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Ugo Magri per “la Stampa”
Lievitano le aspettative su ciò che farà (o non farà) Mattarella. I grillini sperano che il Presidente manovri in modo da sciogliere le Camere e da tornare in fretta alle urne. Pure Forza Italia tifa per un capitombolo di Renzi, ma chiede in quel caso al Colle di evitare nuove elezioni. Per quanto divisi negli obiettivi, gli uni e gli altri tirano la giacca del Presidente. D’intesa con la minoranza Pd, gli chiedono di vietare a Renzi la fiducia sull’«Italicum», in modo che si voti a scrutinio segreto e magari cada il governo.
Mattarella, finora, non si è prestato al gioco. Ha compreso perfettamente che di scontro politico si tratta, la legge elettorale c’entra fin lì. Per dirla con un suo vecchio amico, Castagnetti, si vota «non per l’Italicum, ma per cacciare il governo Renzi». Escluso che Mattarella voglia mettersi a capo dei congiurati.
Segue una prassi rigorosamente istituzionale, secondo cui non compete al Quirinale pronunciarsi in merito alla fiducia perché già ci sono gli organi parlamentari competenti. Il Colle osserva l’evolversi dello scontro, e da lassù non sfuggono i tentativi di mediazione in atto. Prevale al momento una fiduciosa attesa. Comunque vada a finire, sono almeno due i motivi che rendono assai improbabile una bacchettata a Renzi, come piacerebbe a Grillo e all’ex Cav.
RENZI BERLUSCONI MONTEZEMOLO AL TEATRO REGIO DI PARMA
VIVA LA TRASPARENZA
Mattarella non ha mai visto di buon occhio i «franchi tiratori». Da sempre preferisce quanti si battono alla luce del sole. Proprio lui, quando era ministro per i Rapporti col Parlamento, seguì passo passo la riforma dei regolamenti che nel 1988 limitò gli eccessi del voto segreto. Chi vuol saperne di più può leggere il suo intervento del 2011 a un seminario sul tema (reperibile nel web). Escluso che abbia cambiato idea. Se Renzi metterà la fiducia, come antidoto alle pugnalate di nascosto, il Quirinale non ci vedrà un «vulnus» alle regole; semmai - secondo il poco che filtra da quelle parti - la conseguenza di uno scontro condotto con estrema ferocia da ambedue le parti.
DEMOCRAZIA A RISCHIO
È una tesi che poco affascina Mattarella: ne convengono tutti i suoi interlocutori. In particolare sull’«Italicum» il Presidente non vede nulla che giustifichi certi toni sopra le righe. Tra l’altro (ecco un aspetto molto delicato), il suo predecessore spezzò più di una lancia a sostegno delle riforme renziane.
Ne sono testimonianza le parole durissime che Napolitano pronunciò il 16 dicembre scorso, condannando le «spregiudicate tattiche emendative» contro la legge elettorale. Ancora due settimane fa il presidente emerito ha ribadito che sull’Italicum «non si può ricominciare tutto daccapo». Dunque Renzi si è mosso con la promessa di una copertura istituzionale ai massimi livelli. Non è che adesso gli può essere levata senza ragioni eccezionalmente gravi, di cui sul Colle nessuno scorge i presupposti.
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