del Senato e il capo dello Stato non vanno tirati per la giacchetta. Le pressioni politiche fanno parte del gioco, ma Ceccanti è uno dei tanti politologi che affollano la scena: minacciare le urne è una pistola scarica. Quello sulla riforma del Senato non è un voto di fiducia".
Sul Foglio si è parlato anche di consultazioni informali del Quirinale con alcuni partiti di opposizione e di una trattativa tra Pd e Forza Italia, ma Mucchetti replica: "Dentro Forza Italia sono tutti per il Senato a elezione diretta. Poi non so: ma quanto avviene dietro le quinte un giorno andrebbe anche chiarito". Eppure proprio il Giornale berlusconiano ieri ha morso: "Grasso guida gli ostruzionisti per difendere il suo Senato". E più d' uno si è subito ricordato delle voci che circolano da tempo sul Grasso possibile premier d' emergenza, se la riforma dovesse inabissarsi. Ipotesi sgradita a destra.
"Di voci su Grasso come possibile capo di un governo tecnico ne ho sentite tante conferma la capogruppo in Senato di Sel, Loredana De Petris - ma le chiacchiere di corridoio vanno soppesate". E le pressioni sull' ex pm? "Ci sono, eccome. Ma io penso che questa volta il presidente voglia decidere con cognizione di causa. Nella prima lettura la situazione politica era molto diversa: Renzi era molto più forte". E la partita sull'articolo 2? "È assolutamente emendabile, come ci hanno confermato molti costituzionalisti.
E poi c' è anche il voto in aula su tutto il testo. Pd e alleati rischiano: e infatti stanno assaltando i cani sciolti...". Servono numeri, al Pd. Ma il crocevia rimane Grasso. Nicola Morra dei 5Stelle: "Il pressing su Grasso è martellante. Hanno paura dell' articolo 2, ma è chiaro che il testo va emendato: se nella facciata di un monumento sposti un particolare modifichi tutto l' equilibrio".
Molti pensano che l' ex pm dirà sì agli emendamenti, ma Morra è duro: "Grasso è un ambizioso, buono per tutte le poltrone. Dubito che si opporrà a Renzi e al Pd. Spesso in aula il capogruppo dem Zanda lo chiama, per sollecitare e ottenere cambiamenti nella gestione dei lavori". E se il Pd inciampa?"Il voto non lo vogliono: hanno paura di perdere".
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