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Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Beppe Grillo esce dagli uffici dei 5 stelle, al secondo piano del Senato, e strabuzza gli occhi per gioco davanti ai cronisti che gli chiedono di commentare le parole del capo dello Stato sull’antipolitica «patologia eversiva». Poi il volto si fa duro: «Napolitano stia attento, o lo denunciamo per vilipendio del Movimento 5 stelle », dice prima di infilarsi in ascensore.
A seguirlo, il coro unanime dei suoi parlamentari più fedeli. Per il presidente «il problema non è la mafia in Campidoglio, ma il Movimento in Parlamento - scrive il senatore Mario Giarrusso - mi pare che in questo sia in piena sintonia con Buzzi e Carminati». I riferimenti a Mafia Capitale - e al coinvolgimento del Pd - sono stati il leitmotiv di tutta la conferenza stampa, ufficialmente dedicata al lancio del referendum per l’uscita dall’euro.
Un’iniziativa in cui crede: «Abbiamo messo al lavoro degli studi legali molto importanti e molto seri, faremo una piccola modifica alla Costituzione, un referendum consultivo si è già tenuto nell’89». Punta a 3 milioni di firme, «vedremo cosa faranno quelli che oggi si lamentano dell’euro come Forza Italia e Lega». Matteo Salvini è il nuovo bersaglio.
Il segretario della Lega - ma questo il capo dei 5 stelle non poteva saperlo - è stato proprio ieri a trovare Silvio Berlusconi, dopo che lunedì era volato addirittura in Russia da Vladimir Putin. Con Forza Italia si ragiona di alleanze alle prossime elezioni regionali.
Grillo lo chiama «felpa nella notte, maglioncino nella notte». Ricorda che la Lega è stata 8 anni al governo: «Hanno partecipato alla spartizione, hanno rubato anche loro. Maroni ha dato 32 milioni di euro all’emergenza rom. E Salvini ha ricoverato la moglie in Regione Lombardia. Io non faccio politica per piazzare mogli e figli».
E ancora: «È andato solo una volta in Europa e viene a dirci che il referendum è una presa in giro. La verità è che l’hanno messo lì per togliere noi dal dibattito politico». Sebbene i contenuti, anche contro i giornalisti, siano sempre gli stessi, il tono è cambiato. Risponde alle domande, non si inalbera neanche davanti a quella su Federico Pizzarotti: «Anche Obama e Putin hanno le correnti ostili, noi abbiamo spifferi, solo piccoli spifferi».
grillo e pizzarotti c b d ef bc ad c d
Alla cronista che gli chiede se intende espellere il sindaco di Parma, ripete «no no no» con aria stanca. Sull’elezione del prossimo capo dello Stato, dice che i 5 stelle - fatte salve le loro “quirinarie” - saranno pronti ad accettare un nome buono da chiunque arrivi, «purché sia fuori dal pantano». Ad ascoltarlo, e a seguirlo in ufficio, c’era il sindaco di Livorno Filippo Nogarin, che a sera incontra i parlamentari. L’isolamento dei dissidenti è appena cominciato.
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