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FLASH! - OGNI GIORNO, UNA TRUMPATA: NON SI SONO ANCORA SPENTE LE POLEMICHE SULL'IDEA DI COMPRARSI…
1 - PARTITI, LA CORSA AI SOLDI OCCULTI DEI "BENEFATTORI" MASCHERATI
Carlo Tecce per il “Fatto quotidiano”
Ormai da un paio di anni, con la sicumera di chi ha profuso un immane sacrificio, la politica racconta che una legge (la numero 13/2014) ha eliminato i rimborsi pubblici ai partiti. Forse per distrazione, ancora la politica omette di precisare che, piuttosto, la stessa legge ha abolito la trasparenza sui donatori privati dei partiti: semplici cittadini o famelici imprenditori che scelgono di finanziare le campagne elettorali.
Non è un effetto collaterale. Ma un disegno, per niente astratto, che in questi giorni si manifesta appieno. La Camera è invasa da una caterva di ricevute, spedite con solerzia dai tesorieri, per segnalare bonifici e assegni che oscillano da poche migliaia di euro a decine di migliaia. E molti documenti contengono una postilla: dichiarazione unilaterale. Cioè anonima.
Il meccanismo è semplice. Chi riceve il denaro, annota. Chi lo elargisce, scompare. Per un utilizzo pretestuoso della privacy e per un trucchetto della politica. Perché succede adesso? Per due motivi. Il primo. Con l' iscrizione dei partiti nel registro del Parlamento (l' ultima del 30 novembre riguarda i dem), la norma è attuata. Il secondo. Il voto a Milano oppure a Torino, a Napoli e Cagliari, è ormai prossimo. Per scoprire cos' è accaduto, l' intricata vicenda - fra cavilli, pareri e artifici - va ricomposta dal principio.
Questa legge ha un difetto congenito. Per sedare i cittadini disillusi da sprechi e ruberie, durante le festività natalizie del 2013, il governo di Enrico Letta ha approvato un decreto per spazzare (con calma, nel 2017) il sostegno pubblico ai partiti. Oltre a introdurre metodi per reperire risorse con il duepermille e con altri stratagemmi, la politica ha diluito i controlli sui benefattori.
Quelli che con contributi volontari, per nobili affinità ideali o per più sfacciati interessi, versano soldi ai partiti per strappare un Municipio di una città o uno scranno in Parlamento. Il governo Letta prescrive trasparenza: il limite è fissato a 100.000 euro; la diffusione è ovunque, nei bilanci (ovvio) e nei siti istituzionali. Il decreto scivola verso un' agevole conversione in Parlamento. Ma due eventi ne modificano il percorso. Il sindaco Matteo Renzi, già segretario dem, spodesta Letta. L' ex capogruppo dem Antonello Soro, un dermatologo di mestiere promosso a Garante della privacy, interviene per suggerire un emendamento agli ex colleghi riuniti in Commissione.
Il messaggio non è parecchio intellegibile, viene menzionato nella relazione di fine anno dall' Autorità. Il significato: il donatore non va svelato se non firma il consenso al trattamento dei riferimenti personali. Soro rivendica la prontezza di riflessi: "Il garante ha presentato al parlamento e al governo una segnalazione".
Che fa il parlamento? Accoglie con un' ovazione la proposta di Soro. Il governo di Renzi non ha ancora giurato, ma il fiorentino celebra la conquista. Così il comma 3 dell' articolo 5 si trasforma in un pastrocchio impenetrabile persino al leguleio più esperto. Perché vale la privacy? "Ai sensi degli articoli 22, comma 12, e 23, comma 4, del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196. Con decreto del ministro dell' Economia e delle finanze, da emanare ai sensi dell' art. 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro due mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono individuate le modalità per garantire la tracciabilità delle operazioni e l' identificazione dei soggetti di cui al primo periodo del presente comma".
Ma per sfruttare il lodo di Soro, la politica ha aspettato l' iscrizione nel registro dei partiti dalla Commissione di Garanzia, nominata, dimissionaria, nominata ancora. A fatica, a dicembre, la Commissione ha completato l' elenco. Da quel momento in poi, le donazioni coperte da anonimato sono aumentate.
Questa è la Commissione tecnica che non ha esaminato i rendiconti dei partiti e poi ha preteso di bloccare i fondi statali. Finché la politica, sotto la regia del Nazareno (il dem Sergio Boccadutri), ha strappato una deroga. Parliamo sempre del testo 13/2014. Se impone delle regole, la politica si sottrae. Se offre delle scappatoie, la politica esulta. E la privacy è diventata una questione inderogabile.
Per caso, solo per caso, ora i donatori chiedono di non apparire. Il Pd l' ha precisato nell' ultimo bilancio. Quello che occulta i cenoni di finanziamento; a Roma l' ospite speciale era Salvatore Buzzi, braccio sinistro di Massimo Carminati er cecato. Il dettaglio (a chiamarlo dettaglio…) più beffardo: la legge 659 del 1981, sempre in vigore, impone le "dichiarazioni congiunte" da inviare a Montecitorio. Nessuna privacy. Il partito comunica quando, quanto e da chi ha incassato il denaro. Ma la politica preferisce la legge più recente. Chissà per quale ragione.
2 - LA FAMIGLIA DI B. TIENE IN PIEDI FORZA ITALIA. L' UNICO FINANZIATORE DI PASSERA È PASSERA
Roberto Rotunno per il “Fatto quotidiano”
C' è una più che mai generosa sanità privata in Veneto e non solo. Ci sono tutti i figli di Silvio Berlusconi costretti a devolvere la paghetta in favore del partito di papà. E c' è pure chi, evidentemente a corto di sostenitori, è costretto a farsi una donazione da solo. Queste che pubblichiamo sono note perché chi ha recepito il denaro ha scelto di aderire alla vecchia legge dell' 81 e non alle scappatoie che offre quella del 2014.
Da quando il Parlamento è stato costretto a rivedere le norme sul finanziamento pubblico ai partiti e ai movimenti, i contributi dei benefattori diventano sempre più importanti, ma in tempi di scarso appeal della politica sull' opinione pubblica non è facile convincere anche i più facoltosi a mettere mano al portafogli.
Non è però il caso di Alessandra Moretti, esponente del Pd che la scorsa primavera non è riuscita a farsi eleggere governatrice del Veneto. I suoi conterranei hanno preferito riconfermare il leghista Luca Zaia, ma tanto non basta ad accorciare il braccio dei suoi sostenitori. Negli ultimi quattro mesi, "Lady like" ha ricevuto quasi 60 mila euro, in prevalenza giunti da una serie di case di cura.
È tutto regolare e rendicontato ai sensi della legge 659 del 1981, sia chiaro. Nel dettaglio: la Cmsr Veneta medica di Altavilla vicentina, la Casa di cura Rugani, la Villa Berica, Hesperia Hospital e Villa Garda hanno tutte contribuito con 5 mila euro a testa. La famiglia Berlusconi, invece, ha dato una grande prova di unità. E così si sono messi in fila prima i figli di Silvio Barbara, Eleonora e Luigi e; poi Paolo, fratello dell' ex Cav: ognuno con i suoi 100 mila euro da devolvere alla causa forzista.
La stessa cifra è stata devoluta dall' amico Bruno Ermolli, da (un più che mai) Fedele Confalonieri e dalla stessa azienda di famiglia, la Fininvest. Il capogruppo al Senato Paolo Romani se l' è cavata con poco più della metà mentre cifre ben più risicate sono state tirate fuori dall' avvocato Niccolò Ghedini (10 mila) e dal senatore Maurizio Gasparri (5.600). Il conto finale dice che Forza Italia ha raggiunto quasi un milione di euro.
Famiglia Berlusconi Eleonora Piersilvio MArina Silvio BArbara Luigi
La colletta per l' ex ministro dello Sviluppo economico (governo Monti) Corrado Passera, invece, è andata praticamente deserta e il candidato sindaco di Milano potrà contare "soltanto" di quello che ha rimesso di tasca propria. Gli assegni staccati per il finanziamento di se stesso sono più di uno e, sommando le singole somme, si arriva a cifre da capogiro. Il primo è in favore del Comitato promotore Corrado per Milano e vale 200 mila euro. Poi ce ne sono altri due per il partito Italia unica: uno da 250 mila e l' altro da 48 mila euro. In pratica, ha speso da solo quanto tutta la famiglia Berlusconi.
Un' altra partita di giro è quella della Lega Nord: 500 mila euro che il gruppo parlamentare alla Camera ha devoluto al partito. Tra le ultime dichiarazioni c' è anche quella del partito verdiniano Alleanza per l' Italia, che nel 2014 ha ricevuto un contributo di 7 mila euro da parte della Salcef spa, azienda di costruzioni che si occupa di grandi opere e ferrovie.
La tradizione della cena elettorale non tramonta mai. Tra i contributori di Scelta civica ce n' è anche uno indicato come "pagamento pro-quota (30%) cena festa civica a Salerno". A giudicare dalla cifra, 2.250 euro, ci sarebbe da scommetterci sul fatto la tavola, come nella più antica abitudine della politica, non abbia certo lasciato i commensali a stomaco vuoto.
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